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MONUMENTA LANUVINA

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Il fabbricato ha due accessi sulla strada, larghi ri-
spettivamente m. 0,88 e m. 1,20 (?). Ciascuno di questi
accessi comunica con un vano terreno abbastanza ampio,
di forma trapezoidale, con pavimenti di mosaico bianco
e fasce nere all'intorno. Altri due vani, con muro divi-

o.E55 -*|

Fio. 22.

sorio normale ai muri degli altri due, erano collocati
nello spazio intermedio, con diversi passaggi. Tracce
di mosaico, bianco e nero, a semplici disegni geome-
trici sulle soglie. All'angolo nord-ovest dell'edificio
era già una scala, di cui non resta più traccia, condu-
cente al piano superiore. Un vano più piccolo è a sini-
stra della scala. Al di sotto di questa era praticato un
cunicolo, in muratura, probabilmente per lo smalti-
mento delle acque. E questo l'unico edificio di carattere
apparentemente privato, che si conosca nelle vicinanze
immediate del tempio. Ma l'esplorazione della località,

arrestata in questo punto nonostante la prosecuzione
dei muri, lascia supporre che altre costruzioni dello
stesso genere fiancheggiassero dallo stesso lato la via
principale dell'acropoli.

Inesplorata almeno in parte, e tuttora incolta e
coperta di- rovi e di piante silvestri, rimane la zona
di terreno retrostante alle costruzioni testò descritte
e sopraelevata di qualche metro rispetto a queste :
zona esattamente limitata dagli scavi profondi eseguiti
intorno ad essa. È certo che i muri di cinta dell'acro-
poli, i quali muovendo da una parte e dall'altra dei
bastioni davanti alla porta, recingevano i fianchi della
collina, ora assecondandone ora rettificandone le
sinuosità, furono in età relativamente tarda demoliti,
e di essi non rimangono oggi, qua e là, che le fondazioni
nascoste nel sottosuolo. Una traccia di queste è molto
probabilmente il breve tratto di muro ad opera qua-
drata, che si conserva nel punto L (tav. I), a circa cin-
quanta metri ad ovest della porta. Anche nell'interno
della proprietà Consolo, a destra della strada, si è rin-
venuto durante uno scavo recente, un lungo tratto delle
mura (tav. I, D). Certo è che da quella parte il muro di
cinta dell'acropoli doveva anche servire come muro
di sostegno della terrazza del tempio.

Ignoriamo se poco o molto tempo dopo la demoli-
zione dei muri di cinta, il lato occidentale e parte del
lato meridionale dell'acropoli furono regolarizzati a
rettifilo e chiusi da portici. Gli scavi eseguiti da Lord
Savilc misero alla luce un muro lungo m. 100, in dire-
zione da nord a sud, tuttora in gran parte visibile,
costruito in pietrisco e calce e già rivestito d'intonaco
fronteggiato alla distanza di m. 3,20 da una fila di pila-
stri e mezze colonne (tav. I, M-M') in opera reticolata e
ricorsi di mattoni, con basso gradino sul davanti e una
cunetta di scolo in pietrame, di cui restano pochi avanzi,
parallela e aderente al gradino per tutta la lunghezza del
portico. Si conservano tuttora in posto i resti di sedici
dei detti pilastri di forma quadrata, di m. 0,90 X 0,75,
con le mezze colonne del diametro di m. 0,42, distanti
m. 1,99 l'uno dall'altro. Sono questi evidentemente i
resti di un portico monumentale, dell'età dell'impero.
Le mezze colonne, a reticolato con ricorsi di mattoni,
originariamente rivestite di stucco, portavano tutte
un semplice capitello di peperino, in istile dorico con
abaco di m. 0,53 X 0,295 di lato (fig. 22). Sopra i capi-
telli poggiava la cornice di coronamento dei por-
 
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