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495

[L MONUMENTO SHI'OLCKALK IMCIiU AURELI

496

Le toste di codesti personaggi sono, ciascuna per
sè, dei piccoli capolavori. Nessuna di esse risulta ese-
guita esattamente di fronte ; tutte sono piti o meno
sensibilmente girate verso destra o verso sinistra, con
un eerto effetto di scorcio, alla stessa maniera dei corpi,
con l'avvertenza che la testa è sempre voltata in senso
opposto a quello verso cui sembra tendere la persona,
indicato dall'orientamento del piede piantato sul
suolo. Questo semplice artifìcio chiastico giova effica-
cemente a dar vita e moto alle figure.

Una ricerca accurata della simmetria si nota par-
ticolarmente nella collocazione delle cinque figure della
parete sinistra, con le due figure estreme aventi le Eacce
rivolte verso gli spigoli della parete, le due intermedie
rivolte in senso opposto, verso il centro della parete,
e la figura centrale con un effetto di scorcio a sinistra,
meno sensibile di tutte le altre.

La vita profonda delle quali traspira però essenzial-
mente dai volti. Su questi la semplicità della tecnica
non è inferiore alla vivezza dell'espressione. Pochi
tratti rapidi, frettolosi di colore, come si richiede dalla
tecnica dell'affresco, inquadrano solidamente le sil-
houèttes delle teste, nelle quali pochi tocchi abili di
nero individuano le pupille, le ciglia e sopraccigli;!,
nonché talora la cavità profonda delle orbite, la base
del naso, le labbra con le relative ombre portate. Tocchi
più tenui di colore, o mezze tinte, servono a definire
i passaggi graduali dei piani e rendono alcuni effetti
notevoli, come i forti dettagli anatomici della fronte
della figura i (parete sinistra). Su ciascun campo fac-
ciale, nel quale domina il color rosso bruno delle carni,
si posano quindi sapienti pennellate di bianco, che
collocate nelle orbite a inquadrare le pupille, e inoltre
sulla fronte, sugli zigomi, sulle pinne del naso e in liuti
quei punti, infine, che pei- la loro sporgenza risulta-
vano più illuminati, dànno ai volti un rilievo sullo
sfondo bianco della parete, e una vivezza d'espressione,
quali non si potrebbero desiderare maggiori.

I volti sono tutti nettamente caratterizzati da pecu-
liarità fisionomiche sempre nuove, nonostante la gravità
ordinaria dell'aspetto, che accomuna tutte lo figuro.
Così la bonarietà patriarcale che spira dalla figura 2
ttav. Ili, Ij fa profondo contrasto con la fredda so ve-
rità che caratterizza la figura successiva, e l'aspetto di
persona emaciata, come di asceta, provata da, una vita
di stenti e illuminata da una intima vita spirituale,

(piale si vede nella faccia solcata da rughe della figura 4
(tav. IV), dalle pupille largamente aperte, quasi sbar-
rate, fa vivo contrasto con la figura accanto n. 5,
florida, e calma, dalla bella testa piantata sul collo
taurino e dalle membra possenti.

Il drappeggio delle vesti è in genere abbastanza
uniforme, ma tuttavia non ricalcato sempre sullo
stesso modello. Tutte le figure, però, sono drappeggiate
nel pallio, in maniera che questo si modella stretta-
monte lungo il fianco destro di ciascuna figura, dise-
gnandone elegantemente i contorni, c ricade in com-
poste linee verticali lungo il fianco opposto, secondo
uno schema che non può a meno di essere stato tolto
a prestito dalla statuaria, e che trova i suoi primi
modelli nella scultura ellenistica.

In nessuna delle figure appare la più piccola trac-
cia di abbozzo preparatorio, che non si deve per questo
supporre mancante. Esso doveva però consistere, me-
glio ohe in un lavoro di spolvero, in un sommario di-
segno a carboncino, atto a distribuire gli spazi, più
che ad offrire all'artista le linee e i particolari della
pittura, troppo rapidi e spontanei nell'esecuzione per
supporre la preesistenza di un abozzo particolareg-
giato. Tanta è la rapidità della tecnica, che più che
tenere un modello davanti, su tavola, è da pensare se
per caso l'artista non lavorasse unicamente improv-
visando.

Una così ricca e importante collezione di ritratti
a fresco, di mano di un solo artista, quale è questa del
Viale Manzoni, è cosa finora del tutto nuova non sol-
tanto nell'àmbito della pittura cemeteriale, ma nel-
l'intero campo dell'arte e della pittura classica. Si
è da altri discusso se, le pitture delle Catacombe con-
tengano ritratti, arrivando alla conclusione che di
ritratti nel senso proprio non sia il caso di parlare (1).
T\ci caso nostro possiamo affermare che a prescindere
dal contenuto simbolico e dalla natura più o meno
idealo dei personaggi rappresentati, l'artista non potò
a mono di (seguire modelli ispirati direttamente a
personaggi del tempo, o quanto meno dipendenti da
modelli artistici, in cui l'imitazione del vero sarebbe
stata non mono viva e immediata.

Che l'arte delle pitture cemeteriali sia materia in-
tollerante di qualsiasi analisi iconografica, è fuori dub-

('j Wilpert, op. cit., p. L00.
 
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