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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 27.1921

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Orsi, Paolo: Megara Hyblaea: 1917-1921; villaggio neolitico e tempio greco arcaico, e di taluni singolarissimi vasi di Paternò
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https://doi.org/10.11588/diglit.12551#0061

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MTSOARA HYBLAEA

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di y2 m- ('' humus, tenendo a base la data 482 a. C,
nel quale anno la città fu distrutta e per sempre abban-
donata, salvo a risorgere per brevi periodi, come umile
ed oscuro villaggio agricolo.

Saggio n. I. Senonchè questa misurazione strati-
grafica abbisognava di ulteriori controlli in vista delle
capitali deduzioni cronologiche, da essa, emergenti.
Nella campagna del 1917 non si era, d'altro canto, per-
venuti a precisare l'indole del deposito neolitico sovra-
stante per circa y2 ni. alla roccia: si era bensì, e con

chiara e perspicua. Di tale trincea si vede la sezione
corta a fig. 2.

Lo scopo precipuo di questa trincea, che venne
man mano ampliandosi in superficie ed in profondità,
fu di meglio sondare o determinare lo strato preisto-
rico, che nel 1917 ci aveva dato copiosi frammenti della
preziosa coppa colorata, di cui si dirà appresso ; di
rinvenirne altri ; di stabilire così in estensione come
in profondità lo sviluppo del filone preistorico ; infine
di precisarne l'indole. Non senza stupore si constatò

fondata ragione, pensato ad un abitato, escludendo
una necropoli, ma tutto ciò si delincava ancora vaga-
mente, ed abbisognava, di essere chiarito. Fu soltanto
nell'aprile del 1918 che intensificando le ricerche nel-
l'area del tempio, e pervenuti a fissarne in qualche guisa
il perimetro, mediante un trincerone che ne attraver-
sava per il corto (nord-sud) tutta la parte mediana,
si constatò la presenza, di un vasto deposito di detriti
stentinellesi, che da m. 1,45 di prof, scendeva fino a 4,10,
dove apparve il fondo roccioso rudemente intaccato e
spianato. Ma ben altro venne in chiaro mediante un
lavoro condotto con grande lentezza e cautela, per la
constatazione meticolosa e matematica di tutti i pic-
coli fatti, che il piccone veniva quasi di ora in ora rive-
lando in questo strano ed attraentissimo scavo. Fu
in fatto dalla grande trincea condotta circa al centro
della cella templare che si ebbe la chiave rivelatrice
del complesso dei fatti, che poi apparvero tutti in luce

Monumenti Antichi — Vol. XXVII.

che il cavo o fosso scendeva, scendeva, scendeva sem-
pre, fra due pareti di alluvione geologica antichissima
prima e di roccia poi. E così seguendo la colmata e
sgomberandola si arrivò fra le due pareti a piombo
alla cospicua profondità di m. 4,10, dove finalmente
apparve il sodo, cioè il fondale di roccia. Sottoposte
a ripulimento definitivo le due pareti di nord e di sud
si vide, con non minore sorpresa che questo, che ormai
senza esitanza chiameremo fossato, era rivestito dal
punto dove appare la roccia in su, di due paramenti
in muratura, formata di pietre brute ed in rustico, sulla
cui età ed indole io non sapeva a tutta prima orien-
tarmi. Ebbi in fatto un vago sospetto si trattasse di
qualche rozzo manufatto greco dovuto ai costruttori
del tempio al fine di consolidare le fondazioni della
cella, la quale veniva appunto a coincidere con un'am-
pia falla del sottosuolo, la cui ragione ed indole non
poteva che sfuggire ai costruttori greci. Di tali precau-

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