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IL SEPOLCRETO VISENTINO DELLE « BOCACCE »

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leoetrusche di Visentium, è quella scoperta dal Viola
nel 1888 alla « Torre del Mordillo » presso Spezzano
Albanese, nella valle del Coscile (antico Sybaris), in
provincia di Cosenza ('). Finora però tutto, o quasi
tutto il prodotto di quell'importantissima esplorazione
rimase confuso e abbandonato in una sala della Ci-
vica Biblioteca di Cosenza; ma da qualche mese,
mercè l'amorevole interessamento del eh. Soprinten-
dente per la Calabria, prof. Paolo Orsi, le suppel-
lettili fittili, enee ecc., ricavate dai detti scavi hanno
ricevuto un assetto più razionale e scientifico, con no-
tevole vantaggio per gli studi dell'archeologia proto-
storica italiana.

Intanto, i grani da collana enei che hanno dato
occasione a questo breve excursus, sono quei pochis-
simi raccolti nei sepolcri della contrada « Miche-
licchio ».

Notevoli fra gli oggetti di argento sono pure i 6
anelli della tomba 3, n. 7, simili in tutto a quelli
d'oro e di elettro; nonché alcuni frammenti usciti
dalla tomba 10, n. 3 che si riferiscono ad un brac-
cialetto a nastri di filigrana trinati, di tipo molto vi-
cino a quello vetuloniese del Circolo dei Monili (*).

Per la scarsità dei frammenti potuti recuperare, è
però difficile ora ricostruire la sua forma precisa e
fissarne le dimensioni. Anche due finali di nastri tri-
nati della stessa natura e qualche altro pezzetto che
ad essi si può riferire, raccolti fra rottami diversi della
tomba 3, attestano la presenza di un braccialetto si-
mile in detta tomba.

Solo la tomba 3, n. 8, ha dato alcuni miseri
avanzi di catenine a treccia quadrangolare, che in
origine servivano a sostenere pendagli d'ambra, forse
con funzione apotiopaica, come ha potuto dimostrare
il Karo per alcuni esemplari simili della necropoli
di Vetulonia (3). Uno di tali avanzi è assai singolare
sia per la sua struttura semplice e primitiva a doppia
maglia, sia per la sua unione con un altro pezzo di
catenina simile in modo da formare quattro capi, ai
quali suppongo che fossero assicurati altrettanti glo-

(') Ved. Not. Scavi, 1888, p. 240 sg., tav. XV (Pigorini);
p]). 462-480, 575-592, tav. XIX (Pasqui). Cfr. Bull, di Paletti.
Rai, voi. XIV (1888), pp. 139, 210; ved. anche Rendiconti
dei Lincei, serie 4a, voi. IV, 1° seni., pp. 388-389,

H Op. cit., IT, p. 103, flg. 56.

(3) Op. cit., II, p. 126, figg. 116-117.

betti d'ambra del tipo di quelli raccolti nella stessa
tomba 3 e menzionati sotto il n. 4-m.

Da ultimo debbo ricordare le due spirali di ar-
gento per capelli con le estremità appiattite, prove-
nienti pure dalla tomba 10. n. 4, che segnano il pas-
saggio, come sopra fu detto, da quelle primitive di
filo massiccio, distaccate da un'unica lunga spirale,
alle altre lavorate separatamente e finite in sè stesse;
e i 5 scarabei egizi di pasta vitrea della tomba 3,
n. 4-c, sostenuti nel modo consueto in Etruria con una
semplice ansa ellittica di argento mobile (cfr. tìg. 19).

Ambre.

L'ambra rappresentata in grande abbondanza in
questo sepolcreto visentino è di una sola qualità molto
scura, tendente al granato; essa però non si è alte-
rata e decomposta per effetto del tempo e del con-
tatto con i minerali del terreno, perchè sotto una
spessa patina giallastra formatasi alla superficie, mo-
stra sempre, spezzandola, la sua intima natura cristal-
lina e lucente.

1 prodotti artistici tratti da questa preziosa ma-
teria, sebbene molto vari, ripetono quasi sempre tipi
noti e generalmente comuni in Etruria. Data la loro
naturale fragilità, ben pochi sono giunti fino a noi
in discreto stato di conservazione, mentre la massima
parte è ridotta in frammenti, non sempre esattamente
identificabili. Per la stessa ragione non si può esclu-
dere che il ricupero di tali oggetti d'ambra sia stato
completo, e che non ne siano rimasti confusi fra la
terra di scarico. Ad ogni modo, considerando quelli
portati al Museo, vediamo subito che quasi tutti
avevano in origine una funzione associativa, sia come
elementi da collana, che come rivestimento di spe-
ciali fibule enee, e ben pochi son quelli che escono
dal ciclo dell'abbigliamento personale.

Nella prima di queste due classi, assai più ricca
di tipi, si possono distinguere prodotti di una tecnica
ancora semplice e sommaria, rivelataci dalle fusavole
quadrilatere schiacciate, in forma di cuscinetti a su-
perficie liscia, di diverse dimensioni, per formare delle
collane omogenee, grosse nel mezzo e degradanti verso
le estremità (cfr. tomba 3, n. 4-1) ('); e dalle formelle

(*) Dalla stessa località « Michelicchio » nella necropoli
italica di « Torre del Mordillo » (ved. sopra) uscirono alcune
piccole fusarole d'ambra a cuscinetto, per collana; nonché
 
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