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IL MONUMENTO SEPOLCRALE DEGLI AURELI
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colo intorno ad un personaggio centrale entro una
piazza capace (non il recinto di un tempio, come si è
anche creduto), circondata da portici e compresa entro
una vasta corona di edifìci eli una città turrita. TI
senso da dare alla riunione dipende essenzialmente
dalla natura del personaggio seduto sopra l'alta catte-
dra, tenendo in mano la verga. Di fronte a questo
personaggio, e precisamente presso l'angolo inferiore
destro della piazza, notasi il gruppo composto di non
meno che tre persone, due uomini ed una donna, col-
locati di fronte al riguardante e bene in vista, men-
tre il cattivo stato della superficie dipinta, ci impe-
disce di stabilire se un altro personaggio, pure visto
di fronte, facesse parte del gruppo. La cattedra su alto
suggesto e la verga, attributi del personaggio al cen-
tro della folla, indicano, in maniera incontrovertibile,
che si tratta di un personaggio nell'atto di insegnare,
e anzi, di un docente di professione. Ma a giudicare
dall'indole dell'uditorio, composto, a quanto pare,
esclusivamente di persone adulte, e dal luogo di riu-
nione, nna pubblica piazza, viene subito fatto di
pensare che si tratti non di un insegnamento ordi-
nario, scolastico, ma piuttosto di un'opera di pro-
paganda, esercitando il docente la funzione di apo-
stolo di un mistico verbo religioso.
Con i dati di fatto di cui siamo in possesso, diffìcil-
mente si potrà sostenere che la città figurata sulla
parete di fondo, sia altra da quella identificata sulla
parete sinistra, a parte il punto di vista diverso pre-
scelto dall'artista per necessario mutamento di scena.
La cinta fortificata che abbraccia l'abitato non può
essere, trattandosi di Roma, altro che la cinta Ser-
viana. Non fa alcun ostacolo il fatto che le mura ser-
viane non fossero in origine munite di un sistema re-
golare di toni poiché sappiamo da Strabone che una
corona di torri a distanze uguali venne più tardi ag-
giunta alla cinta primitiva ('). Tale compenetrazione
delle due vedute panoramiche si riscontra, del re-
sto, anche nelle due interpretazioni da altri proposte
e sopr;i estesamente ricordate.
Riconosciuta la fondatezza delle nostre premesse,
nulla di più facile che concludere identificando Roma
nella città di cui si distingue nettamente il Fòro cir-
condato da portici, e riconoscendo un apostolo, gene-
(*) straboi», V, 3, 5; 0. Richter, op, oit., p. 42.
ricamente inteso, di cristianesimo più o meno orto-
dosso, nel personaggio seduto. Le persone, poi, che
a differenza delle altre facenti parte dell'uditorio,
sono presentate di fronte, causa la maggiore impor-
tanza ch'esse rivestono nel quadro, altro non sono
che le persone ricordate per morte noli' iscrizione a
mosaico del pavimento E ciò senza che si possa
escludere in origine la presenza di un quarto per-
sonaggio, di Aurelio Felicissimo, sopravvissuto ai fra-
telli e autore del monumento di pietà innalzato alla
loro memoria. I fratelli Aureli ci sono così presentati
in un episodio pere ssi saliente e decisivo della loro vita,
cioè quando essi ascoltano per la prima volta il verbo
divino per bocca dell'apostolo, la cui parola li indusse
ad apostatare la religione dei padri e a convertirsi a
un cristianesimo non sappiamo quanto ortodosso.
Per dirla in una parola, chiameremo perciò que-
sta scena, la scena delli^ conversione.
