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DI ALCUNE RECENTI SCOPERTE
112
sopraintende alle arti e ai pacifici commerci e che in
altre pitture vascolari è rappresentata in mezzo ai co-
struttori della nave Argo, o in mezzo a scultori e bron-
zisti, ma che una speciale venerazione doveva godere
da parte dei ceramisti la cui industria era certo, nell'At-
tica, una delle più fiorenti. Una prova di questa ve-
nerazione sono i molteplici doni di vasai, doni le
cui basi furono trovate in gran parte sull'acropoli
e fra le quali ricorderemo quella della statua di
Antenore recante il nome di Nearco ('). Per ciò
appunto Atena viene raffigurata nel vaso di Ruvo
in mezzo agli abili decoratori delle magnifiche anfore a
rotelle e nel cratere caltagironese vicino ad artefici ben
più modesti, e per questa ragione a lei, come alla «pa-
trona delle fornaci», si rivolge l'autore anonimo del
poemetto intitolato ■ KfQa/xsTg perchè lo aiuti a can-
tare i cotili ben foggiati e gli apprezzati xavàtstqa (2).
Se non sappiamo come essa fosse ideata dal pit-
tore della kylix ricordata dal Graef, possiamo vedere
in compenso come totalmente differisca la conce-
zione della dea del vaso di Ruvo da quella del nostro
cratere : nella prima la divinità è rappresentata nel
momento in cui avanza con passo leggero a cin-
gere d'un serto d'olivo il capo d'un artefice ; nella se-
conda, invece, essa, con la sua posa rigida, solo
attenuata dall'inclinare del capo, con le ricche pieghe
del lungo chitone, con l'alto elmo attico che si fonde
con l'ornato superiore del vaso, fa quasi riscontro alla
svelta colonna dalle molte scanalature e dal capitello
pesante,limitando la scena dallato destro come quella
la limita dal sinistro.
Invano cercheremmo nella pittura vascolare altre
ripetizioni di questa figura d'Atena. Troveremmo
forse in qualcuna la posa tradizionale della dea ap-
poggiata con la sinistra all'asta o che porta la destra
al fianco (*), come, in qualche tipo più arcaico, po-
(!) Klein. Gesch. d. Gr. Kunst I 232; Studniezka in
Jahrluch, II (1887) p. 144.
(2) JeCp' &y HOrjvait] xal ineigéxs xa/jivov ; per Atena
Ergane v. Soph. frgm. 760 e Plut. in De Fortuna ; per Atena
che soprintende ai lavori d'Argo v. Winckelmann, Mon. inediti,
tom. I, e per la dea in laboratori di scultori v. Millin, Gali.
Mylhol, pi. XXXVIII, n. 139; ved. inoltre Pauly-Wissowa e Ro-
scher, ad vv., nonché i manuali di Mitologia del Gruppe,
p. 1215, e del Preller-Robert.
(3) V. Reinach, Répert. des vases peints, I, p. 222, 1-5 (per
una Kelebe scoperta a Bologna ; ibid. p. 226 per l'Atena del
tremmo riscontrare (ad esempio nell'Atena eufroniana
della tazza di Teseo) la gentilezza del profilo della
nostra, incorniciato dai ricci che escono dal pesante
elmo attico e le scendono sulle spalle e sull'egida; ma
sarebbero vaghe rassomiglianze che non porterebbero
ad alcuna conclusione.
Se invece osserviamo taluni rilievi, come ad esem-
pio l'Atena che assiste alle fatiche di Ercole in una
delle metope d'Olimpia, e più ancora se ricordiamo
alcuni tipi statuari del secolo V, nei quali primamente
la dea è concepita come potenza intellettiva ('), ri-
troviamo lo stesso atteggiamento di serena nobiltà, la
stessa compostezza di linea che abbiamo nella nostra
dea, e saremmo quasi indotti a pensare che questa
figura, che nel nostro cratere domina il gruppo dei
lavoratori, possa essere la riproduzione di qualche sta-
tua d'Atena, di qualche simulacro dell'epoca fidiaca.
