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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 21.1912

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Galli, Edoardo: Il sepolcreto visentino delle "Bucacce"
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https://doi.org/10.11588/diglit.9317#0274

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473 il sepolcreto vise1

ellittiche che venivaDO ricoperte di lamina d'oro ed
infilate all'arco rigido di certe fibule di schema an-
tichissimo, sempre con lo stesso concetto artistico di
ottenere una figura approssimativamente a losanga.
Ma vi sono rappresentati anche prodotti ulteriori finis-
simi, quali le minuscole campanelle che servirono forse
come ornamento dell'abito del morto, e i pochi anellini
lavorati con fine eleganza della tomba 3, n. 4-m. Spe-
cialmente notevoli sono però i pochi chicchi fusiformi
della tomba 3, n. 4-« (fig. 23), per la loro diretta di-
pendenza dai similari tubetti d'oro sopra descritti,
come indicano in modo sicuro, oltre la forma e il
graffito, i collarini rilevati intorno alle estremità
(fig. 39).

Dalle primitive armille a cerchio chiuso derivarono
evidentemente i due anelli d'ambra di questo gruppo,
uno raccolto in frammenti nella tomba 3 e ricordato
sotto il n. 11, e l'altro conservatissimo appartenente
alla tomba 10, n. 1-h (cfr. fig. 42). A giudicare dal
diametro di quest'ultimo, che è di circa soli 4 cen-
timetri, sono indotto a credere che fossero portati
appesi al collo, o isolatamente o infilati in una
collana.

Peculiari elementi di collane sono pure le tre tar-
ghette d'ambra con cinque fori ciascuna rinvenute
nella tomba 3, n. 4-m (fig. 24), e nella tomba 10 n. 1-i
(fig. 43), simili nella forma e per funzione alle sbar-
rette d'osso o di avorio bucate alla stessa maniera,
provenienti dal territorio falisco ('). Queste di Visen-
tium sono alquanto più piccole e più rozze, una sola
essendo decorata sulla faccia anteriore, con fasci di
semplici graffiti lineari paralleli disposti a denti di
lupo, e le altre due completamente lisce.

TI Karo nel luogo citato in nota ammette che ser-
vissero a fermare vezzi di perline, ma non dice come,
mentre si può supporre che fossero tenute verticali
dietro la nuca allo scopo di mantenere distanziati i fili
della collana (non solamente di perline) che scendevano
sul petto. Le nostre esibiscono solo cinque fori, e
quindi appartenevano a monili composti di altrettanti

grani sferici piccoli, a fusarole piatte scantonato, a fusarole di
schema biconico, però in iscarso numero, come oggetti rari fra
quelle lontane popolazioni del bacino del Crati.

(') Man. Ant. dei Lincei, IV, pp. 384-385, tav. IX-18;
cfr. Karo, op. cit., Ili, p. 151, fig. 15.

Monumenti Antichi — Vol. XXI.

) delle « bucacce » 474

fili ; ma ve ne sono anche con dieci e più fori per vezzi
assai più grandi e vistosi (').

Fra i pochi oggetti che al contrario avevano una
funzione autonoma nella tomba, affatto distinta dagli
ornamenti personali, debbo segnalare i due piccoli
scudi conici discoidi, il maggiore (tomba 1, n. 3)
incastonato su una solida lamina di bronzo con l'orlo
a dentelli rotondi, il quale visto di profilo dà stra-
namente l'immagine di una tomba a circolo (fig. 3),
e il minore di pura ambra e dell'apparenza di un bot-
tone (tomba 3, n. 19). La loro forma ha lontane radici
nell'età protogreca, e s'identifica con i similari clipei
litici, talvolta enormi, della necropoli vetuloniese, i
quali servivano come coperchi di tombe a pozzo (*).
Ma non solo per la forma esteriore essi si ricollegano
con monumenti della necropoli di Vetulonia, poiché in
qualche tomba a circolo e a tumulo della stessa loca-
lità furono rinvenuti scudetti d'ambra come i nostri,
qualche volta senza sostegno metallico, più spesso
incastonati su lamina di bronzo o anche di ferro (s).

Non resta quindi alcun dubbio che sia gli uni
che gli altri furono posti intenzionalmente accanto al
morto, in dipendenza da una speciale concezione re-
ligiosa che conferiva a questi scudetti arcane virtù
protettive (4).

(') Fra i materiali delle tombe 71-81 della sopra citata
necropoli italica di « Torre del Mordillo » si trovano due sin-
golari spranghette enee, lunghe circa 0 cent., incavate nella
loro lunghezza ed attraversate da dieci fori, le quali hanno
un'indiscutibile parentela con le nostre d'ambra e con quelle
d'osso di Narce.

{-) Cfr. anche gli scudi simili di terracotta usati come co-
perchi di cinerari villanoviani nella necropoli di Tolfa: Mon-
telius, op. cit., tav. 132.

(s) Nella tomba del Cono (ved. Not. Scavi, 1895, p. 24 sgg.)
ne furono rinvenuti due semplici del diametro rispettivo di
m. 0,041 e 0,044; nel circolo dei Lebeti (Se. 1895) altri
due fissati su lamina di bronzo, del diametro di in. 0,024 e
0,054 ; e finalmente il gran tumulo di Poggio alla Guardia ne
diede uno simile, pure d'ambra molto frammentario, sostenuto
da un rozzo disco di ferro (Not. Scavi, 1895, p. 309 sgg.).

(*) Milani, Italici ed Etruschi, p. 14.

Uno scudetto d'ambra (diam. mm. 24) quasi identico al
nostro della tomba 3, n. 19 fu anche rinvenuto in una tomba
del sepolcreto « Michelicchio » nella ricordata necropoli di
« Torre del Mordillo », e — insieme alle piccole asce simbo-
liche delle quali si parlerà più avanti — costituisce certo un
sicuro segno della grande diffusione raggiunta da taluni con-
cetti filosofici e rituali, nonché dei contatti, per altro non an-
cora bene messi in rilievo, chele popolazioni dell'Etruria do-
vettero avere con altre dell'estrema Italia meridionale nell'età
protostorica.

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