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491

IL SEPOLCRETO VISENT1NO DELLE «BUCACCE»

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cinghia, e sono fornite anche di due piccole anse a
nastro che fiancheggiano il collo. La loro decorazione
è a rilievo impresso con tracce di policromia : portano
nel Catalogo Jatta rispettivamente i numeri 4 e 31.

La forma della fiasca discoide persiste fino al
periodo romano, potendosi ad essa conlegare certi tardi
e tipici balsamarietti vitrei abbastanza cornimi (').

Non si può affermare con sicurezza se quella specie
di placca quadrangolare raccolta nella tomba 8, n. 4
(cfr. fig. 34) apparteneva ad una bardatura equina,
forse al centro di un pettorale, come farebbe supporre
la circostanza che essa era originariamente assicurata,
con due file di chiodi ineguali lungo i lati brevi,
sopra una larga e robusta striscia di cuoio; ovvero se
deve considerarsi come una robusta brattea per un
cinturone torse muliebre, analoga ad una scoperta nel
territorio falisco insieme con altre brattee di bronzo
minori in forma di svastiche, di zeta ecc. Co-
munque, essa non presenta notevoli particolarità nè
per la forma già conosciuta, nè per la decorazione
artistica ridotta ad alcune linee graffite alla meglio
lungo gli orli, e ad un circolo di semplici cerchietti
intorno ad un bottone rilevato nel mezzo!

A giudicare dalla massa dei frammenti raccolti
nelle più cospicue tombe di questo sepolcreto, parecchi
dovevano essere i vasi di lamina bronzea in esse de-
posti ; ma non è facile precisarne il numero ed indi-
care per tutti la forma. Dallo stato attuale dei fram-
menti si può solo desumere che vi abbondassero i
grandi vasi, e fra questi in primo luogo le situle,
mentre dovevano esservi piuttosto scarsamente rappre-
sentate le tazze e i recipienti minori.

Quanto alle situle, ho potuto rilevare due distinti
tipi, il primo rappresentato dall'esemplare quasi intero
della tomba 1, n. 7 (fig. 6), baccellaio sul corpo, con
piede imbullettato, bocca ristretta munita di colla-
rino e di due anse a cordone mobili, con le estremità
infilate in doppie orecchiette inchiodate all'orlo; e il se-
condo da esemplari in frammenti della stessa tomba 1,
n. 8-9 e della tomba 3, n. 25. tutti ricoperti da de-
corazioni sbalzate a fasce geometriche sovrapposte, col

(') Un esemplare ben conservato, proveniente ila Limi, ho
potuto vedere recentemente nella Raccolta Fabbricotti di Carrara.

{') Mon. Aut., IV, p. 363, tav. IX, 6. — Cfr. esemplare di
bronzo e d'oro da Tarquini in Montelius, op. cit., 288, 13.

corpo formato di due lamine riunite mediante chiodi
conici, bocca ancora più ristretta, una o due anse di
sostegno e l'angolo superiore di restringimento arro-
tondato (')•

Nonostante la notevole differenza tecnica e stilistica
che si rileva subito ponendo a confronto questi diversi
prodotti, dobbiamo ritenerli presso a poco del mede-
simo tempo, come mostra la loro associazione nella
tomba 1 : entrambi poi rappresentano lo svolgimento
ed il perfezionamento ulteriore di un tipo più arcaico,
conico, con breve piede, noto a Tarquini (2).

Intorno ai vasi più piccoli non si hanno dati altret-
tanto sicuri. Fu già parlato più sopra della presenza
nella tomba 10 di un peculiare askos, di cui non
rimangono però che l'ansa ed il collo (figg. 46-47),
e qui dobbiamo limitarci a ricordare, prima di chiu-
dere questi brevi cenni sulle suppellettili di lamina
bronzea, la grossa patera baccellata, mancante del
fondo, raccolta nella tomba 3, n. 23, e che ripete un
tipo già conosciuto nella stessa Visentium e nelle altre
più antiche necropoli etnische meridionali ; e forse
una o due tazze con ansa a nastro, anch'esse di tipo
ben noto, delle quali furono potuti identificare, fra i
rottami, soltanto alcuni avanzi dei manichi.

Ferri.

La stessa sorte toccata agli oggetti di lamina enea,
subirono gli scarsissimi materiali di ferro rinvenuti
in alcune di queste tombe, e ridotti quasi tutti ad un
ammasso informe di ruggine. I soli pezzi relativamente
conservati sono due cuspidi per lancia (cfr. tomba 1,
n. 14, e 9 n. 1), e un pugnale con avanzi del fodero
ancora aderenti sulla lama, trovato pure nella tomba 1,
n. 13 (fig. 7). Le prime fornite di un lungo cannone
conico d'innesto, assai strette e con gli angoli arroton-
dati, ripetono un tipo eneo, formatosi —■ pare — a par-
tire dal III periodo del bronzo (3), e diffusissimo nel-
l'Oriente mediterraneo e in tutta Europa fino quasi
ai tempi romani ; mentre il pugnale con l'elsa anche
di ferro, dedotto anch'esso da un prototipo eneo, come

(') Cfr. un esemplare simile assai ricco da Falerii in
Mon. Ant, IV, tav. Vili, 1 ; cfr. Montelius, op. cit., B, 314, 4.

(') Ghirardini, La Situla italica primitiva, ecc., in Mon.
Aut., II, pp. 168, 200, 201, fig. 5; cfr. Montelius, op. cit., 284, C.

('■') Cfr. le osservazioni del Décbelette nel suo Manuel
d'Arch. Préhist., II, p. 216-222.
 
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