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LA NECROPOLI SICDLA DI M. DESSUERI

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Fino ad oggi, che io sappia, nessuno dei nostri
archeologi ha fatto un tentativo di ricerche demo-
grafiche sulla Sicilia preellenica, tanto più difficili
quanto più lontani i tempi a cui si riferiscono. Eppure
abbiamo a disposizione questo prezioso archivio delle
necropoli, per ognuna delle quali si dovrà dare il n.
dei sepolcri, e quello dei morti di ogni singolo sepolcro,
procedendo poi a raffronti fra l'uno e l'altro periodo.
Così l'opera paziente e talvolta derisa dell'archeologo
viene lentamente preparando i documenti sicuri per
una statistica delle popolazioni pre e protostoriche
dell' isola, statistica che un quarto di secolo addietro
sarebbesi giudicata follia.

AH'infuori del quadro sopra esposto, ben poco io
ho da aggiungere sulle particolarità rituali. Come è
scomparso l'uso dei seppellimenti a masse, così è
cessato il rito del vero rannicchiamento ; i morti ven-
gono per lo più coricati sopra un fianco e con le sole
gambe piegate; in un unico caso si seppellisce in
loculo (Des. 15); in un solo caso parve che i cada-
veri fossero completamente distesi (Pai. 32); in pochi
casi si ebbe esempio deli'ossilegium, indice di quella
àtiaiSai^ovìa, che è vivissima nel 1° periodo e che
vietava di espellere e disperdere le ossa degli antenati,
quando anche il bisogno di spazio si faceva vivamente
sentire; colmato un sepolcro, lo si chiudeva per sempre
e si procedeva alla preparazione di un nuovo ; se pure
non trattasi di cadaveri rannicchiati, che, spolpati,
lasciavano un cumulo di ossa.

Se ogni cella rappresenta, come non vi è dubbio,
un sepolcro di famiglia, eccezione fatta per i capi-
tribù, io penso che nelle deposizioni a due, le più nu-
merose, convenga in massima riconoscere delle coppie
coniugali, accanto alle quali è lecito talvolta supporre
cadaveri infantili, che non lasciarono traccia di se.

D) La ceramica; tecnica e morfologia. Passando
all' esame dei corredi funebri, inizieremo il nostro
studio dalle ceramiche, le più copiose per quantità, e
dovute, se non proprio ad industria esercitata sul posto
(la mancanza di crete mi fa pensare ad un commercio
da luoghi non molti discosti), certo da genti della
regione prossima.

Il vasellame di Dessueri si divide, dal punto di
vista tecnico in due categorie; quello ad impasto gros-
solano con superfìcie ruvida ed acroma; e quello ad
impasto già accurato con superficie a stralucido rosso,

che tonde sovente al marrone, ottenuta o coli'impiego
di resine o colla levigatura a caldo. Su codesta tecnica
e sulla controversia cui ha dato luogo veggasi la bi-
bliografia in nota ('). Si è creduto che nei vasi della
regione falisca codesto bel rosso lucido indicasse imita-
zione di lucidi vasi laminati in rame; e dati gli strati
da cui quelle ceramiche derivano, e la età loro, relati-
vamente tarda, tale imitazione può accogliersi senza
difficoltà. Ma sino a prova in contrario rimango per-
plesso nel mantenerla, come altra volta ho fatto, anche
per la ceramica sicula del 2° periodo. L'importazione
di vasi in lamina dall'Egeo in Sicilia durante questa
fase è per ora attestata da esemplari estremamente
rari (due di Caldare presso Girgenti Unii. Pai. Hai.,
XXIII, tav. II, 8 ed uno di Thapsos, op. cit., p. 51).
Assai più numerosi sono gli esemplari rinvenuti sul
suolo della Grecia, nelle isole ed in Creta, perchè
qui non solo si scoprirono ricche tombe intatte, ma
gli àvàxiooa minoici col loro ricchissimo contenuto
hanno mirabilmente integrato il prodotto delle necro-
poli, dandoci un quadro della civiltà minoica assai
più vasto e prossimo in ogni sua parte al vero, di
quello che non sia per la civiltà sicula. Che dato il
pregio eccezionale dei vasi metallici nel 2° periodo,
solo in casi eccezionali essi sacrificavansi dentro i
sepolcri; laddove, del coutenuto dei palazzi, delle ca-
panne e dei villaggi, in cui è naturale essi fossero ser-
bati, presso che nulla conosciamo. Un lato della
civiltà sicula dell'età del bronzo è avvolto in una
oscurità, che forse mai perverremo a diradare, anche
per la mancanza dei grandi ripostigli di bronzi, die
pur ci recherebbero tanta luce. Quando però io pub-
blicherò il grandioso ripostiglio del Mendolito di
Adernò, si vedrà quanto fosse diffusa l'arte e la tecnica
degli ayvQsXara, applicata così agli ornamenti per-
sonali come ai vasellami; ma questo ripostiglio dista
di alcuni secoli dall'età di M. Dessueri, spettando
alla piena 3a fase della civiltà sicula.

La tecnica a stralucido rosso è tanto diffusa a Pan-
talea e Dessueri, che oltre la metà, forse anzi tre quarti

(') In Pantalica e Cassibile, col. 78 nota 1* ho raccolta tutta
la precedente letteratura. Si aggiunga ora: Colini, La civiltà
bromo in Italia, 11, Sicilia, pagg. 137-138 [Bull. Pai. Hai.,
XXX e XXXI). Taramelli, Alghero. Nuovi scavi nella necro-
poli di Anghelu Ruju, col. 133, dove, battendo altra via, crede
di aver trovato i precedenti di questa tecnica nell'eneolitico
sardo.
 
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