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FIDIA IN ETRURIA

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Il frontone orientalo del Parthenone.

Di esso sono rimasti - come è noto - numerosi avanzi
di sculture, ma pochi ragguagli indiretti (1). Pausania
se ne sbriga con poche parole, e non ferma la sua atten-
zione se non sul mito rappresentato: la portentosa
nascita di Athena, a cui faceva riscontro sull'opposto
frontone occidentale la contesa della dea con Posidone
per il dominio sulla terra attica (2j. Si sa che questo
frontone fu rovinato nella parte centrale sin dal pe-
riodo bizantino, quando fu aperto in esso una specie di
vasto « occhio » per dar luce alla cella trasformata in
chiesa cristiana (fig. 1). Però lo studio accurato dei
frammenti superstiti, il confronto - per il complesso delle
figure mancanti-con un puteale conservato a Madrid (3),
e i rilievi diligentissimi fatti da Pruno Sauer intorno
agii attacchi ed alle impronte delle statue (una ventina)
sulla cornice orizzontale del timpano, la quale rappre-
sentava il piano, il terreno della scena raffigurata (*),
hanno servito a ricostituire idealmente - ma su basi
scientifiche - tutto il mirabile gruppo fidiaco. Io non
intendo di rinnovare qui le discussioni su alcuni parti-
colari tuttora controversi, relativi agli attori ed agli
spettatori del miracoloso evento rappresentato. Per lo
scopo che mi propongo, è necessario concentrare l'atten-
zione soltanto sopra l'angolo estremo del vasto triangolo,
corrispondente alla destra di chi guarda ; ma dobbiamo
tuttavia prendere le mosse dallo schema dell'intera com-
posizione.

Ora, da tutti gli studi fatti intorno ad essa risulta
che India, nel concepire il quadro plastico principale del
Parthenone, tenne assai conto del luogo dove si svolge
la scena, cioè dell'ambiente olimpico, celestiale, scono-

I1) Vedasi la bibliografìa relativa nel recente volume di
M. Collignon, Le Parthenon, Parigi 1914, pag. 143 sg., nota 1.

Opera fondamentale resta anche sempre quella di Adolf Mi-
chaelis, Ber Parthenon, Lipsia 1871, le cui riproduzioni nel-
l'annesso Atlante - edito pure a Lipsia un anno prima - abbiamo
preso a base per le nostre figure

Per i frontoni vedasi il libro del Michaelis a pag. 151-203.

(2) Pausania, 1, 24,5 (ed. Hermannus Hitzig, I, pag. 56) :
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(3) Cfr. Collignon. op. cit., pag. 150. fig. 55, ed ivi biblio-
grafìa alla nota I.

(4) B. Sauer, in Aih. Mitth.. XVI (1801), pag. 59sgg., tav. III.

sciuto agli uomini. Egli, che - come è risaputo e come si
comproverà in seguito - aderisce all'indirizzo artistico
polignoteo, e traduce nel duro e chiuso campo della pla-
stica non pochi principi e forme apparsi la prima volta
nell'ambito della megaloarafia, rimane ligio, per quanto
può, allo sfondo paesistico - tanto per intenderci -
quasi direi al colorito locale della scena rappresentata.
Questa tendenza a non proiettare piti le figure sopra uno
scenario neutro e incolore, come largamente aveva ope-
rato l'arte arcaica, ma a far muovere invece i personaggi
in un ambiente ben determinato, rappresenta un princi-
pio nuovo, uno dei cardini della pittura e della scultura
dalla seconda metà del sec. V in poi.

Il vertice materiale e spirituale del frontone, con
l'apice rivolto al cielo, ma concettualmente proiettato
innanzi, verso oli spettatori, era occultato non piti da
una sola divinità, come la tradizione aveva dettato
ancora sugli analoghi frontoni di Egina e di Olimpia,
ma da tre numi : da Zeus a cui Hephaistos aveva aperto
il cranio con un colpo di bipenne, e già balzata in piedi
davanti a lui la « illustre dea dagli occhi cerulei... coperta
di auree armi di guerra » come canta l'Inno omerico ad
Athena (1). Intorno, variamente atteggiati a riposo,
gli altri componenti la superna assemblea, esprimono
lo stupore per l'improvviso prodigio con gesti natura-
listici, ma tuttavia improntati ad una ingenua acca-
demia. Nella originale concezione di questo quadro il
genio di Fidia era riuscito a liberarsi da tutte le pastoie
convenzionali; e se pure egli non potò distogliere lo spi-
rito da tipi e forme adottati prima di lui, impresse agli
elementi del vecchio repertorio un soffio di vitalità pro-
fonda e inconsueta. Sia il problema più arduo che si
dovette affacciare alla sua fantasia, riguardava la deter-
minazione del tempo e del luogo in cui avviene il mira-
colo. La nascita di Athena è concepita in pieno merig-
gio splendente conte le armi della neonata, nella scono-
sciuta sede dei superi, sotto l'ampia volta dell'universo.
La dea segna insieme lo senith ed il cardo del cielo, la
massima vigoria del giorno ed il centro materiale del
mondo accanto a Zeus. Ma come rendere questo com-
plesso e mistico concetto nella obbligata superficie di un
frontone triangolare? Per esprimere le più ardite con-

(') Inno om. nel Affiena, XXV1IJ, ex v. l-!i:

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