Che Aurelia Prima, la quale nell'iscrizione del
pavimento è designata espressamente come virgo,
porti sul capo la palla, indumento proprio delle ma-
ritate, è cosa la quale non può fare alcuna difficoltà
agli occhi nostri, solo che si pensi essere quello l'ab-
bigliamento proprio di tutte le donne, allorché appa-
rivano in pubblico (2), come nel caso presente. L'uso
C1) Poiché kiki degli arcosoli originali (ved. sopra descrizione
col. 316) è assai stretto, misurando nna lunghezza di soli ni. 1.20,
sembra doversi ritenere che uno degli Aureli cui fu dedicato il
monumento, morisse piuttosto in tenera età : l'orse l'Aurelio
Papirio, essendo probabilmente Onesimo il maggiore dei Iratelli,
e Aurelia Prima, indicata come virgo, cioè fanciulla, non po-
tendo essere morta in età infantile. Ma per il seguito della
nostra interpretazione ci giova rinunciare a questa che non
è più di una semplice ipotesi. Il primo angusto arcosolio si
confà non soltanto ad una sepoltura di bambino, ma anche
ad un seppellimento «secondario » di persona adulta. Ritenuto
che il grandioso monumento abbia potuto essere costruito
quando già almeno uno dei fratelli, forse il primo dell'iscri-
zione, era morto da tempii (giacche non possiamo ammettere
che il sepolcro sia sorto immediatamente dopo la morte simul-
tanea di ben tre fratelli), si può supporre che costui abb'a
avuti colà trasferiti da altra sede i propri resti mortali, rap-
presentati unicamente dalle (issa. Per dare un diveniente
ricettacolo a tali reliquie, i superstiti dovettero pensale a
(■(istruire un arcosolio soltanto per lunghezza inferiore agli
altri due. Ciò mentre era sufficiente ai fini di un secondo
seppellimento, permetteva di risparmiare nel campo della pa-
rete quello spazio che per il pittore era prezioso, dovendo egli
collocarvi i suoi personaggi grandi in piedi sopra lo zoccolo;
personaggi che forse per ragioni liturgiche non potevano essere
in numero minore di (lucilo che oggi vediamo.
(2) Wilpert, Le pitture (Ielle Catacombe, p. 84.
IL MONUMENTO SEPOLCRALE DEGLI AURELI
460
colo intorno ad un personaggio centrale entro una
piazza capace (non il recinto di un tempio, come si è
anche creduto), circondata da portici e compresa entro
una vasta corona di edifìci eli una città turrita. TI
senso da dare alla riunione dipende essenzialmente
dalla natura del personaggio seduto sopra l'alta catte-
dra, tenendo in mano la verga. Di fronte a questo
personaggio, e precisamente presso l'angolo inferiore
destro della piazza, notasi il gruppo composto di non
meno che tre persone, due uomini ed una donna, col-
locati di fronte al riguardante e bene in vista, men-
tre il cattivo stato della superficie dipinta, ci impe-
disce di stabilire se un altro personaggio, pure visto
di fronte, facesse parte del gruppo. La cattedra su alto
suggesto e la verga, attributi del personaggio al cen-
tro della folla, indicano, in maniera incontrovertibile,
che si tratta di un personaggio nell'atto di insegnare,
e anzi, di un docente di professione. Ma a giudicare
dall'indole dell'uditorio, composto, a quanto pare,
esclusivamente di persone adulte, e dal luogo di riu-
nione, nna pubblica piazza, viene subito fatto di
pensare che si tratti non di un insegnamento ordi-
nario, scolastico, ma piuttosto di un'opera di pro-
paganda, esercitando il docente la funzione di apo-
stolo di un mistico verbo religioso.
Con i dati di fatto di cui siamo in possesso, diffìcil-
mente si potrà sostenere che la città figurata sulla
parete di fondo, sia altra da quella identificata sulla
parete sinistra, a parte il punto di vista diverso pre-
scelto dall'artista per necessario mutamento di scena.
