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NECROPOLI BARBARICA DI NOCERA UMBRA
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che i signori Blasi, proprietari del fondo, mettendo
a coltura il campo, incontrarono colle fosse da viti
alcune tombe. Essi ne esplorarono quindici, delle quali
sette con suppellettile appartenente a uomini, e otto
con ornamenti e utensili muliebri. Alcune di queste
tombe, come vedremo dalla descrizione, erano ricche
di oggetti pregevoli per materia e per lavoro. Tutte
avevano stretta analogia coi sepolcri barbarici scoperti
in varie contrade d'Italia, specialmente con quelli di
Gividale del Friuli, di Testona, di Castel Trosino.
Opera lodevole dei signori Blasi fu quella di pro-
porre al Ministero di P. I. lo scavo completo e ordi-
nato dell' intero sepolcreto, sì che se ne potessero
trarre i maggiori vantaggi per lo studio delle anti-
chità barbariche; quindi furono facili le trattative
per parte dello Stato, che s'impegnò di proseguire le
indagini non appena la stagione propizia lo permet-
tesse. Intanto, pattuite le condizioni, fu stabilito di
ricercare subito, con alcuni saggi di scavo, quelle tombe
che qua e là disperse apparivano agli occhi di tutti,
ed erano di facile ritrovamento dopo le opere agricole
di sopra accennate, in modo che si potesse lasciare
con tutta sicurezza il terreno fino alla stagione pro-
pizia per gli scavi regolari. Questi saggi, che ancora
in gran parte furono rivolti per assicurare l'estensione
ed i confini del sepolcreto, non durarono che quindici
giorni, cioè dal 9 al 23 settembre 1897 e dettero
per resultato la scoperta di dodici tombe, delle quali
tre appartenevano ad uomini e nove a donne e bam-
bini. Anche queste ultime scoperte riuscirono fortunate,
perchè, aumentato il numero delle tombe, si potè sta-
bilire l'ordine che queste avevano nel sepolcreto, e
perchè ai materiali già noti per gli scavi fortuiti dei
signori Blasi e raccolti senza tenere conto dei molti
dati di fatto che interessano lo studio delle antichità,
veniva ad aggiungersi un nuovo incremento, corredato
di tutte quelle notizie che sono il frutto di una esplo-
razione sistematica. È da aggiungersi, inoltre, che i
detti saggi di scavo furono fortunati, perchè dettero
alcuni oggetti di pregio singolare, i quali non hanno
raffronti tra le suppellettili delle tombe barbariche
finora scoperte in Italia. Gli scavi furono poi ripresi
il 15 marzo 1898, e condotti in modo sistematico
sino alla esplorazione completa della località.
In questo sepolcreto le tombe si trovano a poca
distanza tra loro, allineate per ogni verso in modo
da l'ormare in pianta una specie di reticolato (cfr. tìg. 2).
Le tombe indistintamente hanno una forma rettango-
lare, profonda, dove il terreno non è disceso, circa
m. 1,50, e meno dove il terreno è venuto a mancare.
Generalmente le tombe che hanno dato oggetti di
valore erano più profonde delle altre. Tutte poi sono
orientate a levata di sole, e la loro maggiore o minore
inclinazione rispetto a questo punto dipende dall'essere
stati seppelliti i morti nelle diverse stagioni. I ca-
daveri venivano invariabilmente deposti coi piedi ad
oriente: giacevano supini, per lo più colle mani po-
sate sul ventre. Furono calati nella fossa dopo essere
stati chiusi entro una cassa di legno, le cui tracce
apparvero in tutti i seppellimenti, insieme alle staffe
di ferro ed ai lunghi chiodi che servirono per rinfor-
zare le testate della cassa. Il riempimento della fossa
si faceva col materiale stesso che ne era stato estratto;
così nei punti dove affiorava il masso troviamo i se-
polcri ripieni di pietre, dove invece le fosse erano inca-
vate negli strati argillosi, il riempimento facevasi con
la terra medesima che ora stata tolta dalla fossa, e
sembra che venisse battuta a bella posta sì da ren-
derla tanto dura quanto il suolo vergine. In questi
punti viene manifestata la presenza della tomba da
qualche frammento di laterizio o da qualche carbone,
caduti colla terra di riempimento. Apparisce mani-
festa l'intenzione di nascondere affatto il luogo dove
veniva eseguito il seppellimento, sì che quasi se ne
perdesse ogni traccia. Ed è certamente per questo
motivo che sopra alle tombe non trovasi mai il più
piccolo segno di tumulo e tanto meno di stele o di
altro indizio esteriore del seppellimento. La cassa di
legno doveva essere fatta con tavole molto robuste,
se si voglia tenere conto dei lunghi e grossi chiodi
e delle solide sbarre di ferro che la tenevano insieme.
