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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Paribeni, Roberto: Ricerche nel sepolcreto di Haghia Triada presso Phaestos
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0384
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RICERCHE NEL SEPOLCRETO DI HAGHIA TRIADA

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profilo sono date solo due gambe e agli uccelli una,
immaginandosi l'altra coperta interamente dalla prima,
ha fatto in modo, che ambedue i piedi posteriori fos-
sero visibili da questa parte, collocandoli uno sull'altro.

Il corpo non è disteso, ma raccorciato e con la co-
lonna vertebrale piegata ad arco, come nei leoncini in
oro della collana, e così pure come nei leoncini la coda
è segnata da una debole lista a rilievo, ripiegata sulla
coscia destra. Su di essa è una fila di piccoli incavi
quadrati, che dovevano servire all' intarsio di una specie
di smalto bianco, che in due punti è conservato.

Fio. 45. — La stessa vista dall'alto. 1:2

Tale intarsio si estende poi sul dorso, arrivando
sino alla testa, e all'altezza del collo è tagliato in
croce da un'altra fila di incavi simile. Nel mezzo del
groppone esiste un grande incavo cilindrico (fig. 45)
destinato a servire o come recipiente, o assai più pro-
babilmente come foro d'inserzione per una colonnina o
per un altro oggetto che lo sfinge dovesse sostenere (').

Tale è questa singolare figura, per la quale ho va-
namente cercato un riscontro. Qualche somiglianza mi
è stato dato di trovare, ma sempre parziale. La testa
per esempio può ravvicinarsi molto a quella dello
strano busto frigio scolpito nella roccia del monte
Sipilo, ora al British Museum (2). Per la tecnica poi,
per la materia e per l'uso dell'oggetto si ha un sor-
prendente riscontro in una statuina caldea di toro a

(') Tale ufficio è dato non di rado a leoni e a sfingi, se
non nell'arte micenea, al cui genio libero e naturalistico erano
contrarie le posizioni costrette e schematiche, almeno nelle
arti dell'antichissimo Oriente (cfr. Evans, Tree and Pillar Cult,
pp. 54, 64; Perrot Chipiez, Hist.de l'Art, II, p 224 scg.) una
cui lontana reminiscenza sono forse i leoni posti alle porte delle
nostre chiese medievali, a qualcuno dei quali (stranissimo a
dirsi), il nostro sfinge sembrerebbe ravvicinarsi.

(2) Perrot Chipiez, /list, de l'Art, V, p. 71.

testa umana pubblicata dall'Heuzey ('). Anche questa
è di steatite, di non grandi dimensioni, ha sul grop-
pone un incavo cilindrico, ed è ornata da intarsii (2).
Ma stilisticamente la figurina non ha che fare con la
nostra. Mi sembra di dover ritenere, che l'oggetto
è di lavoro indigeno e non importato, che deriva
dall'arte egizia, e non ostante la statuina caldea,
non per il tramite delle civiltà orientali; attraverso
le quali il tipo della sfinge giunse all'arte micenea.
Come ò noto, il mostro che col corpo leonino, e col
capo umano era il miglior simbolo della forza unita
all' intelligenza, nacque maschio in Egitto, dove fu
assunto a rappresentare il re (3). Passando nei paesi
dell' Eufrate e del Tigri, cambiò sesso, e prese le ali,
e sotto questa forma femminile alata appare abitual-
mente la sfinge micenea. Il nostro sfinge è aptero, e
dalla robustezza dei tratti del viso, mi pare sicura-
mente debba ritenersi maschio, sebbene non abbia la
barba propria del costume egizio. Questa derivazione
diretta dal prototipo egizio senza tramite assiro può
spiegarsi per la grande vicinanza del litorale festio
alle sponde egizie, e forse anche per una maggiore
antichità di questo oggetto a confronto delle altre
sfingi micenee note. Se però nel tipo è una deriva-
zione o una imitazione dall'arte egizia, se nella
tecnica e nella destinazione si avvicina tanto a un
oggetto caldeo, pure non manca di viva originalità,
e risente di quelle doti che si considerano come pro-
prie dell'arte micenea, studio cioè e ricerca del vero,
e libertà di atteggiamento. È una vera traduzione
libera, assai corrispondente all' indole dell'arte, in cui
il tipo straniero veniva ad introdursi. Così è soppresso
il klaft egizio che scende quadro sulla fronte, e si ri-
piega sui lati, ed è soppressa la barba, perchè e l'uno
e l'altra non corrispondevano al costume del paese
nel tempo in cui l'oggetto fu fabbricato. E all'atteg-
giamento rigido, ieratico degli sfingi egizi dallo snello
corpo leonino nobilmente disteso in tutta la sua lun-

(i) Mori. Piot, VI, p. 115, tav. XI.

(2J Per l'intarsio anzi occorre non perder di vista l'impor-
tanza che esso sembra aver avuto nell'arte caldea, importanza
rilevata dall'Heuzey stesso in un altro scritto: La sculpture à
incrustations dans Vantiquité chaldéenne in Sirena Helbigiana,
p. 132.

(3) Rarissimo è il caso di trovare una sfinge femmina che
rappresenti la regina (cfr. Barracco, Gollection, p. 13, tav. VII).
 
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