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DI ALCUNE RECENTI SCOPERTE^

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ma che si congiunge armoniosamente con la spalla
e col corpo del vaso dalla linea elegante ; è decorata
da palmette adagiate sotto le anse e da un sottile
giro di ovoli che ricorre intorno alla bocca e al piede.
Palmette ed ovoli sono ottenuti con semplici linee
nere sul fondo rosso dell'argilla risparmiato dalla
lucente vernice che ricopre intieramente l'idria. Con
la stessa tecnica è trattata la figura virile che osser-
viamo sull'angolo formato dalla spalla e dal corpo del
vaso, decorazione sobria ma conveniente alla sem-
plicità ed all'eleganza di questa ceramica.

Figure come questa (v. fig. 7), isolate e poggiate
su un meandro, ricorrono di frequente su idrie, leky-
thoi e anfore dello stile a figure rosse del periodo se-
vero (si ricordino i numerosi esemplari della Biblioteca
nazionale di Parigi) (') ; ma il gruppo più notevole di
ceramiche recanti questo genere di decorazione è, forse,
quello di 38 vasi che furono raggruppati e studiati dal
Beazley (*) sotto la denominazione di vasi del così
detto « pittore di Berlino ». Il Beazley cercò anzi di ri-
conoscere la mano del maestro da quella dei discepoli
fondandosi, oltreché sui caratteri stilistici, anche sui
particolari dell'esecuzione del meandro che serve di
base alle figure.

Tuttavia, per quanto io ricordi, nessuno tra i vasi
di questa categoria presenta figure che riproducano,
come la nostra, l'atteggiamento dei kouroi arcaici
a mo' dei quali essa avanza una delle gambe mentre
posa con ambedue i piedi sul meandro di base.
Tale schema è un po' modificato dal movimento delle
braccia come, del resto, in alcune statue del VI se-
colo (ad esempio l'Apollo di Piombino), statue che
rappresentano un primo passo verso l'emancipazione
dalla rigidità delle figure arcaiche.

Sebbene nella nostra idria la testa e le gambe della
figura siano disegnate di profilo, il braccio sinistro,
leggermente portato indietro, rende visibile un po'
più della metà del torace che così risulta nella sua
ampiezza veramente atletica, contrastando con l'esi-

(*) Babelon, Catalogne de la Bibliot. Nation. de Paris, Parigi,
1900.

(2) Beazley in Iourn. of Hellen St., 1911, pp. 277 e sgg.; que-
sto pittore dei vasi di Berlino fu dal Furtwangler (nel Catal. de
Mus. di Berlino) identificato con Brigos, poi (Journ. of Beli. St.,
1910) con Cleofrade ; il Winter (in Iahresheft III, p. 128) lo iden-
tificò invece con Eufronio.

guità della vita ; ma al tempo stesso questo gesto
rende il movimento della figura alquanto sforzato e
inceppato. Il tipo della testa, poi, coi capelli che scen-
dono sulla fronte e sulla nuca in ricci regolari, il modo
sintetico di accennare i baffi e la barba a punta, ricor-
dano qualche scultura del V secolo, ad esempio il
Poseidon di Liwadhostro che, com'è noto, palesa'gli
influssi della scuola di Egina.

Il pittore di quest'idria mostra in alcuni partico-
lari del disegno del corpo di avere conoscenze di pro-
spettiva (così nel torso disegnato di tre quarti), di
essere capace di rappresentare l'occhio quasi di pro-
filo, di potere esprimere con sicurezza lo sviluppo del
deltoide possente e degli ampi pettorali e di saper
rendere con linea elegante e sicura i passaggi tra le
diverse parti del corpo, la curva sinuosa del ventre, le
gambe snelle che terminano nel piede dal tallone pro-
nunziato.

La figura porge, colla mano destra, una corona,
corona che sull'idria, oggi, è quasi evanita come scom-
parse del tutto sono un'altra ghirlanda, che essa forse
recava nella mano sinistra, ed una che certamente por-
tava infilata nel braccio e di cui restano visibili le
fettuccie che pendono da questa come dovevano
pendere dall'altra tenuta nella mano destra. Non
sappiamo con precisione che cosa l'artista volesse
rappresentare con l'immagine di questo stephane-
phoros. Pensando che il vaso, per lo stile, può essere
assegnato al principio del V secolo e che sin dal 582
ai premi d'altra natura dati ai vincitori dei pubblici
giuochi venne sostituita la corona foggiata con una
fronda del xórivog, ad Olimpia (x), con un ramo del
sacro olivo dell'Acropoli, ad Atene, potremmo ravvi-
sare in questa figura un atleta vincitore che reca
i segni delle sue vittorie. Noteremo però a questo
proposito come nell'arte arcaica il tipo dell'atleta sia
raramente barbato ; un'eccezione o una delle poche
eccezioni è costituita dal bronzo Tux di Tubinga. Ki-
cordando poi il detto di Saffo (*), che cioè gli dèi
porgevano benevolo orecchio solo a chi portava loro
delle corone, potremmo pensare che la figura rappre-

(!) Paus. X, 7, 3 ; VI, 14 ; Erodoto, VII-26.

(2) Saffo ap. Athen. XV. Nella tragedia di Euripide Ippo-
lito reca ad Artemis le sue corone ; sappiamo inoltre che la ma-
teria di queste differiva a seconda della divinità.
 
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