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771

CAMARINA

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rammollondosi ha fatto perdere alla figura la sua rigi-
dità statica, la sua ponderazione, spostandone l'asse,
torcendola leggermente, ed imprimendo, per cedimento,
una inclinazione della figura sul lato destro, nonché
un raggrinzamento, una corrugazione ai lembi inferiori
del chitone. È dunque evidente che la parte più esposta
al fuoco, forse anche in diretto contatto con esso, fu
la base, mentre alla parte superiore arrivavano solo
le irradiazione torride. Ho esaminato, se il cavo della
basetta e della figura presentasse tracce di piombo,
che vi sarebbe stato colato, scomparendo poi per in-
toro a contatto del fuoco; avanzi della massa o so-
stanza plumbea non esistono più, ma soltanto una du-
rissima patina rugosa, di color plumbeo, che sembrami
residuo della colatura.

Dal punto di vista tecnico faccio le seguenti os-
servazioni: atteso lo spessore delle pareti il bronzo è
alquanto pesante (kg. 2,080), ed è naturale questa
nota di arcaismo, perchè siamo ancora lontani dal
IV secolo, nel quale sottigliezza di fusione e legge-
rezza materiale ammirabilmente si accoppiano ('). La
nostra non è poi una fusione in pieno, massiccia; at-
tese le sue dimensioni, il carattere misto di rilievo
e statua, il cavo del rovescio, noi abbiamo qui un
processo intermedio tra la fusione in pieno e quella
in cavo; se per lo Studniczka la fusione in cavo sarebbe
stata introdotta nel Peloponneso verso il 500, il Purt-
waengler ha più tardi creduto di dover elevare di
circa mezzo secolo tale data (2) ; nel caso nostro il
processo usato è adunque quello del tempo in cui venne
approntato il monumento. Il bulino è stato solo ado-
perato nel diadema e nella piega centrale del chitone ;
essendo felicemente riuscita la fusione, non vi fu bi-
sogno di caelaiura; il che dimostra, fatta ragione del
tempo, la valentia dell'artista.

Avancorpo di ariete, in atto di lanciarsi avanti,
col corpo asciutto, quasi magro, le gambe esili, ca-
ratteristica delle rappresentazioni animali arcaiche, e
la testa di grande naturalismo, riprodotta con tanta
fedeltà nell'insieme, con tanta minuzia nei particolari,

(') Friederichs, Kleinere Kunst und. Industrie im Alter-
thum,y. 12; Milani, Museo Italiano ecc. (voi. Ili, 1890), p. 752.
Per la tecnica dei bronzi di questo periodo veggansi le belle
osservazioni del Perrot, Histoire de Tari., Vili, p. 175 segg.).

(2) Studniczka, Roemische Mittheil., 1887, p. 107; Furt-
waengler, Neue Denkmaeter antiker Kunst, pp. 112-115.

da presentarci un vero capolavoro della fusoria antica.
Il muso nudo colle grinze supernasali e gli occhi bul-
bosi ben definiti in ogni loro parte (bulbo globare colla
cornea indicata a punta, ciglia e sopraciglia a tratti
obbliqui, canale lacrimale che si parte dall'angolo
interno dell'occhio), è incorniciato in alto da una qua-
druplice serie di ciocche ricciute, indicate a piccoli
coni spirali plastici, in basso da una gorgiera ad una
sola linea. Le poderose corna a spira hanno indicati
con incisioni i vari anelli di sviluppo, e dal loro centro
spicca diritta e tesa l'orecchia. Non sono indicati i
dettagli del pellame sul resto del corpo, ma è esat-
tamente modellato lo zoccolo fesso delle estremità. Dalla
regione occipitale si stacca un robusto perno cilindrico,
spezzato, il quale, nulla avendo che vedere, anatomi-
camente, colla figura, serviva di puntello o di sostegno
a qualche cosa. La fusione è stata condotta in modo
analogo a quella della imagine muliebre; massiccia
è la testa dell'ariete, il collo ha pareti molto spesse,
meno il torace (imi. 4). Anche l'ariete è stato a con-
tatto del fuoco, ma fu danneggiato meno da questo che
da urti violenti. Il calore elevato ha dato alla figura gli
stessi toni di patina di quella muliebre; in alcune
parti, essendo l'ariete caduto sulla massa di ceneri e
di sabbie ardenti, egli assunse una incrostazione gra-
nulosa e grumosa, di sotto alla quale salta fuori a
tratti l'epidermide sana della figura. Ma da questo
bagno ad altissima temperatura ne venne un rammol-
limento della massa metallica, di guisa che per urti
successivi (caduta dall'alto, o caduta su di un corpo
duro) si scavezzò alla base il corno sinistro, e sul fianco
sinistro del torace si presenta una profonda ammacca-
tura con lacerazione. Il cavo deve essere stato anche
qui riempito di piombo, che colò e scomparve, lasciando
traccia sulle pareti interne in una tinta cinerognola.
Dna gamba o perno di ferro rinvenuta nel torace del-
l'animale non so se formasse l'anima della impiomba-
tura, per far aderire la figura ad una parete, o se la
sua presenza si debba a mero caso. La sezione è netta,
quindi originale, nè dovuta a frattura. Lunghezza mas-
sima fra le verticali mm. 135; peso complessivo
kg. 1,480.

L'ariete di Camarina non è isolato, ma si riattacca
con una categoria di teste animali, per lo più grifoni
o leoni, di rado arieti, laminati ed imbullettati nel pe-
riodo più arcaico, fusi e saldati in quello posteriore,
 
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