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475

IL SEPOLCRETO VICENTINO DEI,LE « IUICACCE »

476

Un altro oggetto degno di considerazione è la sim-
bolica accettiua-pendaglio raccolta con pochi fram-
menti di ambre nella tomba 5, n. 4 (Mg. 30). È si-
mile a quella pure visentina menzionata nella relazione
Pasqni sullo scavo della « Polledrara » (Not. Scavi,
1886, pag. 292). Il suo peculiare carattere religioso
verrà chiarito più oltre, quando si parlerà dell' ascia
enea scoperta nella tomba 8 (1).

Vetri.

Oltre agli scarabei egizi e ai minuscoli simulacri
di Bes della stessa provenienza (2), fatti di un im-
pasto vitreo bianco opaco, simile quasi alla porcellana,
furono raccolti in tre di queste tombe (ved. tomba 3,
n. 4-g-h-i-k; tomba 5, n. 3; tomba 10, n. l-f-g) nu-
merosi chicchi di collana tanto in forma di tubetti
cilindrici lisci o spiraliformi, più massicci e azzurro-
gnoli i primi e più sottili e limpidi i secondi (cfr.
figg. 22-41), che in forma di globi sferoidi.

Questi ultimi presentano una grande varietà, non
solo per la forma sferica più o meno perfetta e per
diverse gradazioni di misura, fino a quelli piccolissimi
raccolti fra la terra di certi vasi, ma anche a cagione
della materia di cui son fatti.

I chicchi più grandi raggiungono anche una mag-
giore perfezione di forma, mentre di mano in mano

(*) Similari accettine si rinvennero alla contrada « Miche-
licchio » presso « Torre del Mordillo » (Cosenza) non solo
d'ambra di due tipi diversi, lunghe rispettivamente min. 27 e
42; ma anche d'osso, lunga mm. 22, e di porcellana bianca
dello schema di un'ascia a cannone quadrangolare, lunga
mm. 25 framm.

(a) Non credo opportuno di spendere molte parole sugli
idoletti di Bes della tomba 3 (flg. 20), che si ricollegano per
la loro natura e provenienza agli scarabei, con i quali avevano
anche comune la destinazione come elementi da collana. Basta
qui ricordare che essi non si sono trovati per la prima volta in
questo sepolcreto arcaico visentino, poiché ne diedero tanto la
necropoli di Vetulonia (cfr. Falchi, Vetulonia, tav. VI, 24;
VITI, 7), che quella falisca di Narce {Monum. Ani. IV, p. 379,
tav. IX, 51 : identico ai nostri) ed altre della bassa Etruria.
Però non frequentemente, e con variazione nei tipi. Notevole
è il nostro bifronte.

Fuori d'Etruria ricorderò il più volte citato sepolcreto
u Michelicchio » in Calabria, che diede con un pendaglielo
di porcellana bianca rappresentante il dio Bes in forma però
molto schematica e monofronte, anche una piccola sfinge della
stessa materia, assai friabile, e scarabei funebri incisi e sca-
raboidi piccoli lisci, tutti forati e senza ansa; nonché grani
di pasta vitrea bleu, bianchi, piccoli e medi con largo foro,
anch'essi certo di provenienza africana.

che si scende nella scala delle grandezze, essi diven-
gono sempre più irregolari, fino ad assumere l'aspetto
di una piccola ciambella schiacciata. Quanto alla tra-
sparenza e al colore, bisogna notare che i primi,
tranne qualche rara eccezione di chicchi affatto lim-
pidi quasi come il cristallo di rocca, sono azzurro-
gnoli, e gli altri, che formano la maggior parte, pure
azzurri più o meno carichi ed opachi o cristallini:
tutti poi esibiscono alla superficie uno strato denso
di ossidazione. Notevoli specialmente sono alcuni di
tali chicchi di media grandezza e col foro in propor-
zione assai largo, ricoperti da un velo lattigginoso di
ossidazione, che fa supporre la presenza di una so-
stanza alcalina nell' impasto vitreo. Altri pochi sono
di una specie di smalto turchino tipico dell'Egitto;
qualcuno con occhi circolari di smalto scuro sopra
incrostati ('), e altri finalmente gialli o bleu con in-
crostazioni gialle.

Qualche volta simili perline servirono di ornamento
per fibule ad arco semplice, come fu recentemente
riscontrato in un sepolcro tarquiniese a pozzo (8).

I grani sferici da collana si son trovati frequente-
mente in tombe arcaiche del territorio etrusco, sia ad
inumazione che a cremazione, ma sempre in numero
assai limitato (3); i tubetti invece, specie quelli a
spirale, imitanti un filo metallico (eneo) avvolto a
larghe spire intorno ad un bastoncello (4), rappresen-
tano una vera rarità, non essendo noti che a Vetu-
lonia nella celebre tomba del Tridente (Noi. Scavi,
1908, p. 419 sg.), e a Tarquini solo con esemplari
lisci (r>). A Vetulonia poi, nella stessa Tarquini e in

(') (ili occhi di smalto dei grani vitrei hanno riscontro in
certe protuberanze oculari su speciali fibule enee a mignatta;
cfr. per questo tipo mi esemplare tarquiniese in Montelius,
op. cit., B, 283-10.

(a) Ved. Pernier, Not. Scavi, 1907, p. 252.

(3) Pernier, Scavi di Tarquini in Not. Scavi, 1907, p. 72 sg. ;
p. 81 sg. ; p. 241 sg., ebbe a riscontrare pallottole di vetro fo-
rate, o anche semplicemente piccoli grani da collana, sia nelle
tombe a pozzetto, che in quelle a fossa e a cassa, sempre però
in numero limitatissimo. Cosicché anche per questo lato l'ab-
bondanza di simili materiali segnatamente nelle tombe 3 e 10
del nostro sepolcreto, costituisce di per sé una scoperta assai
importante.

C) In Etruria non si conoscono esemplari di bronzo di
tal tipo, ma nel B. Museo di Ancona si conservano alcuni
grani lunghi enei per collana, circondati da una sottile costo-
latura a spirale, ottenuta con la fusione: provengono da Bei-
monte Piceno, Tomba 37 (Curi).

(5) Montelius, B, 294-4.
 
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