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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 27.1921

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Orsi, Paolo: Megara Hyblaea: 1917-1921; villaggio neolitico e tempio greco arcaico, e di taluni singolarissimi vasi di Paternò
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https://doi.org/10.11588/diglit.12551#0076
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MEO ARA HYBT.AE \

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giare analogia formale, ne diverge poi essenzialmente,
essendo vaso a sospensione, mentre codesti sono vasi
a piede. Alla stregua di questi criteri, anche in Tessaglia
vi sarebbe qualche vaso che nella sagoma generale ri-
chiama i nostri ma sono piuttosto rassomiglianze
casuali, non immediate ed organiche, le quali consen-
tano di parlare di una comune origine e tendenza nella
scelta di forme predilette e diffuse ; in altri termini
noi non ci troviamo davanti a forme tipiche e caratte-
ristiche della civiltà neolitica della Tessaglia, o di altre

l'opera del Mosso (tav. IV, e fig. 63), aggiungendovi un
terzo analogo della collezione Ridola di Matera (fig. 64).
E la decorazione del collo di quest'ultimo reca pure una
trinetta, rispondente a quella del nostro maggiore esem-
plare. Sono delle olle ad alto ed ampio collo, qui ver-
ticale, di cui una munita dell'ansa a cilindro. Altri due
vistosi frammenti (figg. 65 e 69) si riferiscono a recipienti
affini, essi pure decorati, e provengono dalla grotta
della Zinzulusa, la quale, ben lo si ricorderà, ci ha pure
procurato una coppa a calotta, gemella a quelle megaresi.

Fig. P.

regioni, ben sapendosi che ogni fase di civiltà abbia
avuto anche nelle ceramiche delle forme speciali che
la denotano e la segnalano. E mi risparmio, per ragioni
ovvie, la dimostrazione di questa tesi. Soggiungo piut-
tosto, che, so codesta forma del recipiente si rintraccia
in orizzonti svariati di età più progredite, qui il vaso
assume impronta peculiare per l'ampio collo strombato,
e per le anse cilindriche, impostate orizzontalmente, di
cui non v'è traccia in Tessaglia, e sulle quali è oppor-
tuna una breve digressione. Ma prima di questa debbo
ricordare, come la necropoli neolitica del Pulo, ci ha
fornito due vasi completi, e frammenti d'altri, affini ai
nostri per forma, e decorati cromaticamente. Questi due
pezzi insigni sono stati riprodotti in modo superbo nel-

(') Tsounta, Aipro'istorikai Akropoleis Dimmiou hai Sesklou,
figg. 83, e 118 ; tav. XVII, 1.

Questa coincidenza è tutt'altro che fortuita e dimo-
stra, che lungo l'Adriatico si schieravano stazioni neo-
litiche, le quali accoglievano dalla opposta sponda
prodotti vascolari di una industria infinitamente più
perfezionata. In seguito a questa inchiesta non cade
dubbio pertanto, che i due misteriosi vasi di Paterno
non rientrino in quella famiglia della ceramica neoli-
tica dipinta, di origine forestiera, e di centri di fab-
bricazione ancora imprecisati, e che provengano da
qualche sepolcro tumultuariamente frugato da villani,
di cui è una vera iattura non siasi potuto rintracciare
nè l'ubicazioni», nè il contenuto completo.

Ed ora, prima di lasciare i due vasi insigni di Pa-
terno, aggiungo due parole sull'ansa cilindrica o cana-
liculata, le quali ci condurranno alla riconferma di
quanto sui vasi stessi venne sin qui esposto. Che tale
foggia di ansa venisse usata dai vasai della ceramica
 
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