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VASI DIPINTI DEL MUSEO DI VILLA GIULIA

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oinochoe nella destra ('). Le ultime due figure hanno
le teste cinte di bende. A questo punto la composi-
zione è interrotta dalla grande lacuna su accennata.

Il disegno è di stile evoluto; per quanto non
sempre corretto, è tuttavia condotto con mano ferma.
Nelle figure umane è più curato : pochi tratti contras-
segnano i muscoli e le sporgenze principali. Ardito
ò lo scorcio della figura del giovine che si appoggia
al bastone. Alquanto trascurate sono invece le figure
degli animali, specialmente dei tori.

25. Frammento di skyphos. Inv. n. 17921 (tav. XIV).
Acquistato all' Ufficio di esportazione. Altezza
mm. 130.

Comprende una sola figura: un giovine, con cla-
mide raccolta sul braccio sinistro e una fiaccola accesa
in mano, incedente a larghi passi a destra. La figura
ò molto slanciata, meno il collo che, al contrario, è
tozzo. La testa è relativamente troppo piccola. Dietro
la figura è disegnato un attrezzo a forma di croce.

Modellatura sommaria. Siile di transizione.

26. Frammento probabilmente di cratere. Inventario
n. 17917 (tav. XIV). Acquistato all'Ufficio di
esportazione. Alt. mm. 190.

Le figure che formano la composizione appariscono
distribuite in vari piani. In basso, a sinistra, un gio-
vine che si appoggia a un bastone ; quasi interamente
nudo, con clamide raccolta dietro le spalle e appog-
giata alle braccia, rivolge la testa a destra, verso una
giovine donna seduta, della quale avanzano solamente
la testa, reclinata in avanti, con una striscia del petto,
la mano destra con parte dell'avambraccio, le ginoc-
chia panneggiate. Nel centro, a mezza costa, è collo-
cato un arboscello. In alto, la cresta ondulata, del-
l'altura e, su di essa, a differenti livelli, gli avanzi di
due figure: un uomo, a destra, e una donna, a sinistra.

27. Frammento di cratere. Inv. n. 17915 (tav. XIV).
Acquistato all'Ufficio di esportazione. Lunghezza
massima mm. 210.

È fatto di argilla bianca. Il colore rossastro della
composizione figurata, che simula quello naturale della

(') Si confronti la kylix di Bologna con scena di komos
(E. Pellegrini, Catalogo dei vasi dipinti delle necropoli fel-
sinee, Bologna, 1912, n. 398, fig. 116, faccia B, fig. centrale)

creta rossa, è sovrapposto. Comprende un tratto della
parte superiore della composizione: nel mezzo, un ar-
boscello; a destra, un giovine semisdraiato per terra,
di profilo a sinistra, con la schiena appoggiata a un
cusciuo; un mantello dalle molte pieghe gli avvolge
le gambe; a sinistra, l'avanzo di una figura femmi-
nile, forse in atteggiamento analogo, ma in posizione
più elevata. Nel fregio a girali e a palmette, ador-
nante il margine superiore, tracce di colorazione in
rosso sanguigno.

Disegno molto fine.

28. Frammento di cratere. Inv. n. 17916 (tav. XIV).
Acquistato all'Ufficio di esportazione. Lunghezza
mm. 175.

Sopra un fregio a meandro, dal lato sinistro,
l'avanzo di un sistema di girali; dall'altro lato, la
testa e il braccio destro di un guerriero morto, ca-
duto presso lo scudo. Lo scudo è assai convesso,
adorno, nel mezzo, di un dischetto radiato e, al mar-
gine, di una fascia punteggiata di piccoli dischetti.
La testa del guerriero è resa con pochi tratti som-
mari : gli occhi chiusi, la fronte rugosa, la capiglia-
tura prolissa e arruffata.

Il gruppo dei vasi a figure rosse è abbastanza
modesto. A bella posta parliamo di vasi greci e non
di vasi attici (la stessa osservazione, del resto, com-
pete anche al gruppo precedente, dei vasi a figure
nere), perchè, in fondo, la denominazione abituale di
vasi attici potrebbe essere troppo restrittiva. Non è
da mettersi in dubbio che, da un certo tempo in poi,
l'Attica abbia costituito il centro di gran lunga più
importante della produzione ceramica; ma non c'è
nessuna ragione di non ammettere che altre fabbriche
abbiano potuto coesistere altrove, nella Grecia propria.
Se, in seguito, ne son sorte nella Magna Grecia e
nella Russia meridionale, nulla vieta di pensare che
ce ne siano state pure nella stessa Grecia, fuori del-
l'Attica.

La kylix n. 19, in base allo stile del disegno, va
riconnessa con i prodotti del ciclo di Epitteto. Non
è certo uno degli esemplari più fini del detto ciclo;
ma, comunque, presenta dei tratti di affinità così con
 
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