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561

IL RILIEVO GLADIATORIO DI CH1ETI

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Niger deve essere stato ritratto nel momento in cui
chiede la missio: Quindi, se non m'inganno, anche in
questo atteggiamento talvolta, forse an-
che per particolari ragioni a noi ignote, i
gladiatori vinti potevano domandare la
grazia della vita. Se così è, devesi per analogia
pensare che anche il trace con le mani giunte al dorso,
del rilievo teatino, implori la missio e che suo vin-
citore sia l'oplomaco alla sua sinistra, il quale appunto
attende la decisione daìl'editor, verso il quale guarda.
Conosceremmo così un nuovo modo di domandare la
grazia della vita, il quale però risponde perfettamente
alle norme che dovevano seguire i gladiatori, i quali
facevano tale domanda, cioè di porsi in condi-
zione di non nuocere all'avversario (vedi
pag. 549, n. 3).

Terzo gladiatore della lastra C - 16 - è un trace
che corre verso destra volgendo iudietro il capo con
una torsione del collo inverosimile: il braccio destro
è piegato in avanti ; con la mano destra stringe una
spada, spezzata nel rilievo ; la pelta rotonda è caduta
a terra e nasconde il piede sinistro del gladiatore.
Forse egli, privo ormai della protezione dello scudo,
fugge il colpo mortale che gli infliggerà l'oplomaco,
il quale è alle sue spalle. Doveva essere permesso
dalle norme schermistiche dei gladiatori un colpo a
fuggire. Due lucerne del Museo delle Terme, assai
rozze, una delle quali vedesi riprodotta nella tav. VI, 5,
hanno una così fatta rappresentanza : un trace fugge a
destra, mentre un oplomaco evidentemente ferico, lascia
cadere la spada, e alza la mano destra in atto di
chiedere la missio ; il trace quindi, fingendo di ce-
dere terreno, ha colpito di sorpresa l'avversario, che
forse troppo fiducioso incalzava, scoprendo la parte
del corpo, alla quale il trace attento ha diretto il
colpo. Ma questo non può essere il caso del trace
- 16 - del nostro rilievo, giacché questo è senza
scudo. Ha egli allora chiesta la missio che gli è
stata negata, e cerca indarno scampo con la fuga?
0 piuttosto sentendosi troppo inferiore all'avversario
che la sorte gli ha dato (') è stato colto da pànico? (2)

(') Cfr. Daremburg et Saglio, Dictionnaire des anliquités,
Un, p. 1591 e nota 17.

(a) Non era rarissimo il caso che qualche gladiatore fosse
vinto dalla paura; per ciò vi erano nell'arena i lorarii che
con anni a punta, con verghe o anche con ferri roventi inci-

Nella Casa del Centenario, a Pompei, ad una parete
vedesi un gladiatore fuggente inseguito da un altro e
presso queste figure la iscrizione: Officiosus fugit
Vili idus Nov. Drvso Caesare M. Iunio Silano cos.
(15 d. Cr.) ('). L'avversario del gladiatore ora descritto
è il gladiatore - 18 -, che incalza il fuggente, con la
gamba sinistra piegata e la destra distesa (2) ; la
mano destra (il braccio destro è assai frammentato) è
aderente al ventre e armata di spada, ch'è spezzata nella
pietra: anche del grande scudo manca la parte infe-
riore, perduto per la grande frattura che divide in
due parti, orizzontalmente, tutta la lastra.

Questo oplomaco è fra due figure virili inermi - 17
e 19 - scolpite in rilievo assai basso; sono vestite di
semplice tunica co;i corta manica. Il primo - 17 - più
a destra, dai lineamenti molto grossolani, col braccio
destro piegato, guarda a sinistra, ma cammina svelto
verso il trace, fuggente, di cui ora abbiamo parlato.
L'altro - 19 - diritto e fermo, dai capelli corti e crespi,
dal volto asciutto e severo, guarda a destra e appunto
alla parte, verso la quale si dirige il primo. In co-
storo noi possiamo riconoscere due uomini apparte-
nenti a quella categoria di persone, che disimpegna-
vano i vari servizi dell'arena e che per questo porta-
vano il nome di harenarii I quali spargevano
arena pulita dove erano macchie di sangue, armavano
e abbigliavano i gladiatori per la pugna (4), porta-
vano via i feriti e finivano i gladiatori, che, feriti
mortalmente, davano ancora segni di vita; infine sep-
pellivano i morti (5). Alla categoria degli harenarii
appartenevano pure i lorarii, di cui ho parlato più

tavano i timorosi o gli imbelli (Senec, epist., 8, 5; Quintil.,
Declam., 91 ; Tertull., spect., 21). E la folla degli spettatori dal
suo canto incitava quei lorarii a compiere energicamente il
loro dovere con le note espresioni: Iugula, verbera, ure! (Se-
nec, de ira, 1, 2, 5)

(') Mau, Pompeji in Lebcn und Kunst, 1908, p. 228 ; C. I. L.,
IV, 5214.

(2) La gamba destra è quasi interamente mancante; ma
le tracce conservate sulla pietra, ci fanno conoscere chiara-
mente la sua direzione.

(3) Un'iscrizione ci informa che di costoro esistevano pure

collegi funeraticì (C. I. L. XI, 862: ..... colleg(ium) harem-

riorum).

(*) Nel rilievo gladiatorio marmoreo di Pompei (ved. tav. IV)
vediamo non pochi di questi servi dell'arena vestire ed armare
i gladiatori, per es. i gladiatori della quarta copia (cfr. Meier,
op cit., p. 39).

(■) Senec, epist., 117, 30; Plin., nat. kilt., 37, 45; Quin-
til., declam., 9, 6; Tertull., apol, 15.
 
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