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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Taramelli, Antonio: Gonnesa: indagini nella cittadella nuragica di Serrucci
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0347

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gonnesa ecc.

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Quando potranno essere estese le indagini ad altri
gruppi di abitazioni protosarde si avrà il modo di
chiarire meglio la questione se ogni villaggio o città
preistorica od ogni aggruppamento di nuraghi avesse
una di queste capanne che sembrano destinate a luoghi
di riunione, o se invece esse fossero limitate a deter-
minate località, dove le varie tribù convenivano ed
avevano il loro centro comune, sia religioso che po-
litico e civile.

Certo che i dati che possediamo sinora ci presen-
tano tanto l'esempio di tali edifici in una località
scelta come sede di un santuario di culto, qual'è l'al-
tipiano di S. Vittoria di Serri, come anche l'esempio
di Serrucci, in pieno villaggio, in mezzo alla vita.
Ma la vastità di esso, la imponenza delle rovine del
nuraghe che attestano una grandiosa costruzione for-
tificata, e come vedemmo, collegata con altre costru-
zioni nuragiche, ci inducono a credere che esso fosse
il più notevole nucleo abitato di tutto il bacino di
Gonnesa, il capoluogo di una grande parte del Sulcis
e come tale anche un centro politico.

Troppo pochi sono gli elementi raccolti relativi
al culto religioso. Nella capanna A il pilastrino sotto
le nicchie, presso l'ingresso, può ritenersi un altarino
per sacrifici od offerte propiziatrici delle riunioni a
cui evidentemente è destinato l'edificio. La capanna
C, con la riunione delle nicchie e delle pietre fitte,
richiamando elementi indubbiamente sacrali dell'am-
biente affine dell'isola di Malta, per non estendersi
a confronti più lontani, ci. permetterebbe di pensare
ad un tempietto, ad un recinto sacro collegato con
riti e con le cerimonie di un culto a divinità cam-
pestre, presiedente alla raccolta del grano ed alla
fabbricazione del pane. Ma questa cella, dalle modeste
proporzioni, per quanto separata da altre capanne me-
diante un muricciolo e quasi isolata entro un recinto,
mi pare troppo piccola per essere il solo luogo di
culto di quell'imponente ammasso di abitati. Forse
qualche altro sacrario, sfuggito alla esplorazione su-
perficiale, per quanto diligente, può essere nascosto
sotto le macerie, forse qualche esempio di quei templi
a pozzo che cominciamo a vedere abbastanza frequenti
nella Sardegna, sia in località isolate, come a Serri,
S. Vittoria, a Nuragus, in regione Coni, che presso
a centri di abitazione, come a S. Cristina di Pauli-
latino, o presso nuraghe Losa, di Abbasanta. Ma

forse il culto locale di Serrucci non avrà avuto uno
speciale sacrario a pozzo, che era invece lontano, in >
qualche località sede di culto sacro e di convegni
comuni a varie tribù, posta in qualche altro punto
del Sulcis, forse nel luogo stesso dove sorse il tempio
romano di Antas, al quale non pare corrisponda una
vera città romana, ma che fu forse preceduto da edi-
fici religiosi più antichi.

Già nello studio sul tempio nuragico di Serri, ac-
cennai alla possibilità che il santuario di S. Vittoria
servisse di luogo di culto alle genti del distretto di
Isili e di Mandas ; ed il Patroni, in una assai bene-
vola e geniale relazione su quel lavoro, espose anzi
l'idea che quello fosse un santuario federale, di fronte
ai templi delle singole tribù (').

La federazione di tribù che aveva il suo centro
a S. Vittoria, secondo l'opinione da lui espressa. « po-
teva essere vasta e potente e comprendere notevole
parte della Sardegna centrale e la stessa non lontana
Giara di Gesturi, la quale, tutta irta di nuraghi che
ne coronavano gli spalti e dotata sì di un tempio,
ma non di un luogo di riunione e di assemblee, sa-
rebbe stata come la vasta acropoli e fortezza della
federazione, mentre S. Vittoria, che ha bensì difese,
ma non ha gli spalti della sua Giara cinti di nu-
raghi (ed in ciò appunto si rivela un carattere spe-
ciale) ne sarebbe stato il centro religioso e politico »,
e si richiama alle città galliche, dove i santuari erano
centri di mercati, sedi di tribunali e di deliberazioni
comuni ad un vasto distretto.

Come non è possibile fissare i limiti del territorio
dipendente dalla stazione di Serrucci, e trarre dai
modesti elementi raccolti maggiore copia di dati, così
non mi resta ora che esprimere l'augurio che, o in
Serrucci, od in qualche altra località che sia stata
abbandonata in età cartaginese e romana possano
aversi elementi più completi per lo studio di un
centro di vita nuragica e vedere se ciascuno di essi
avesse in sè tutti gli edifici destinati a tutte le ma-
nifestazioni di vita sociale e religiosa; o se invece
molti di essi, e specialmente i templi a pozzo, nel
loro più ampio sviluppo, fossero più propri dei san-
tuari, centri e mèta di quelle panegirìsis, a cui ac-

(l) G. Patroni, in Archivio Storico Sardo, 1915, pag. 203.
 
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