La posa eminentemente statuaria, il chitone che
scende sino ai piedi in lunghe pieghe diritte e verticali,
Vhimation drappeggiato ma raccolto, ben s'addicono ad
una scultura, la quale, sia detto naturalmente con
riserva, potrebbe essere stato anche uno dei simu-
lacri di Ergane che Pausania esplicitamente menziona
a proposito di Tespi e di cui forse parlava nella sua
digressione sul santuario di Ergane situato sull'Acro-
poli ma che la corruzione dei passi in cui ne discorreva
ci impedisce di identificare (2J.
Con le osservazioni fatte già abbiamo determinato,
in qualche modo, l'epoca e il luogo d'origine del no-
stro cratere. La scioltezza del disegno che ricorda la
maniera franca con cui sono tracciati i contorni delle
figure su alcune lekythoi attiche del V secolo, i parti-
cratere polignoteo d'Orvieto). Nella scultura abbiamo l'esempio
dell'Atena cosiddetta « melanconica », anche questa però total-
mente differente, soprattutto per il sentimento. V. Aliti, Mon.
Polieletei, Roma 1921 p. 544, dove sono ricordati i tipi di
statue in cui ricorre questo motivo, fra le quali è la sta-
tuetta acefala dell'Acropoli (v. Lechat, Musée de VAeropale
p. 191 fig. 20).
(*) Così il Klein (o. c. II p. 128) a proposito dell'Atena
di Velletri, e lo stesso potremmo dire dell'Atena Lemnia o del-
l'Atena Farnese.
(2) Per il culto di Ergane v. Pausania : a proposito di Sparta
(111, 17, 4), di Olimpia (IV, 14), di Megalopoli (Vili, 31), di Tespi
(IX, 26, 8), di Atene (I, 24) ; ad Atene il culto di Ergane è atte-
stato anche da iscrizioni (C. /. L., ep. 776-3-9). Per la questione
del santuario di E. sull'acropoli v. Iudeich, Top. von Athen ;
Ilitzig-Bliimmer, Paus. I, 265; Frazer II, 296 ; Robert in Her-
mes XXXII, 131 ; Dorpfeld, in Ath. Mitt. XIV, p. 304.
DI ALCUNE RECENTI SCOPERTE
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sopraintende alle arti e ai pacifici commerci e che in
altre pitture vascolari è rappresentata in mezzo ai co-
struttori della nave Argo, o in mezzo a scultori e bron-
zisti, ma che una speciale venerazione doveva godere
da parte dei ceramisti la cui industria era certo, nell'At-
tica, una delle più fiorenti. Una prova di questa ve-
nerazione sono i molteplici doni di vasai, doni le
cui basi furono trovate in gran parte sull'acropoli
e fra le quali ricorderemo quella della statua di
Antenore recante il nome di Nearco ('). Per ciò
appunto Atena viene raffigurata nel vaso di Ruvo
in mezzo agli abili decoratori delle magnifiche anfore a
rotelle e nel cratere caltagironese vicino ad artefici ben
più modesti, e per questa ragione a lei, come alla «pa-
trona delle fornaci», si rivolge l'autore anonimo del
poemetto intitolato ■ KfQa/xsTg perchè lo aiuti a can-
tare i cotili ben foggiati e gli apprezzati xavàtstqa (2).
Se non sappiamo come essa fosse ideata dal pit-
tore della kylix ricordata dal Graef, possiamo vedere
in compenso come totalmente differisca la conce-
zione della dea del vaso di Ruvo da quella del nostro
cratere : nella prima la divinità è rappresentata nel
momento in cui avanza con passo leggero a cin-
gere d'un serto d'olivo il capo d'un artefice ; nella se-
conda, invece, essa, con la sua posa rigida, solo
attenuata dall'inclinare del capo, con le ricche pieghe
del lungo chitone, con l'alto elmo attico che si fonde
con l'ornato superiore del vaso, fa quasi riscontro alla
svelta colonna dalle molte scanalature e dal capitello
pesante,limitando la scena dallato destro come quella
la limita dal sinistro.
