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CAM ARINA

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ivftftog, sorto in quel punto elevato; ma la costrut-
tiva leggera e debole del muro, nonché i risultati
del terreno interno riuscirono sfavorevoli a tale inter-
pretazione. Neil' interno infatti condussi parecchie
trincee a grandissima prof., quasi sino a 5 m. e
mi imbattei solo in banchi di sabbia vergine ed in
roccia ; una piccola quantità dj carbone uscì dal centro,
ma non ossa cremate o cocci.

D'altro canto, sempre attesa la debolezza del
muro e la poca penetrazione delle fondamenta nel
suolo, non doveva essere codesta una torre di molta
robustezza e di grande elevazione; un letto di mi-
nuti detriti, spesso mezzo m., riconosciuto nell' interno
di essa, denota che fu smontata in data non molto
da noi lontana, per trarne la pietra, ricercatissima a
Camarina. La sua elevazione non doveva superare i
cinque, al più i sei m., e la mancanza di qualunque
apertura nella periferia induce a credere si accedesse
ad essa per un' alta fenestra e mercè una scala amo-
vibile, caratteristica questa di molte torri isolate, o spe-
dile, riconosciute in vari punti della Grecia (').

Per tali considerazioni adunque io sono di avviso
che la costruzione circolare di Passo Marinaro fosse
una specola o torre di vedetta isolata ed avanzata,
fuori della linea muraria della città, eretta per meglio
vigilare a distanza tutta la regione ondulata a mezzo-
giorno della città, sulla quale dagli spalti di Cama-
rina non poteva stendersi con sicurezza e comodità
lo sguardo.

IV.

Materiale frammentario e sporadico
nel soprassuolo
della necropoli di Passo Marinaro.

È sorprendente la quantità di materiale ceramico
rinvenuto nel soprassuolo della necropoli di Passo
Marinaro, e sebbene il fatto si ripeta in tutte le ne-
cropoli greche arcaiche e del V sec, conviene cer-
carne una spiegazione. Una parte del suolo esplorato

è coperta di bosco, che mai, tranne forse in antico,
venne messo a coltura; il resto fu trasformato, da
poco più di un quinquennio, in vigne, poi distrutte
dalla siccità e dai conigli; e gli impianti vengono
ora ripresi. Ma per le fossette dei maglioli non si scen-
deva, a dir molto, oltre il mezzo m., mentre la pro-
fondità delle tombe varia da ra. 1 a 2,50. Non è
dunque il caso di dire che la frammentazione e di-
spersione di cedesto materiale ceramico, dipenda dai
lavori agricoli, che solo in casi eccezionalissimi por-
tarono alla scoperta di sepolcri; come in minima
parte essa è dovuta a scavi clandestini e saccheggi.
Infatto le circa 525 tombe da me scavate a Passo
Marinaro vennero trovate tutte intatte.

Sta invece il fatto che se il contenuto dei sepolcri
era generalmente povero, molto vasellame veniva di-
stribuito in antico attorno e sopra di essi, e molto
ancora veniva sparso nel soprassuolo della necropoli,
per le cerimonie che si compievano al momento delle
singole inumazioni, o nelle ricorrenze annuali dei
defunti. Di questa pietosa pagina della vita reli-
giosa greca non è mestieri che io qui mi intrattenga,
essendo noto come libazioni, Gnovdaì, di vino e di
acque lustrali, %oai di olio e miele, banchetti funebri
TtsqCdeiTtva, sacrifici, vaiai, decorazioni di cippi e
stelai con ghirlande, fiori e lekytoi ripiene di olii
odorosi, costituissero una pratica ordinaria nella reli-
gione dei defunti ('). Così, e non altrimenti, io spiego
la presenza, oltre che di infiniti rottami di piccolo
vasellame, di quelli dei crateri e delle kelebai che,
dopo il rito, si infrangevano, spargendone ovunque i
frammenti, senza contare che quelli migliori e più
appariscenti che stavano alla superfice, poterono esser
raccolti, dopo l'abbandono della necropoli, dai più
tardi Camarinesi, che nell'area della necropoli del
V e IV sec. aprirono qualche eccezionale e saltuario
sepolcro del III.

Premesse queste considerazioni generali, eccoci
alla rassegna statistica del materiale ceramico; ras-
segna, che se non comprende pezzi pregevoli, non riu-
scirà per ciò meno utile alla miglior conoscenza della

(') Le Bas, Voyage archèol. en Orice et en Asie Mineure
(ed. Reinach) Arch. tav. II; Sittl, Sulle costr. antiche dette
Tsi/Vr Tiigyoi, turres, speculae (Rivista di Storia antica di
G. Tropea, a. II, p. 65 sgg.).

(') E. Rohde, Seelencult und Unsterblichkeitsglaube bei
den Griechen, p. 213, nota 4, pp. 218-220 ecc; Pottier, Lécythcs
blancs attiques, p. 51 segg.; Pfulil, Der archaischer Fried-
hof am Stadtberge von Thera (Athen. Mitth., 1903, pp. 264-
281).
 
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