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LA NECROPOLI PUNICA DI PREDIO IBBA ECC.

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città, anche perchè questa, giacendo nel luogo stesso
dove essa si svolse nelle epoche successive, ebbe gli
avanzi via via sopraffatti o dispersi per le costruzioni
delle età seguenti.

Non sappiamo se la città punica occupasse la vetta
dell'erta collina dell'attuale Castello, o so si stendesse
sulle sue pendici meridionali, dov'è l'attuale quartiere
della Marina, sul declivio degradante tra il colle ed
il mare; oppure se invece, supponendo che l'antico
porto fosse specialmente formato da una foce più larga
e più navigabile del canale che oggi sbocca alla Scaffa
dai vasti acquitrini dello stagno, si debba ritenere
che l'abitato punico fosse più adiacente a questo e si
svolgesse nel tratto di piano che si stende ad occi-
dente del colle dell'Ospedale, di quello ora dominato
dalle ville Pernis e Congiu, del monte della Pace e
dalla lunga costiera del colle di Tuvixeddu, che rac-
chiude la necropoli cartaginese. Secondo l'opinione del
Lamarmora si porterebbe anche più lontano di qui la
città cartaginese, verso S.ta Gilla, lungo lo stagno,
ammettendo che questo fosse il porto cartaginese (').
Ma, come osservai innanzi, ogni ipotesi sulla ubica-
zione della città punica, come del porto, ha scarso
fondamento; solo la presenza delle grandi cisterne,
ritenute puniche, intorno all'Antiteatro, dietro al colle
dell'Ospedale, al monte della Pace, fa supporre che
non lungi di lì, nelle pendici occidentali e meridionali
delle accennate colline, degradanti dal maggiore colle
caralitano, in mirabile posizione al meriggio, al riparo
del vento ed in faccia al mare, avesse sede la città
punica (vedi la pianta a rìg. 3).

Anche i pochi elementi monumentali rinvenuti,
quali le due stingi scoperte all'Orto botanico e quelle
del giardino Oadeddu, poco lontano di lì, fanno pensare
che poco lungi da questo luogo vi fosse un tempio
dedicato ad una divinità egiziana, tempio che anche
dai caratteri stilistici delle sfingi stesse possiamo rife-
rire sicuramente all'età cartaginese (2).

Certo che la città cartaginese non doveva trovarsi
lontana dalle necropoli, e queste, segnate perfettamente

(') Lamarmora, op. cit., p. 354.

(3) Sulle sfingi del Museo di Cagliari, ved. Spano, Sco-
perte di antichità, avvenute in Sardegna nel 1874, p. 8. Anche
significativa è la quantità abbastanza grande di frammenti di
stoviglie puniche e di monete cartaginesi che si trovano nei
dintorni dell'Orto Botanico.

dai sepolcreti di Bonaria ad Oriente del colle di Ca-
stello e dalla collina di Tuvixeddu, ad occidente di
essa, indicano a mio credere i termini entro i quali
doveva contenersi l'abitato di Calaris cartaginese.

Più ampie sono le notizie che noi abbiamo sulle
necropoli puniche caralitane, le quali si racchiudono
in due gruppi, noti comunemente con l'indicazione di
occidentale ed orientale.

Di questi due gruppi di sepolcreti, meno vasto è
quello orientale, che si trova nel colle di Bonaria, il
quale si aderge sul mare, a breve distanza dalla città,
accosto alla sponda del mare e dove ancora oggi è la
necropoli dell'attuale Cagliari, che ereditò le sedi dei
cimiteri cartaginesi, a cui succedettero quelli di età
romana ed i sepolcreti cristiani. La piccola necropoli
orientale fu messa a soqquadro dalle tombe a camera
dell'età romana, ma non dovette avere l'importanza
e la vastità dell'altro gruppo di necropoli; le scoperte
occasionali ricordate sono poche; pochissime quelle che
furono seguite con qualche diligenza e di cui il mate-
riale potè essere veduto da studiosi e conservato (').

Assai più vasta ed importante è la necropoli occi-
dentale che si estende ad occidente del Castello ed
occupa tutto il versante occidentale del monte della
Pace e della sua continuazione sul colle detto Tuvi-
xeddu (vedi carta, tìg. 1), del quale occupa anche un
tratto del versante settentrionale (2). La maggior parte
di queste tombe fu violata sino da età antica e spe-
cialmente da coloro che aprirono in questo colle i
vari canali di condutture d'acqua e le necropoli ro-
mane, a cui tennero dietro i colombari e le tombe
cristiane; magli scavi fatti con qualche intento archeo-
logico, e che non furono privi di risultato, sono abba-
stanza numerosi, perchè possiamo farci un'idea som-
maria sulla disposizione di queste necropoli. Pare di
poter asserire oggi, che le tombe più profonde, più
ricche e probabilmente anche più antiche, si avessero
nelle parti più meridionali di questa dorsale collinosa,

(:) Tra queste poche scoperte è quella ricordata dallo Spano,
avvenuta nel 1870, Scoperte arch., p. 18, avvenuta mentre si
spianava il piazzale di Bonaria, e di cui una parte di suppel-
lettile fu conservata dal sig. Nissardi, Ispettore del Museo.

(a) Sulla necropoli occidentale vedi Pais, op. cit, pp. 78, 79,
n. 4 ; Spano, Bull. arch. sardo, II, p. 53 sg. ; Crespi, Bull,
arch. sardo, Vili, p. 81 sg., e Catalogo della collezione Bai-
mondo Chessa (1868), p. 150 sg. ; P. P. Elena, Scavi nella
necropoli occidentale di Cagliari (1868).
 
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