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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Ugolini, Luigi M.: La Panighina: fonte sacra preistorica
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0336
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LA PANIGHINA

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Altri frammenti ceramici presentano invece tracce
di incrostazioni di sostanza vegetale non bene qualifi-
cabile. Anche in questo caso credo si possa ritenere
che l'incrostazione rappresenti il residuo di sostanza
offerta come dono all'acqua sacra.

Sotto tale aspetto considero anche i cereali, i semi,
i frutti che si sono pure trovati entro il pozzo.

Queste sostanze dovevano essere contenute in reci-
pienti della forma del vaso fìg. 9 ed in quelli che,
per non essere cotti e, per di più, assai porosi, erano
troppo permeabili per poter contenere un liquido.

Le offerte di sostanze alimentari sono invero co-
muni a trovarsi nelle stipi.

Per il periodo preistorico ricorderò solo che tra il
materiale votivo alle acque della grotta di Latronico
si rinvennero parecchi vasi con entro semi di'cereali
e di frutti. Nell'età protostorica troviamo spesso, nei
ho gin di culto, dei cereali; talvolta poi tali doni di
cose naturali (come, per esempio, le frutta) sono in
terra cotta al pari delle focacce simboliche.

È quasi superfluo fermarsi per mostrare che questo
uso è continuato anche in età classica. Leggiamo
infatti in Plutarco che i primitivi sacrifici dei Romani
erano a base di cose di poco conto e che si usava
molto offrire la farina come libamina agli dèi (1).
Poiché ci interessa direttamente, ricordo che durante
le feste in onore delle sorgenti, nelle Fontinalia cioè
(13 ottobre), si offrivano alle acque anche delle offae.
Pure presso i Greci erano in voga tali costumanze.
Xel sacro recinto del tempio di Giove Olimpico ad
Atene, vi era, nella roccia del suòlo, una fenditura
dell'ampiezza di un cubito, dalla quale si credeva che
l'acqua avesse cominciato a scaturire fin dai remoti
tempi di Deuealione. Entro tale fenditura si era soliti
introdurre, una volta all'anno, una speciale focaccia
di miele e orzo (-). Gli Arcadi, a dire di Pausania,

sotto il Niger Lapis nel Foro Romano, conservano una buona
quantità di materia colorante rossa.

Pezzi di ocra si trovano puro come corredo funebre. Per
esempio, accanto agli scheletri rinvenuti negli antri delle Arene
Candide e della Pollerà (Issel, Nuove ricerche sulle caverne ossi-
fere della Liguria, p. 24 e 25). 11 prof. Taramelli, nelLi tomba
XIX della necropoli eneolitica di Augelli Ruju, trovò la rappre-
sentazione si il izza ta di una testa di toro, ancora dipinta di rosso.
Infine ricordo di aver visto nel Museo di Siracusa un vasetto
con tracce di ocra, il quale proviene dal sepolcreto preellenico
del predio lozza di Gela (n. 2HIS7 di inventario).

(') Plut., Nwna, Vili.

(2) Paus., I, 18.

offrivano alle loro divinità le frutta (eccezion fatta
della, melagrana, credo perchè frutto ctonio) che po-
nevano entro i templi stessi (1).

Attualmente poi, in Irlanda, in Iscozia, in Francia,
e presso molte tribù selvaggie, è costume di presentare
doni di focaccie ed altre sostanze alimentari alle
sorgenti.

Ma accanto a queste offerte incruente, a queste
libamina, dobbiamo forse noi pensare anche a sacrifizi
cruenti, fatti in onore della salutifera e divina acqua
della Pan'ghina?

Dal pozzo sono uscite ossa di pecora e corna di
bos brachiceros : se queste ossa possono rappresentare
avanzi di sacrifici di animali, dovremo credere che
alla sorgente della Panighina si facessero anche im-
molazioni di vittime.

Questa spiegazione, del resto, si suole generalmente
dare da molti studiosi per fatti analoghi (2).

Il prof. Ducati, ultimamente, è ritornato sull'argo-
mento dell'arce della città etrusca sorgente a Misa-
nello presso Marzabotto di Bologna, e lo ha svilup-
pato con una magistrale memoria (:!). In questa egli
parla di un pozzo (o meglio, di una fossa sacrificale,
o mundus, posto sotto un altare a podio) il quale
conteneva le ossa degli animali sacrificati (bovini,
ovini e suini) (4).

Del resto anche Tito Livio dice che nel vestibolo
del tempio dedicato a Diana sull'Aventino erano affisse
le corna di un bue, e rappresentavano l'avanzo di un
sacrificio (5) ; e Plutarco ci narra che nelPArtemisium
di Efeso erano appese le corna di un cervo (c).

(') Paus., Vili, 37, 7.

(2) Se trattasi poi di specie rare di animali (come daini,
cervi ecc.), si suol credere anche che gli avanzi possano signifi-
care trofei di rara caccia.

(3) P. Ducati, Contributo allo studio sulVarte etrusca di
Marzabotto, in «Atti e Memorie» della R. Deput. di Stoiia
Patria per le Romagne, serie IV, voi. XIII, pag. G e 36 dell'cstr.

11 Ducati ne aveva già parlato in L'arte classica, Torino,
1020, pag. 270 e segg.

(4) Per aver riportato questo esempio non intendo io
certo avvicinare il « pozzo » di Misanello, con quello della Pe-
nighina : il primo, più che pozzo, come hanno chiaramente di-
mostrato il Grenier (Bologne villano rienne et étrusque, p. 101)
e il Ducati, è un mundus, mentre il nostro è un fons putealis.

A proposito del materiale trovato entro tale fossa sacri-
ficale vedi G. Gozzadini, loc. cit., pag. 12 e segg.

(5) Liv. I, 45. Vedi anche la nota seguente.

(°) « Cur reliquis Dianae fanis soliti cervorurn cornila affi-
gere, ei quod in Aventino est, bouru cornila afflxerunt ? »
(Plut. l'ofi. IV).
 
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