Invano cercheremmo nella pittura vascolare altre
ripetizioni di questa figura d'Atena. Troveremmo
forse in qualcuna la posa tradizionale della dea ap-
poggiata con la sinistra all'asta o che porta la destra
al fianco (*), come, in qualche tipo più arcaico, po-
(!) Klein. Gesch. d. Gr. Kunst I 232; Studniezka in
Jahrluch, II (1887) p. 144.
(2) JeCp' &y HOrjvait] xal ineigéxs xa/jivov ; per Atena
Ergane v. Soph. frgm. 760 e Plut. in De Fortuna ; per Atena
che soprintende ai lavori d'Argo v. Winckelmann, Mon. inediti,
tom. I, e per la dea in laboratori di scultori v. Millin, Gali.
Mylhol, pi. XXXVIII, n. 139; ved. inoltre Pauly-Wissowa e Ro-
scher, ad vv., nonché i manuali di Mitologia del Gruppe,
p. 1215, e del Preller-Robert.
(3) V. Reinach, Répert. des vases peints, I, p. 222, 1-5 (per
una Kelebe scoperta a Bologna ; ibid. p. 226 per l'Atena del
tremmo riscontrare (ad esempio nell'Atena eufroniana
della tazza di Teseo) la gentilezza del profilo della
nostra, incorniciato dai ricci che escono dal pesante
elmo attico e le scendono sulle spalle e sull'egida; ma
sarebbero vaghe rassomiglianze che non porterebbero
ad alcuna conclusione.
Se invece osserviamo taluni rilievi, come ad esem-
pio l'Atena che assiste alle fatiche di Ercole in una
delle metope d'Olimpia, e più ancora se ricordiamo
alcuni tipi statuari del secolo V, nei quali primamente
la dea è concepita come potenza intellettiva ('), ri-
troviamo lo stesso atteggiamento di serena nobiltà, la
stessa compostezza di linea che abbiamo nella nostra
dea, e saremmo quasi indotti a pensare che questa
figura, che nel nostro cratere domina il gruppo dei
lavoratori, possa essere la riproduzione di qualche sta-
tua d'Atena, di qualche simulacro dell'epoca fidiaca.
La posa eminentemente statuaria, il chitone che
scende sino ai piedi in lunghe pieghe diritte e verticali,
Vhimation drappeggiato ma raccolto, ben s'addicono ad
una scultura, la quale, sia detto naturalmente con
riserva, potrebbe essere stato anche uno dei simu-
lacri di Ergane che Pausania esplicitamente menziona
a proposito di Tespi e di cui forse parlava nella sua
digressione sul santuario di Ergane situato sull'Acro-
poli ma che la corruzione dei passi in cui ne discorreva
ci impedisce di identificare (2J.
Con le osservazioni fatte già abbiamo determinato,
in qualche modo, l'epoca e il luogo d'origine del no-
stro cratere. La scioltezza del disegno che ricorda la
maniera franca con cui sono tracciati i contorni delle
figure su alcune lekythoi attiche del V secolo, i parti-
cratere polignoteo d'Orvieto). Nella scultura abbiamo l'esempio
dell'Atena cosiddetta « melanconica », anche questa però total-
mente differente, soprattutto per il sentimento. V. Aliti, Mon.
Polieletei, Roma 1921 p. 544, dove sono ricordati i tipi di
statue in cui ricorre questo motivo, fra le quali è la sta-
tuetta acefala dell'Acropoli (v. Lechat, Musée de VAeropale
p. 191 fig. 20).
(*) Così il Klein (o. c. II p. 128) a proposito dell'Atena
di Velletri, e lo stesso potremmo dire dell'Atena Lemnia o del-
l'Atena Farnese.
(2) Per il culto di Ergane v. Pausania : a proposito di Sparta
(111, 17, 4), di Olimpia (IV, 14), di Megalopoli (Vili, 31), di Tespi
(IX, 26, 8), di Atene (I, 24) ; ad Atene il culto di Ergane è atte-
stato anche da iscrizioni (C. /. L., ep. 776-3-9). Per la questione
del santuario di E. sull'acropoli v. Iudeich, Top. von Athen ;
Ilitzig-Bliimmer, Paus. I, 265; Frazer II, 296 ; Robert in Her-
mes XXXII, 131 ; Dorpfeld, in Ath. Mitt. XIV, p. 304.