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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Cultrera, Giuseppe: Vasi dipinti del Museo di Villa Giulia
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0189

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,,,)'' VASI DIPINTI DEL :

le opere firmate dallo stesso Epitteto (1), come con
quelle dei suoi seguaci : Chelis (2), Epilykos (3), Sky-
thes (4). Quanto al soggetto, si vegga, ad esempio, il
fondo di coppa della Collezione Ravestein, pure del
ciclo di Epitteto (5). Tra lo stesso materiale del Kir-
cheriano c'è da ricordare il frammento di cratere con
rappresentazione analoga (6).

Il principale interesse della kylix n. 20 è dato
dalla iscrizione ripetuta: tj naìg xalrj, non essendo,
come è noto, molto numerosi gli esempi di vasi con
questo epiteto laudativo riferito a una fanciulla (7).

Rispetto all'anfora nolana, n. 22, abbiamo accen-
nato al suo disegno poco fine e scorretto; ma sul
conto della poca naturalezza del panneggiamento nella
figura femminile (sebbene la veste sia sollevata per
un lembo in alto, tuttavia il suo orlo inferiore anche
da quella parte conserva presso a poco la stessa al-
tezza di tutto il resto), bisogna avvertire che si tratta
di un difetto comune alle figure dell'arte dello stile
severo, così in pittura come in plastica, presentanti
lo stesso atteggiamento. Il medesimo difetto, infatti,
si riscontra in altri vasi a figure rosse, e delle mi-
gliori officine (8), e così in opere statuarie, come, ad
esempio, in quella delle « Danzatrici » di Ercolano
che, al pari della nostra idrofora, con una mano si
solleva la veste (9).

Sul cratere a colonnette con Teseo e il Minotauro,
n. 23, non abbiamo nulla da aggiungere nei riguardi
del soggetto (10). A titolo di curiosità, notiamo che nel

(') W. Klein, Die griechischen Vasen mit Meistersigna-
turen, p. 100 e seg. ; Birch-Walters, History of ancicnt Pot-
tery, I, p. 422 e seg.; l'errot, Hist. de l'Art, X, p. 358 e segg.

(2) Klein, op. cit, p. 116 e segg.; Perrot, X, p. 366; cfr.
p. 369.

(3) Pottier, Monumenti Piot, IX, p. 135 e segg., tavv. XI-
XV; X, p. 49; id. Calai. Ili, p. 891 e segg.; Perrot, Hist.
de l'Art, X, p.366 e seg. ; G. E. Rizzo, Mon. Piot, XX, p. 26
e segg.

(4) Rizzo, Monumenti Piot, XX, p. 101 e segg. Cfr. l'errot,
X, p. 580 e segg.

(5) Pottier, Gazzette arch., 1887, p. 110, n. 3, fig. 2. Cfr.
Perrot, X, p. 374, fig. 222.

(«) Paribeni, Mon. dei Lincei, XIV, col. 299, n. 7, fig. 9.
(7) Cfr. Klein, Die griechischen Vasen mit Lieblingsin-
schriften (2* ed.), Leipzig, 1898, p. 2.
(») Cfr. Perrot, X, figg. 276, 288.

(9) D. Comparetti-G. De Petra, La Villa Ercolanese dei
Pisoni, tav. XIV, n. 5; Savignoni, Ausonia, Vili, p. 180, fig. 1.

(10) Circa la identificazione delle figure, si vegga quanto
è stato detto a proposito dell'anfora n. 10, con lo stesso sog-
getto.

Monumenti Antichi — V'ol. XXI\.

0 DI VILLA GIULIA a'u

gruppo principale della composizione figurata il mo-
tivo della presa del Minotauro per il braccio sinistro
concorda con il gruppo analogo della coppa di Bo-
logna 0).

Con il cratere n. 24 si accresce di un nuovo esem-
plare la serie non numerosa di questi crateri a du-
plice zona figurata (2). Per il soggetto della zona su-
periore — rappresentazione di palestriti — al nostro
fa riscontro l'esemplare della Collezione Pascale, a
dirti (3) ; per quello della zona inferiore — lotta di
un toro con un leone — l'esemplare del Museo di
Berlino (4).

Dei frammenti, il n. 27 richiama in modo parti-
colare la nostra attenzione. Abbiamo detto che è di
argilla bianca e che solo per via di una colorazione
rossa data alla superficie esterna imita i vasi a figure
rosse. Il fatto non è una novità. Anche nel frammento
con il guerriero morto (n. 28), sebbene di argilla ros-
sastra, il colore della composizione figurata non è quello
naturale dell'argilla. Ora questo della colorazione in
rosso dell'argilla nei vasi a figure rosse è un fatto
che è stato osservato in altri casi (5), e, se non ci in-
ganniamo, è anche molto comune. E del resto non
deve meravigliare. Se, nell'antica ceramica ionica, si
faceva uso della copertura bianca, lattiginosa, sulla
superficie egualmente biancastra dell'argilla, è chiaro
che l'usare una copertura rossastra per l'argilla
dello stesso colore non è che un'applicazione del
medesimo procedimento. Dall'uso della copertura ros-
sastra, con il semplice intento di abbellire la super-
ficie dell'argilla naturale e di accentuarne il tono, al
suo uso con lo scopo di imitare addirittura i vasi di
argilla rossa, quando non si disponeva che di argilla
bianca, il passo era breve. Ma il caso del nostro fram-
mento è notevole sotto un altro aspetto. Si può par-

(*) Museo ital. di ant. class.. Ili, fig. a p. 259-260.

(2) Quattro sono ricordati da F. Winter (Die jungere at-
tische Vasen und ihr Verhaltniss zur grossen Kunst, Berlin,
1885, p, 64); altri quindici ne menziona P. Hartwig (Die
Wxederkehr der Kora, in Bull, dell'Imp. Ist. arch. germ.,
»ez. rom., XII, 1897, nota 1 a p. 102 e seg.).

(3) E. Petersen, Bull. dell'Imp. /st. arch. germ , sez. rom.,
Vili, 1893, p. 340, n. 30. Cfr. Hartwig, scritto cit, n. 16.

(4) Hartwig, scritto citato, tavv. 1V-V, p. 89 e segg., e
nota 1 a p. 102 e seg., n. 10. Per i due esemplari di Bologna,
si vegga ora Pellegrini, Calai, dei vasi dipinti delle necrop.
fels., p. 298, fig. 80, e p. 299, fig. 81.

(5) Cfr. Milani, Mus. Rai, III, col. 219 e seg.

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