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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 21.1912

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Orsi, Paolo: La necropoli sicula di M. Dessueri
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https://doi.org/10.11588/diglit.9317#0215

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LA NECROPOLI SICULA DI M. DESS0ERI

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di quelle ceramiche, ne sono decorate. Per contrario
le necropoli costiere e pur sincrone di Thapsos, Milocca,
Cozzo Pantano e Plemmirio, dove è presumibile tro-
vassero primo ed immediato sbocco gli GcpvQéXata
dell' Egeo, non ci hanno rivelato prodotti a stralucido
rosso, ma altre forme ceramiche nelle quali, special-
mente attese le sagome, si è voluto vedere traduzioni
fìttili da prototipi metallici.

Con questa lunga digressione ho inteso dimostrare
come nello stato attuale della ricerca scientifica noi
nou siamo iu grado di conoscere quali fossero i vasi
laminati di importazione in uso presso le famiglie
principesche della 2a età sicula; e quindi come sia
lecito il dubbio, se veramente alla loro presenza deb-
basi attribuire codesta tecnica di imitazione dal rame
in creta.

La ceramica di M. Dessueri è in genere costituita
da forme già note : anzi nessuna specificamente nuova
è ia essa apparsa. Le necropoli montane di Pantalica
e Caltagirone ci hanno dato l'identico materiale, e
vorrei quasi dire colle stesse proporzioni delle singole
forme. Anche Cassibile, che per quanto prossima al
mare ha piuttosto i caratteri delle necropoli montane,
nelle ceramiche, di cui è povera, mostra parecchie
affinità colla nostra necropoli. Se una differenziazione
vogliasi fare con Pantalica, essa sta in ciò : che mentre
a Pantalica si hanno sovente forme grandiose, a Des-
sueri sono sempre modeste e piccole; indice anche
codesto di diversa condizione economica delle due po-
polazioni. Osservo in fine che anche la tecnica deco-
rativa a palmette, a flabelli o ad alghe, che dir si
voglia, emersa per la prima volta a Pantalica e Cas-
sibile, e più timidamente a Caltagirone M., Molino
della Badia ecc., è una peculiarità del gruppo mon-
tano nella seconda metà del 2° periodo, trovandosene
tracce della sua continuazione anche nel 3° periodo
di essa mi sono già occupato nel precedente studio
su Pantalica.

Premesse queste osservazioni, io passo ad un rag-
gruppamento delle forme vascolari della nostra necro-
poli secondo il criterio della loro maggiore o minore
frequenza.

(') La bella anfora fig. D. 45, alta cm. 21, non proviene
dai nostri scavi, ma da una scoperta casuale a Canaletto, fatta
posteriormente.

Monumenti Antichi — Vol. XXI.

a) Forme comunissirrie sono anzitutto il boccale
ansato lucido, immancabile, si può dire, in ogni tomba,
e sovente in più esemplari; quelli piccoli, a liste o
lische verticali graffite, ripetono forma, tecnica e mo-
tivi delle necropoli oostiere. Quantitativamente seguono
l'anfora, l'hydria che si confonde con le ollette rosse
di modeste dimensioni; le identiche forme abbiamo
di preferenza a Pantalica e Caltagirono M., mentre
nei borghi delle coste, se occorrono, mancano dell' in-
gubbiatura rossa.

b) Forme non frequenti sono i boccalettini a
beccucio ed i boccali con vaschetta a filtro, adibiti
alla confezione di infusi e decotti; forme che dal 2° pe-
riodo (Caltagirone), passano anche nel 3° periodo
(Pinocchito). I bacinetti globari ad anse acuminate,
gli emisferici e quelli a piattello, sono peculiarità, i
primi di Pantalica, gli ultimi di Cassibile. In parte
anzi io li considero come emanazioni e sviluppo di
forme analoghe, ma alleggerite ed ingentilite, della
ceramica del 1° periodo. Bicchierelli o per meglio dire
ollette biconiche ansate, apparvero in copia a Thapsos,
Cozzo Pantano, Molinello e Cassibile, sovente deco-
rati a stecca, con meno frequenza a flabelli colorati.
Scodelle e scodellini a calotta in forme svariate, ma
per lo più piccole, nonché paterette, quelli grezzi,
queste sempre ad ingubbiatura rossa o marrone, sono
ben noti, in particolare da Pantalica e Caltagirone-
Montagna.

Così i barattoli cilindrici (hanno la forma di bic-
chieri ma in realtà non ebbero mai codesto uso), muniti
sempre di coperchio scorrevole con funicelle, emersero
in tutte le necropoli costiere e montane del 2° pe-
riodo, ma il loro uso continua anche nel 3° periodo,
come al Finocchito ed altrove. In fine gli scodelloni,
che con la loro decorazione geometrica più o meno roz-
zamente dipinta, occorrono a centinaia nel 3° e 4° pe-
riodo, qui sono ancora in assai scarso numero, ed
acromi.

c) Forme rare ed eccezionali non mancano.
Tali ad esempio il bicchiere svasato tìg. XXV, quelli
cilindro-convessi fìg. D. 61; la ciotola fig. D. 63,
reminiscenza in parte del 1° periodo, della cui indu-
stria mi sembrano una sopravvivenza anche i varii
bicchierelli ovolari ansati tipo fig. P. 81. Il barattolo
gemino fig. D. 52 è identico, quanto a forma ed uso,
a quelli semplici, i quali tutti servivano per grassi,

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