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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Savignoni, Luigi: Scavi della missione italiana a Phaestos 1902-1903: rapporto preliminare
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0322
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SCAVI E SCOPERTE

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come gioielli di parata ma spesso anche con altro
fine, ciò è confermato dal talismano d'oro pieno di sim-
boli, che fu trovato in un'altra tomba di questa stessa
necropoli e che è pubblicato dal Paribeni in questo
stesso volume (').

II.

Le tombe della plebe.

La necropoli preistorica di Phaestos occupava
un'area molto estesa. Oltre alla collina contenente le
tombe ora descritte, anche le pendici di tutta la ca-
tena di colli che si allineano dalla stessa parte set-
tentrionale furono messe a profitto per seppellimenti,
prestandovisi assai bene il facile taglio della roccia
cretacea. Questo risulta non solo dalle notizie di for-
tuite scoperte fatte in passato dai contadini e dai nu-
merosi frammenti di arche funebri e di vasi che si
veggono sparsi per quelle pendici e pei campi sotto-
stanti, ma ancor meglio dai lavori di scavo ivi ese-
guiti dalla Missione Italiana. Le indagini furono estese
per un tratto lungo circa tre chilometri, dal monastero
detto della Kalyviani fino all'altezza di H. Onuphrios ;
e in parecchi punti contenuti entro questi limiti si
trovarono tracce di tombe antichissime. Ma la deva-
stazione causata dal tempo e dalla mano dell'uomo è
stata così intensa e così generale che solo poche tombe
abbastanza conservate si poterono rinvenire nelle nu-
merosissime fosse di saggio praticate su quella vasta
zona di territorio. E il contenuto di queste tombe, a
differenza dalle tombe signorili di cui ci siamo dianzi
occupati, è molto povero e scarso; di guisa che noi
possiamo considerare queste come le tombe della plebe
di Phaestos.

Nella descrizione che segue i lavori ed i rinveni-
menti che, come ho detto in principio, sono dovuti
al dott. G. Gerola, sono distinti secondo i nomi delle
località investigate e le tombe sono indicate colle let-
tere e nell' ordine stesso in cui si trovano nella sua
relazione provvisoria.

Contrada « Liliana ».

Questa contrada, nella quale si aprirono tutt'all'in-
torno più di trecento fosse di saggio e si scopersero

otto tombe non violate, « è un complesso di colline
(adopero le parole stesse del Gerola) arrampicate in
direzione da sud a nord sul pendio meridionale della
più volte rammentata catena di monti, e separate fra
loro da tenui corsi d'acqua che. scendendo dalla ca-
tena stessa, danno luogo a delle piccole valli (v. l'an-
nesso schizzo topografico fig. 99).

« Le tombe scoperte sono distribuite tutte nella
parte più meridionale di una di tali file di colline,
là dove essa accenna già a perdersi nella pianura. Sol-
tanto le due incavate nella roccia si trovano nel ver-
sante orientale del colle ; le altre sei invece, sempli-

(i) Vedi figg. 35 e 36.

Fig. 98. — Tomba A. Schizzo della pianta.

cernente scavate nel suolo, sono sparse ai suoi piedi,
verso levante e mezzogiorno ».

Tomba A.

« La prima, A, è pure una delle solite tombe a
tholos, completamente lavorata nella roccia cretacea
di cui tutto il colle è costituito e che offre massima
facilità al taglio (v. pianta, fig. 98). Fu trovata
pressoché ripiena di terra e di pezzi di roccia stacca-
tisi dalla volta; e lo scavo si presentò alquanto ma-
lagevole appunto per la difficoltà di distinguere la te-
nera roccia originale dal materiale di riempimento.
A tale che del dromos tornò impossibile rilevare le
precise dimensioni, se pure è certo che un corridoio
scavato nelle pareti del colle in direzione da est ad
ovest, ed il cui livello era più alto che non quello
della cella, menava all' imboccatura di questa, artifi-
cialmente chiusa da un muro di semplici sassi. Anche
nel thalamos il parziale scrostamento della roccia non
permise di riconoscere con esattezza la forma primi-
tiva, e di giudicare se la cavità sia tutta quanta ar-
tificialmente scavata dall'uomo o non piuttosto una
grotta naturale da questo poi adattata. Tuttavia nelle
 
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