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15

CROMA

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In quel volume il Rudorff (') riassume e chiarisce
magistralmente quanto di meglio dal Rigault in poi
si era detto intorno allo argomento, considerato da
ogni punto di vista, portandovi nuovi e apprezzabili
contributi (!). Dopo avere accennato in prima al po-
polo (il Babilonese), dal quale i Romani, pel tramite
degli Etruschi (3), ebbero nozione dell'uso della groma,
il Rudorff passa ad enumerare le parti onde lo stru-
mento consisteva, deducendone la conoscenza dai
relativi luoghi dei gromatici (4), ma dimostra di non
avere dello strumento stesso, completo, una idea pre-
cisa, poiché ritorna alla pretesa somiglianza, non senza
riserve però, fra groma e chofabaies : « die groma hat
also grosse Aehnlichkeit mit dem Chorobates..., nur
werden die Arme schwerlich, wie bei diesem Instru-
ment, zwanzig Fuss gemessen haben ». « Distingue poi
i due pezzi principili, groma (la croce) e ferramen-
1 a m (il sostegno}, sulla scorta dei luoghi di Nipw (5) e di
Igmo (6): pone in rilievo la promiscuità dell'uso dei
nomi groma e f'err a m entum presso i gromatici per
lo strumento intero : conferma che te Ir antem pone r e
hei-^st oiucn Kreutzpunkt auf der Erde bestimmen »,
e, per conseguenza, nessuna confusione è possibile fra
tetrans e ferramentum (7) ; e crede col van Goes (8)
alla esistenza di un quinto perpendicolo ricadente dal
centro della croce « das ferramentum hat unter dem
Mittelpunkt seines Bodens einen Perpendikel, der
auf das entsprechende Centrum auf der Erde treffen
muss », quinto perpendicolo che sembra richiesto dalla
conversione deWumbilieus soli (= centro della croce)
alla quale accenna Nipso in questi tre luoghi : « ad
umbilicum soli emissum perpendiculum cum super si-

(*) Gromatici veteves, voi. II ; Erlàuterunqen zu den Schriften
der rom. Feldmesser. A. Rudorff, Gromatischc Inslitutionen, pp.
227-464.

(2) Op. oit. pp. 335-340.

(3) Herod. 2, 109 ; cfr. 0. Miiller, Èkusìcer, III, 6, 11 ; Gr.
Vet., 107, 10; 225, 10.

(4) Gr. veti : cornicula, 32, 19 ; 288, 5 ; per le regiones coeli
corrispondenti ai cornicula, 225, 7-9 ; nerviae, fila, perpendicula,
32, 20 ; 33,5 ; 192,9 ; normae, 286,2.

(5) Gr. vet., 285,15.

(6) Cfr. nota 7 a p. 9. II Rudorff annovera un terzo passo di
Igino (gr. vet., 191,18), quod siaut ferramenti vitium aut conspi-
ciendi (vitium) fuerit..., dal quale si può dedurre donde traevano
gli errori dei gromatici la loro origine, ma nulla si dice dei pezzi
di cui la groma era composta.

(') v. s. p. 9.
(") v. s. p. 11.

gnum ceciderii » (') ; « cum perpenderis diligenter tam
diu facies ut ab umbilico soli emissum perpendiculum
saprà punctum decusis cadat » (2) ; « fixo ferramento
convertes umbilicum soli supra punctum lapidis et sic
perpendes ferramentum; perpenso ferramento ab umbi-
lico soli emittes perpendiculum ita ut in pimelo lapidis
caiìal » (3). Sopra tale quesito chiederemo luce al trava-
mento pompeiano. In quanto ai varii luoghi in cui
s'infiggeva lo strumento, « distingue il centro inaugurale
della limitazione (posila auspicaliter groma (*) e, ag-
giungo io, in castris groma ponitur in tetran-
lem)(b) dai centri secondarvi, nei guati esso andava
successivamente trasportandosi (tr ansfer r e ferra-
mentum) (6), d'ilV ar life x della centuria ti o, o
■melaiio. dell'ager. Ripete infine le pacifiche nozioni
intorno al cons p i c ere, r espi ce re , e repre h e n-
(I e r e gli allinea ti enti colmezzo delle ' paline ' ( m e t a e,
siqn « ). circa il d i c I a r e r i gore s, e a n n a s. I i m i-
t e m, circa il ' cullellare ', ciré i il misurare un fiume stando
sulVuna delie sue sponde (raratio fluminis).

Mentre si pubblicavano a Berlino i magnifici com-
menti ai Gromatici veteres, vedeva la luce in Italia nello
stesso anno 1852, per cura di Costanzo Gazzera (7),
l'unico monumento capace di utili riferimenti nella
questione agitata : trattatasi del disegno, riproducente
un marmo funebre (che in quel tempo ritenevasi smar-
rito) appartenuto al sepolcro di un mensor, L. Aebu-
tius Faustus, e recante scolpito, in bassoiilievo, uno
strumento tecnico (8). R Gazzera, al quale rimane
il merito di aver tratto dall'oblio e divulgato l'interes-
sante monumento, si limitò ad illustrarne il solo testo
epigrafico (9), trascurando il resto.

Giovando fin da ora avere sott'occhio l'insigne
e singolare monumento, se ne dà qui la riproduzione
fotografica (fig. 1).

(!) Gr. vet., 285, 16-17.

(2) Gr. vet., 287, 4-5.

(3) Ibid., 288, 1-4.

(4) Ibid., 170, 5.

(5) Ibid., 180, 8. Di fronte alla disciplina augurale, fondare
un castrimi importava quanto fondare un qualsiasi altro templum.

(6) Ibid., 287, 1-3.

(') Del Ponderano e delle antiche lapidi Eporediesi, Mem.
R. Accademia delle scienze di Torino, voi. XIV, serie II, epi-
grafe 11", p. 25 e tav. IV.

(8) « Del marmo, perduto, il Gazzera aveva due schede, che
furono del Bagnolo, disegnate da valente artista del sec. XVII » :
C. Promis, Storia dell'antica Torino, Torino, 1869, p. 455.

(>) = C. I. L., V, 6786.
 
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