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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0381

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749

MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

750

stante giacendo esse entro e non fuori le mura » ser-
viane » confermano la seriorità di queste ultime alla
prima fase della età del ferro cui quelle appartengono.

Le notizie storiche sulla invasione dei Galli nel
390 a. C. ci permettono di fare un'altro passo verso
la soluzione del problema che ci preoccupa.

Già il fatto che all' approssimarsi dei barbari si
ritenne opportuno di guarnire, con tutto l'esercito di-
sponibile la linea di difesa dell'Allia, lascia supporre
che Roma non fosse cinta dalle opere formidabili di
difesa che si attribuiscono a Servio ; poiché se queste
fossero allora esistite era troppo ovvia la convenienza
di ridurre il corpo operante sulle linee avanzate di
difesa, per lasciare in Roma una guarnigione suffi-
ciente alla difesa delle sue fortificazioni ed a proteg-
gere le forze avanzate sull'Allia in una eventuale
loro ritirata sulla città che nell' istesso tempo era la
loro base di operazione.

Avvenuta la sconfitta dell'Allia coi manipoli re-
stati e coi cittadini validi sarebbe stato ancora pos-
sibile resistere dietro il baluardo serviano tanto quanto
era necessario ad attendere i rinforzi, o almeno a pro-
vocare migliori patti per la resa o per la pace. Si
provvide invero in tal frangente alla nomina del dit-
tatore, si posero a tempo in salvo le cose più sacre,
si intavolarono dopo le trattative, il che prova che
la confusione non fu poi eccessiva in Roma in tal
frangente; ma sulla linea della fortificazione serviana
non vi fu il minimo tentativo di difesa e solo sembra
che un puguo d'uomini si asserragliasse nell'Arce ca-
pitolina e quivi tentasse di resistere. Questi dati
lasciano supporre che nel 390 a. C. le colossali opere
di difesa che si attribuiscono a Servio non esistessero
ancora, giacché verso la metà del III0 secolo, quando
effettivamente erano compiute furono più che suffi-
cienti a togliere ad Annibale ogni velleità di prendere
Roma di viva forza ; e certo l'esercito cartaginese per
organizzazione ed armamento doveva essere di molto
superiore alle barbare orde galliche, o per lo meno
più in grado di intraprendere i regolari lavori di
assedio resi necessarii da così poderose fortificazioni.

Del resto è inutile insistere su tali deduzioni dal
momento che l'esame dei monumenti fornisce dei dati
cronologici assolutamente evidenti.

Sul Quirinale, di fronte alla chiesa di S. Caterina,
nel!abbassare il livello del terreno per aprire l'attuale

via Nazionale, si scoprì un tratto delle mura serviane
presso la porta Fontinale, e si osservò che in un punto
queste mura erano fondate innanzi ad una tomba a
camera incavata nella roccia (sep. CLXX) il cui in-
gresso fu guastato o almeno bloccato nel costruirle (').

È evidente l'antichità maggiore di quel sepolcro
in confronto colla fortificazione; ora quella tomba
riempita di terre e guasta nella sua parte superiore,
inferiormente era intatta e conteneva molto mate-
riale di corredo, vasi etrusco-campani cioè amie ana-
loghe a quelle dei puticoli esquilini, ed altri oggetti
di uso funebre non anteriori al secolo IV a. C. (2) ; il
sovrapposto tratto delle mura « serviane » è adunque
posteriore a cotesta data. Si potrebbe invero obbiet-
tare che la tomba a camera potè scavarsi in età assai
più antica di quella manifestata dagli ultimi seppel-
limenti ivi avvenuti; ma di quelli non esiste traccia
ed inoltre è evidente che in nessun modo si sarebbe
potuto permettere che ivi si eseguissero delle depo-
sizioni dopo la costruzione del muro di cinta che ne
bloccava l'ingresso, richiedendo l'uso del sepolcro dello
spazio vuoto, che avrebbe costituito una minaccia
continua per le sovovrapposte mura alla costruzione
delle quali del resto molto probabilmente corrisponde
lo sfasciamento della volta osservato negli scavi e
e destinato a tramutare in terrapieno compatto la
cavità ivi esistente a contatto colla faccia interna
del muro (3).

Se adunque si seppellì in quella grotta nel se-
colo IV, ciò prova che allora il muro « serviano »
ancora non esisteva; quel tratto di cinta pertanto non
può essere in alcun modo anteriore a quella data.

Si potrebbe avanzare un ultimo dubbio ed è che
proprio quel tratto di muro si debba ad un rifaci-
mento tardo della cinta, eseguito secondo un piano al-
quanto diverso dall'antico. Di un tale spostamento e
perfino di restauri non si nota invero ivi alcuna traccia,
perchè la struttura del muro è perfettamente ana-

(') Cfr. tav. XXV e Lanciani, Forma Urbis, tav. XXII.

(2) Vedi pag. 200, sep. CLXX.

(3) Dico probabilmente, poiché i dati di scavo che ho po-
tuto esaminare, le relazioni pubblicate dal Lanciarli cioè e quelle
inedite dell'ispettore della Comm. arch. comunale, non escludono
completamente la possibilità che in quel punto il piede delle
mura « serviane » fosse impostato ad un livello alquanto supe-
riore alla bocca od ingresso di quel sepolcro a camera. Que«
st'ultima ipotesi peraltro è improbabilissima.
 
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