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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Rellini, Ugo: La caverna di Latrònico: e il culto delle acque salutari nell'età del bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0245

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01 LA CAVERNA DI

che egli trovò a profondità di circa un metro, mentre
faceva uno scasso per piantare viti. Questa è lunga
cm. 13X5. E neppur questa è perfettissima: non
pare che quella gente così valente nell'arte figulina,
lo fosse altrettanto nel lavorar la pietra. Era forse
un'arte in questa regione tramontata (fig. 11).

Il materiale raccolto in questi saggi all'aperto
non poteva essere così abbondante come quello della
caverna, non tanto perchè il materiale era rimasto

Fig. 10. — 7:10. Pio. 11. — 8:5.

Dalle capanne di Latrfmico.

abbandonato alla superficie prima di esser sepolto
dai movimenti successivi del terreno, quanto perchè
la ricerca si limitò alla constatazione del fatto. Certo
l'esistenza, ad una data profondità, di cotesto strato
culturale, dimostrava non solo la stanza dell'uomo e
il lavoro suo fuori della caverna, chiaramente atte-
stato dai rifiuti, da qualche abbozzo, e da qualche
oggetto, ma confermava il significato speciale del
diverso deposito in quest'ultima formatosi.

La bella caverna dovette essere visitata per ra-
gioni di culto, e fu probabilmente il culto alle acque
salutari che trasse gli uomini là entro, poiché essa,
sorgendo presso le acque benefiche e canore, miste-
riose per la temperatura loro e per il tenue velo di
vapore che d'inverno le avvolge, dovette essere centro
e meta delle popolazioni della vallata.

Nè certo oserei presentare questa interpretazione
se essa non si accordasse e non si completasse con
Monumenti Antichi — Vol. XXIV.

LATRÒNICO ECC. 482

i fatti osservati in qualche altra caverna italiana
della quale dirò più avanti.

Ma prima debbo passare in rassegna il materiale
da questa uscito che, a prescindere da qualsiasi inter-
pretazione, è importante di per sè solo perchè ci
rivela, per la prima volta in questa vasta zona della
Basilicata settentrionale e occidentale, lo strato sicuro
dell'età enea la quale finora non ci aveva qui dato
che tracce disperse.

La ceramica recuperata da Labrònico può divi-
dersi in vari gruppi secondo la maggiore o minore
quantità dei tipi rappresentati, e però li passerò in
rivista nell'ordine decrescente del loro sviluppo, distin-
guendo in ogni gruppo la ceramica inornata da quella
decorata. Data l'omogeneità di quello strato, si ren-
derà così più rapida l'enumerazione e si darà meglio
un' idea del complesso a chi non ha sott'occhio il
materiale.

Distinguo questi gruppi : 1° capeduncole; 2° vasi
grandi ; 3° vasi minori ; 4° vasi con frutti e semi ;
5° cocci « impressi » secondo la tecnica neolitica ;
6° altri oggetti.

IL

Il materiale della caverna di Latrònico.

1° gruppo - Capeduncole. — Come ho detto, un
carattere peculiare al materiale di questo deposito è
dato subito dal prevalere delle capeduncole e dei vasi
di grandi dimensioni. Abbiamo capeduncole inornate,
mentre altre son decorate a graffito.

a) Inornate. Tra le capeduncole raccolte, una
sola è rozza e un po' diversa dalla maggioranza
(fig. 12). È una tazzetta di terraglia grigia non
ingubbiata, semplicissima, a tronco di cono rovescio,
lievemente ventricosa e un po' asimmetrica ; ha il
labbro diritto e semplice. L'ansa, ad orecchia relati-
vamente assai grande, che dall'orlo va ad impostarsi
sul ventre, le conferisce il carattere di una tazzetta
per bere od attingitoio, per il più comodo maneggio,
mentre sarebbe stata incomoda per altri usi.

Poculi monoansati, a tronco di cono rovescio,
s'incontrano nel materiale dei terramaricoli, con ansa

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