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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 27.1921

DOI Artikel:
Minto, Antonio: Le terme romane di Massaciuccoli
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https://doi.org/10.11588/diglit.12551#0255

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LE TERME ROMANE DI MASSACIUCCOLI

USO

si apre nelle fondazioni del muro perimetrale delle
terme sul lato di mezzogiorno.

Il corridoio e la sottostante fornice, e così le altre
costruzioni adiacenti, situate sull'angolo sud-ovest
della terrazza, sono strettamente collegate con la
cella caliti/i ria ; e nell'insieme offrono in pianta una di-
sposiziono asimmetrica rispetto agli altri ambienti
delle terme.

La cella calidario, (tav. I, Z) è di pianta rettangolare
all'esterno, ma internamente i lati brevi si presentano
leggermente absidati. TI piano è quasi interamente
occupato dal grande alveo (fig. 8), sospeso sopra un
ipocausto, ed isolato dai muri della, cella da una inter-
capedine, che comprendeva tutta la serie dei tubuli
fietUes destinati al passaggio del calore.

Interessante riesce l'esame di questi resti della
cella calidaria, poiché offrono degli elementi anche
nuovi intorno al funzionamento dell'ipocausto ed alla
trasmissione del calore. Osserviamo anzitutto la
strultura dell'ipocausto (cfr. tav. IV, a). Il piano
di esso abbraccia quasi l'intera superficie della cella
(lungh. mass. m. 11,50 ; largii, mass. m. 6), eccettuata
la parte mediana, nella quale è diviso dal praefumium.
Nella costruzione del praefumium si nota anzitutto
un piccolo vano, aderente al muro ovest, di forma
rettangolare (m. 2,10 per 1,45), con le pareti costrutte
in mattoni disposti a filari regolari, e con il piano la-
stricato, profondo m. 1,10 rispetto a quello dell'ipo-
causto ; questo vano, la cui apertura, ora completa-
mente distrutta, era praticata nelle fondazioni del muro
di ponente, trovasi collegato con un altro piccolo
vano di pianta quadrata, posto sulla medesima linea,
che ha il piano quasi allo stesso livello di quello
dell'ipocausto, risultando solo inferiore di m. 0,10.
Nella parte superiore i muretti, che dividono questo
loculo dall'ipocausto, descrivono una linea curveg-
giante, trasformandone la sezione da quadrata a cir-
colare, e presentano agli angoli quattro pilastrini
sporgenti. La conformazione e la struttura speciale
di questo vano fa pensare che abbia servito di cu-
stodia alla caldaia (ama) destinata al riscalda-
mento.

Il piano dell'ipocausto, nello strato inferiore ad
opus testaceum e sopra ad opus Signinum, è rivestito
da tegulae fìttili, sulle quali poggiano le pilae, disposte
in file regolari, destinate a sostenere l'alveo pensile.
Monumenti Antichi — Voi.. XXVII,

Le pilae non sono tutte di uguali proporzioni, ma va-
riano secondo la loro ubicazione ; uniformi invece
sono nella struttura, a eorsi regolari di mattoni le-
gati da strati spessi di calce, e con le pareti fasciate
esternamente da tegulae fittili. Il grande alveo rettan-
golare, sospeso sulle pilae, serve di vòlta all'ipocausto ;
la volta era pure rivestita da tre ordini sovrapposta
di tegulae bipedales, delle quali si scorgono tuttora ì
resti dell'ordine inferiore, negli spazi intermedi delle
pilae. Tutto l'ipocausto adunque era fasciato da te-
gulae fittili e ciò per facilitare la trasmissione del ca-
lore, secondo i precetti architettonici che troviamo
conservati in Vitruvio (V, 10).

Il grande bacino rettangolare, sospeso sull'ipocausto,
è costrutto in opus testaceum, dello spessore di metri
0,30 sul fondo, e presenta le pareti conformate a tre
ordini di gradini (solia), disposti sul lato lungo di le-
vante e sui lati brevi di settentrione e mezzogiorno,
i quali risultano leggermente absidati. Il piano ed i
gradini dell'alveo erano rivestiti da sottili lastre (cru-
stae) di marmo bianco, del solito tipo ritrovato nel
salone centrale, che presenta i caratteri del marmo
pario. Tra l'alveo e le pareti della cella, nell'interca-
pedine, si scorgono i resti dei tubuli fidiles, che, in
serie continuata, fasciavano tutto all'ingiro le pareti
della cella partendo dall'ipocausto. Questi tubuli
fictiles sono di forma rettangolare, senza traccia alcuna
di fori nei lati brevi; per cui ne risulta che ciascuna
serie di tubuli era isolala e non intercomunicante con
le serio contigue, come in altri sistemi di tubulazione (J)
(cfr. tav. IV, b, c, d). Ciascuna serie di tubuli si apriva
in basso nell'ipocausto, poggiando, sia sulle testate
delle tegulae che rivestivano tutto all'intorno le pa-
reti, sia sopra le tegulae bipedales, sporgenti nell'or-
dine inferiore, che ricoprivano, sopra le pilae, la vòlta.
Il passaggio così del calore dall'ipocausto ai tubuli si
effettuava in modo uniforme. Ma un singolare sistema
per la trasmissione del calore si riscontra nello spes-
ore delle pareti dell'alveo. In corrispondenza con i
gradini si hanno dei vani di sezione triangolare, rive-

li1) Per questo tipo di iuhuìi fictiles cfr. Punii, Handbuek
der Architektur, II, 2 (2> ed.), p. 188, fig. 197. Vedasi inoltre
(sia per il tipo dei tubuli, sia per la loro disposizione, analoga negli
edifici termali di Saalburg e di Schweiz) Fusch, Uèber Eypókaus-
ten Hemmgen, Diss. Hannover, 1910, p. 12, tav. Ili, figg. 7, 9,
10, 10 a.

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