La cinta fortificata che abbraccia l'abitato non può
essere, trattandosi di Roma, altro che la cinta Ser-
viana. Non fa alcun ostacolo il fatto che le mura ser-
viane non fossero in origine munite di un sistema re-
golare di toni poiché sappiamo da Strabone che una
corona di torri a distanze uguali venne più tardi ag-
giunta alla cinta primitiva ('). Tale compenetrazione
delle due vedute panoramiche si riscontra, del re-
sto, anche nelle due interpretazioni da altri proposte
e sopr;i estesamente ricordate.
Riconosciuta la fondatezza delle nostre premesse,
nulla di più facile che concludere identificando Roma
nella città di cui si distingue nettamente il Fòro cir-
condato da portici, e riconoscendo un apostolo, gene-
(*) straboi», V, 3, 5; 0. Richter, op, oit., p. 42.
ricamente inteso, di cristianesimo più o meno orto-
dosso, nel personaggio seduto. Le persone, poi, che
a differenza delle altre facenti parte dell'uditorio,
sono presentate di fronte, causa la maggiore impor-
tanza ch'esse rivestono nel quadro, altro non sono
che le persone ricordate per morte noli' iscrizione a
mosaico del pavimento E ciò senza che si possa
escludere in origine la presenza di un quarto per-
sonaggio, di Aurelio Felicissimo, sopravvissuto ai fra-
telli e autore del monumento di pietà innalzato alla
loro memoria. I fratelli Aureli ci sono così presentati
in un episodio pere ssi saliente e decisivo della loro vita,
cioè quando essi ascoltano per la prima volta il verbo
divino per bocca dell'apostolo, la cui parola li indusse
ad apostatare la religione dei padri e a convertirsi a
un cristianesimo non sappiamo quanto ortodosso.
Per dirla in una parola, chiameremo perciò que-
sta scena, la scena delli^ conversione.
Che Aurelia Prima, la quale nell'iscrizione del
pavimento è designata espressamente come virgo,
porti sul capo la palla, indumento proprio delle ma-
ritate, è cosa la quale non può fare alcuna difficoltà
agli occhi nostri, solo che si pensi essere quello l'ab-
bigliamento proprio di tutte le donne, allorché appa-
rivano in pubblico (2), come nel caso presente. L'uso
C1) Poiché kiki degli arcosoli originali (ved. sopra descrizione
col. 316) è assai stretto, misurando nna lunghezza di soli ni. 1.20,
sembra doversi ritenere che uno degli Aureli cui fu dedicato il
monumento, morisse piuttosto in tenera età : l'orse l'Aurelio
Papirio, essendo probabilmente Onesimo il maggiore dei Iratelli,
e Aurelia Prima, indicata come virgo, cioè fanciulla, non po-
tendo essere morta in età infantile. Ma per il seguito della
nostra interpretazione ci giova rinunciare a questa che non
è più di una semplice ipotesi. Il primo angusto arcosolio si
confà non soltanto ad una sepoltura di bambino, ma anche
ad un seppellimento «secondario » di persona adulta. Ritenuto
che il grandioso monumento abbia potuto essere costruito
quando già almeno uno dei fratelli, forse il primo dell'iscri-
zione, era morto da tempii (giacche non possiamo ammettere
che il sepolcro sia sorto immediatamente dopo la morte simul-
tanea di ben tre fratelli), si può supporre che costui abb'a
avuti colà trasferiti da altra sede i propri resti mortali, rap-
presentati unicamente dalle (issa. Per dare un diveniente
ricettacolo a tali reliquie, i superstiti dovettero pensale a
(■(istruire un arcosolio soltanto per lunghezza inferiore agli
altri due. Ciò mentre era sufficiente ai fini di un secondo
seppellimento, permetteva di risparmiare nel campo della pa-
rete quello spazio che per il pittore era prezioso, dovendo egli
collocarvi i suoi personaggi grandi in piedi sopra lo zoccolo;
personaggi che forse per ragioni liturgiche non potevano essere
in numero minore di (lucilo che oggi vediamo.
(2) Wilpert, Le pitture (Ielle Catacombe, p. 84.