Inoltre, ciò si può arguire dal fatto che deve
avere sostenuto per lungo tempo il peso del riempi-
mento della fossa, tanto che vi potesse filtrare dentro
per le acque uno strato di lino sottile, e tanto che
il cadavere fosse del tutto decomposto. Infatti non
si potrebbe spiegare altrimenti la ragione, perchè in
alcune tombe le ossa si trovino confuse e notevol-
mente spostate in maniera che soltanto qualche osso
lungo determina la posizione vera del cadavere. Si è
pure osservato, che al disfacimento del cadavere deb-
bono avere resistito più a lungo i legamenti delle
NECROPOLI BARBARICA DI NOCERA UMBRA
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che i signori Blasi, proprietari del fondo, mettendo
a coltura il campo, incontrarono colle fosse da viti
alcune tombe. Essi ne esplorarono quindici, delle quali
sette con suppellettile appartenente a uomini, e otto
con ornamenti e utensili muliebri. Alcune di queste
tombe, come vedremo dalla descrizione, erano ricche
di oggetti pregevoli per materia e per lavoro. Tutte
avevano stretta analogia coi sepolcri barbarici scoperti
in varie contrade d'Italia, specialmente con quelli di
Gividale del Friuli, di Testona, di Castel Trosino.
Opera lodevole dei signori Blasi fu quella di pro-
porre al Ministero di P. I. lo scavo completo e ordi-
nato dell' intero sepolcreto, sì che se ne potessero
trarre i maggiori vantaggi per lo studio delle anti-
chità barbariche; quindi furono facili le trattative
per parte dello Stato, che s'impegnò di proseguire le
indagini non appena la stagione propizia lo permet-
tesse. Intanto, pattuite le condizioni, fu stabilito di
ricercare subito, con alcuni saggi di scavo, quelle tombe
che qua e là disperse apparivano agli occhi di tutti,
ed erano di facile ritrovamento dopo le opere agricole
di sopra accennate, in modo che si potesse lasciare
con tutta sicurezza il terreno fino alla stagione pro-
pizia per gli scavi regolari. Questi saggi, che ancora
in gran parte furono rivolti per assicurare l'estensione
ed i confini del sepolcreto, non durarono che quindici
giorni, cioè dal 9 al 23 settembre 1897 e dettero
per resultato la scoperta di dodici tombe, delle quali
tre appartenevano ad uomini e nove a donne e bam-
bini. Anche queste ultime scoperte riuscirono fortunate,
perchè, aumentato il numero delle tombe, si potè sta-
bilire l'ordine che queste avevano nel sepolcreto, e
perchè ai materiali già noti per gli scavi fortuiti dei
signori Blasi e raccolti senza tenere conto dei molti
dati di fatto che interessano lo studio delle antichità,
veniva ad aggiungersi un nuovo incremento, corredato
di tutte quelle notizie che sono il frutto di una esplo-
razione sistematica. È da aggiungersi, inoltre, che i
detti saggi di scavo furono fortunati, perchè dettero
alcuni oggetti di pregio singolare, i quali non hanno
raffronti tra le suppellettili delle tombe barbariche
finora scoperte in Italia. Gli scavi furono poi ripresi
il 15 marzo 1898, e condotti in modo sistematico
sino alla esplorazione completa della località.
In questo sepolcreto le tombe si trovano a poca
distanza tra loro, allineate per ogni verso in modo
da l'ormare in pianta una specie di reticolato (cfr. tìg. 2).
Le tombe indistintamente hanno una forma rettango-
lare, profonda, dove il terreno non è disceso, circa
m. 1,50, e meno dove il terreno è venuto a mancare.
Generalmente le tombe che hanno dato oggetti di
valore erano più profonde delle altre. Tutte poi sono
orientate a levata di sole, e la loro maggiore o minore
inclinazione rispetto a questo punto dipende dall'essere
stati seppelliti i morti nelle diverse stagioni. I ca-
daveri venivano invariabilmente deposti coi piedi ad
oriente: giacevano supini, per lo più colle mani po-
sate sul ventre. Furono calati nella fossa dopo essere
stati chiusi entro una cassa di legno, le cui tracce
apparvero in tutti i seppellimenti, insieme alle staffe
di ferro ed ai lunghi chiodi che servirono per rinfor-
zare le testate della cassa. Il riempimento della fossa
si faceva col materiale stesso che ne era stato estratto;
così nei punti dove affiorava il masso troviamo i se-
polcri ripieni di pietre, dove invece le fosse erano inca-
vate negli strati argillosi, il riempimento facevasi con
la terra medesima che ora stata tolta dalla fossa, e
sembra che venisse battuta a bella posta sì da ren-
derla tanto dura quanto il suolo vergine. In questi
punti viene manifestata la presenza della tomba da
qualche frammento di laterizio o da qualche carbone,
caduti colla terra di riempimento. Apparisce mani-
festa l'intenzione di nascondere affatto il luogo dove
veniva eseguito il seppellimento, sì che quasi se ne
perdesse ogni traccia. Ed è certamente per questo
motivo che sopra alle tombe non trovasi mai il più
piccolo segno di tumulo e tanto meno di stele o di
altro indizio esteriore del seppellimento. La cassa di
legno doveva essere fatta con tavole molto robuste,
se si voglia tenere conto dei lunghi e grossi chiodi
e delle solide sbarre di ferro che la tenevano insieme.
Inoltre, ciò si può arguire dal fatto che deve
avere sostenuto per lungo tempo il peso del riempi-
mento della fossa, tanto che vi potesse filtrare dentro
per le acque uno strato di lino sottile, e tanto che
il cadavere fosse del tutto decomposto. Infatti non
si potrebbe spiegare altrimenti la ragione, perchè in
alcune tombe le ossa si trovino confuse e notevol-
mente spostate in maniera che soltanto qualche osso
lungo determina la posizione vera del cadavere. Si è
pure osservato, che al disfacimento del cadavere deb-
bono avere resistito più a lungo i legamenti delle