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-I1

RICERCHE SU LA. TOPOGRAFIA DI CARTAGINE PUNICA

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un colonnato, o di pilastri, a sostegno di una grande
copertura. Siffatta sistemazione accenna ad una pianta
quadrilatera non in armonia con quella circolare dei
muri a sacco sovrapposti, precedentemente studiati ;
inoltre verso nord appare che uno almeno degli alli-
neamenti di pietroni continuava al di là del muro cir-
colare a sacco ; verso sud un fatto analogo risulta dalla
scoperta fatta dallo stesso Beulé di blocchi al di fuori
del canale ('> ; i resti del monumento più antico di pie-
troni accennano dunque ad un perimetro diverso e più
esteso di quello del monumento circolare in marmo a
sottofondazioni a sacco col quale soltanto appare per la
prima volta la conformazione dei luoghi che procurò
loro il nome di « Cothon » ; ma il monumento mar-
moreo è di età romana, non furono dunque là i porti
punici di Cartagine. Il raffronto non esatto ed incom-
pleto con la descrizione di Appiano si può agevolmente
spiegare. Appiano compila senza dubbio da Polibio,
ma non si può escludere la ipotesi che egli possa avere
aggiunto alla narrazione Polibiana qualche indicazione
tratta da altra fonte. Si sa che i Romani ricostruirono
una gran parte dei monumenti sul tipo di quelli pu-
nici <2', o ricostruirono in colonia dei monumenti ai
quali dettero il nome e spesso anche le funzioni di
quelli punici ; ora Appiano, il quale visse ai tempi di
Adriano, ad illustrazione dei dati storici riassunti da
Polibio, potè utilizzare le cognizioni acquisite da scritti
di età imperiale su Cartagine; certo difficilmente egli
potè sfuggire alla abitudine degli storici e degli artisti di
riferire il presente al passato ; a proposito del Cothon
polibiano egli avrà quindi inserito la descrizione esa-
gerata del monumento di Salambò, che forse poteva
portare il nome stesso di Cothon, richiamandone in-
fatti la forma.

L'esame dei presunti monumenti punici nell'area
occupata dalla colonia romana deve chiudersi con quelli
scavati sulla collina di S. Luigi.

La forma rettangolare che essa presenta in pianta
è evidentemente artificiale. Barth, notando ciò W giu-
dicò che si dovesse a riempimenti ed infatti nei quattro
lati compresi nella tav. II restano avanzi di mura di
terrazzamento con speroni di rinfianco racchiudenti celle

(1) Beulé, op. cit., p. 107.

(2) Apuleio, Fioriti., 145 c 146.

(3) Barth, Wanderungen durch die KusleniUnder d. Mitlel-
meeres, p. 93.

utilizzate generalmente, a quel che pare, quali conserve
d'acqua; i muri sono di diverso tipo nei diversi lati;
in quello meridionale, l'unico scavato ampiamente, ap-
pare che l'opera di terrazzamento fu rifatta più volte in
epoche successive e sempre più a valle. Su questo fianco,
verso l'angolo sud-est, Beulè indicò tracce dell' antico
muro di fortificazione di Byrsa a celle ricongiunte da
un corridoio <4>; le volte absidate delle esedre di fondo
erano però rivestite di « opus reticulatum » e gli scavi
consecutivi condotti dal P. Delattre hanno dimostrato
all'evidenza che si tratta di un'opera di terrazzamento
di età romana; uno dei muri segnati in pianta dal
Beulé, rivestito d'anfore, riferibile all' epoca di Au-
gusto (?) pare che pieghi a squadro e continui nel lato
della collina a mare, in quella grande parete a sette
absidi, scoperta in parte da Beulé e per intero da De-
lattre, ora compresa nel giardino del convento dei Pères
Blancs che fu attribuita al palazzo del proconsole ro-
mano senza plausibili ragioni.

Da questo lato, discendendo al mare, si notano, pa-
rallelamente al muro ad absidi suddetto coronante la
collina, altri quattro muri scaglionati a distanza diversa
e ad altezze degradanti, i quali, a giudicare dal loro pa-
rallelismo, sembrerebbero aver costituito un sistema di
terrazzamenti degradanti dal sommo della collina a
mare. Dal complesso appare che su la collina, con-
formata a pianoro rettangolare dalle opere di terraz-
zamento, cui si accedeva per un grandioso sistema di
terrazze a gradini, dovevano sorgere assai nobili mo-
numenti. Le iscrizioni ivi ritrovate, non in posto, ri-
cordano tempi di Esculapio, di Giunone, della « Gens
Augusta », per cui Castan credette che questo fosse il
Capiloìium della Cartagine romana (6>. Ciò che special-
mente ci interessa in queste ricerche si è che tanto
il monumento a sette celle, riutilizzato poi a diverso
scopo, quanto gli altri resti visibili su la collina, sono
tutti esclusivamente di età romana.

Nel fianco sud-ovest, l'unico scavato largamente e
profondamente, sotto i riempimenti di età romana ap-
parve una necropoli punica di grandi ed antiche tombe
a camera ed a fossa costruite tutte secondo l'istesso

(4) Beulé, Fouilles, p. 59 e seg.

(5) Delattre, Fouilles dans le flanc S. 0. de la colline de
St.-Lotiis, «Bull. d. Comité», 1893, p. 9 e seg. estr. Carthage
autrefois, Carthage aujourd'hùi, p. 77.

(6) Castan, Les Capitoles provinciaux dtt monde Romain,
p. 136 e seg.
 
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