Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

DOI Artikel:
Orsi, Paolo: Camarina: campagne archeologiche del 1899 e 1903
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0393

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
769

camarina

770

Avanzi di Tripode-Lebete in bronzo.

I due bronzi camarinesi, sommariamente descritti
e meschinamente riprodotti in G pp. 56 e 57, essendo
stati dopo lunghe trattative e ad alto prezzo assicurati
al Museo, è diventata al tutto in sufficiente la mia pre-
cedente nota; ond'è che io ne riprendo la descrizione
ed illustrazione, corredandola era delle eccellenti ripro-
duzioni che veggonsi alla tav. XLVI.

Figura muliebre arcaica, vestita del costume ionico,
comune nel VI sec, e cioè di un chitone senza ma-
niche serrato alla vita e formante attorno alle gambe
a cui aderisce, una massa di pieghe oblique, raccolte
nel davanti in una falda o lista piatta, prominente
fra le gambe stesse; alla vita esso è stretto e soste-
nuto da una cintola invisibile coperta dai brevi rim-
bocchi (xóXnog) della parte superiore. Al di sopra del
chitone è gettato l'himation, non disteso e sviluppato
cosi da coprire il corpo, ma raccolto a mo' di scialle
in due masse, simmetricamente pendenti coi margini
seghettati lungo le spalle, mentre si suppone che sul
di dietro coprisse il dorso ('). La testa ovale, dalle
fattezze forti e pronunziate, coll'ampio e prominente
occhio a mandorla, senza indicazione di pupilla, ha
la fronte incorniciata da brevi liste di capelli a trina,
sui quali è impostato il diadema quadrigliato, o ste-
fàne, a quel che pare decorato di meandri a punta,
ora appena riconoscibili, come in parecchie statue del-
l'Acropoli. La figura non aveva una gamba in riposo
ed una in azione, nè era rappresentata in lieve incesso,
ma invece piantata rigida sulle due gambe verticali,
anzi solidamente eretta sui due piedi posati di piatto
su angusta base. Le braccia nude ben modellate si
direbbero sollevate nello schema di adorazione, se non
che invece esse sorreggevano sulle mani aperte, oblique,

(') Quanto alla foggia del vestito, senza perdermi in lunghe
discussioni, mi attengo ai recentissimi risultati del Lechat, nel
suo rinnovato e finissimo studio sulle statue dell'Acropoli (Au
Musée de VAcropole d'Athènes, Paris, 1903, p. 150 segg.). In
confronto dei suoi precedenti studi nel BCfl. e nella RA. l'A. ha
trovato di dover notevolmento semplificare il costume ionico
arcaico, sopprimendo addirittura, p. e., il /uaifìaxog, che a tutta
prima sembrerebbe essere il corsaletto o busto rigido (fusta-
nella) che copre il torace (op. cit., p. 159); soppressione che
a qualche archeologo, ed anche a me, non pare al tutto per-
suasiva, non potendo spiegare senza di esso il complicato ve-
stito di alcune statue.

ed eccessivamente lunghe l'ornato che quasi incoronava
la figura, cioè una specie di capitello ionico, colle due
ampie volute a giorno, dal cui nascimento spicca una
palmetta socchiusa, a cinque foglie, appoggiata ad una
fascia con doppio bastoncino terminale a funicella.

La figura non è lavorata a tutto tondo, ma, meno
le avambraccia, a mezzo tondo, destinata siccome era
a non esser vista dal rovescio; la fusione in pieno
raggiunge uno spessore medio delle pareti di mm. 5,
e formava nel rovescio una cavità, rispondente all'asse
della figura; dal centro della testa si spicca nel ro-
vescio un robusto perno cilindrico 1. mm. 80, orizzon-
tale, e finiente in un bullettone discoidale, con tracce
di saldatura ad un altro corpo, verosimilmente ad una
parete metallica.

La figura alta è slanciata, dalle fattezze forti e
maschie che rispecchiano le forme dell'arte ionica, non
appare impacciata nella pesante veste che a fitte pieghe
le avvolge le gambe, ma adempie disinvolta e senza
apparente fatica all'ufficio di quasi cariatide; il suo
corpo nelle parti nude o che si intravedono sotto il
vestito è ben modellato, e se un difetto vi ha, consiste
nell'eccessiva magrezza delle anche, delle coscie e del
ventre, non rispondenti alla carnosità abbondante del
volto, difetto anatomico che si riscontra del resto in
parecchie delle statue dell'Acropoli dell'arcaismo pro-
gredito (!), colle quali cronologicamente ed in parte
anche stilisticamente si rannoda il bronzo camarinese.

Il quale porta ovunque, ma sopratutto nei piedi e
nella base, tracce di una lenta ma intensa azione di
fuoco. L' epidermide della statua è di colore cinereo cupo,
quasi nerastro, con chiazzature verdi; le quali sono più
vive dove l'azione alta del calore ha sollevata e squar-
ciata la pellicola, che in più parti, ma sopratutto sulle
braccia e sul panneggio sembra formare come una in-
camiciatura al bronzo. La basetta poi ha sofferto addi-
rittura un principio di rifusione, perocché il bronzo

(J) Questo difetto, questa sproporzione di anatomia e di
modellato, anzi di costruzione, fra la parte superiore del corpo
(testa, spalle) e la inferiore (anche, ventre, gambe esili) non mi
pare sia stata doverosamente rilevata da Lechat nel suo eccel-
lente studio, nè dagli altri, che sotto tanti aspetti hanno stu-
diate le statue dell'Acropoli. Sarebbe essa, per avventura, da
attribuire alla diversità del tipo verginale dei grappi più antichi,
in confronto del tipo matronale maturo dei più recenti, a cui
allude una fine osservazione del Perrot {Histoire de l'art, voi. Vili,
p. 590) ? Non è qui il luogo di discuterlo.
 
Annotationen