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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Giglioli, Giulio Q.: Cavernette e ripari preistorici nell'agro falisco
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0013

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CAVKRNKTTK E RIPARI PREISTORICI XEI.l'aGRO FALISCO

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del Piluccio in quantità, o nero-lucide, fusaiuole di-
scoidi, un frammento cui sta aderente per le incro-
stazioni un piccolo anellino di rame o di bronzo, un
coccio che sembra dipinto, avanzi di pasto.

Lo strato più profondo dette la solita industria
litica ed ossea e deve notarsi che anche qui essa era
largamente associata alla rozzissima ceramica, che
descrivo più avanti sotto il tipo A2.

Deve segnalarsi il numero veramente rilevante
dei grattoirs carenés, che vi rinvenni. Ma poiché tardi
mi accorsi della loro presenza, venendo essi estratti
col fango e quindi affatto irriconoscibili, non essendo
altro, in fondo, che ciottoletti, è certo che la maggior
quantità ne andò perduta.

Un lembo dello strato archeologico continua tut-
tora a sinistra sotto i massi ed ho voluto lasciarlo
quale testimonio dello scavo.

Indubbiamente il luogo era stato frequentato in
tutte le età a cominciare da quella della pietra. La
caverna che un tempo era assai grande, richiamava
l'attenzione per essere alla confluenza di due larghi
fossi e per la sorgente che allora doveva sgorgare ab-
bondante in fondo ad essa. Servì dapprima di labo-
ratorio ai litoplidi, ricevette visite successive, più
rade nell'età di mezzo, più frequenti con lunghe so-
ste nell'età del ferro e nell'età storica: allora qualche
pio visitatore onorò la fonte lasciando qualche og-
getto : non solo si ha evidentemente qualche ex-voto,
ma come tale credo possa ritenersi anche qualche
moneta e le lucernette, che non avrebbero avuto al-
cun utile scopo in quel luogo. È da escludersi qua-
lunque traccia di sepoltura

La sorgente migrò più in basso ed ora sgorga in
un luogo precisamente sottostante con una ricca polla
d'acqua dal contatto tra i tufi e le ghiaie, a livello
del fosso. Le infiltrazioni perdutesi nel terreno ave-
vano determinato il crollo dell'antro e il mantello di
terra trascinato dalla frana, o accumulato posterior-
mente dalle acque, aveva protetto il deposito.

Un riparo assai interessante comparve poco sotto
la caverna precedente. Quando fu preso in esame,

(*) Presso il nuraghe Lughorras, si trovò la favissa di un
tempio di età storica : quivi «la grande massa votiva delle ter-
racotte del cumulo votivo è data dalle lampade che si rinven-
nero a migliaia ». — Taramelli, Il nuraghe Lugherras presso Pauli-
latino, Mon. Ant. d. Lincei, XX, 1910.

Monumenti Antichi — Vol. XXVI

aveva assai modesto aspetto e sarebbe molto proba-
bilmente sfuggito senza il lungo soggiorno che do-
vetti fare in quella località. Non era che una bassa
grotticella, entro un breve masso sporgente dal suolo.
La cavernetta nulla conteneva, ma lo sterro liberò
davanti al macigno un breve piazzaletto il quale rac-
chiudeva il deposito preistorico.

Sotto 1' humus, alla profondità di cent. 40 o 50,
apparve il primo strato. Una grande quantità di selci
era anche qui associata alla stessa ceramica di Terra
Rossa, ma in questo caso assai scarsa. Si noti che
selci e ceramica facevano un tutto compatto poiché
le infiltrazioni avevano cementato il terreno produ-
cendo una specie di breccia che si dovette rompere
faticosamente col piccone. Un piccolo lembo di essa si
interna ancora un poco sotto il masso strapiombante
che costituisce il riparo, ed ho appunto voluto per
ora lasciarlo come testimonio dello scavo.

Seguiva uno straterello sterile di cent. 15 o 20,
quindi un altro strato con le selci abbondantissime e con
le solite scheggio ossee e lavorate, ma senza la ceramica.

Segnalo l'abbondanza delle cuspidi à cran che ho
raccolto in tutti e due gli strati, dei raschiatoi di ca-
rattere neolitico e qualcuno di quelli surelévés, di
qualche veramente bella lama. Su ripeteva pertanto
l'identica condizione verificatasi nella cavernetta di
Terra Rossa che sta di fronte, dalla parte opposta
del fosso; sarebbero bastati questi depositi assoluta-
mente intatti, ricchi di materiale identico, a darci
un' idea di queir industria.

Indico questo luogo col nome di Riparo Lattami,
per ricordare gli egregi signori, proprietari del ter-
reno, che con ogni cortesia mi consentirono le ricerche.

Parallelamente al Rio Fratta si ha un corso d'ac-
qua che da Vignanello, passando poi sotto Gallese,
si dirige al Tevere via via assumendo vari nomi.
Esplorai la riva destra di quel tratto in cui esso è
detto Fosso dell'Acqua Santa, che prende l'aspetto
di un borro selvaggio e impraticabile, incassato tra
le alte pareti rocciose.

Riparo dell'Or taccio. —Lasciando a sinistrala
via Amerina si giunge al così detto Passo di Aliano,
sul fosso dell'Acqua Santa, in località Ortaccio, nel
fondo Cappucci. Fu quivi saggiato un ampio riparo
che non dette che scarsa ceramica.

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