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CLVSIVM. - RICERCHE ARCHEOLOGICHE E TOPOGRAFICHE SU CHIUSI
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fino al 1525. Da quest'epoca principiano i lavori con-
dotti variamente fino ai giorni nostri, nei quali final-
mente ritroviamo le acque suddette per un tratto di
circa 30 miglia invertere il corso e scaricarsi nell'Arno »
(p. 4). I lavori cui accenna sono canali via via pro-
lungati da sotto Arezzo fin verso Chiusi, che costitui-
vano la comunicazione con l'Arno. Il Fossombroni
dimostra (,) sulla scorta degli autori antichi, che il
Clanis era un affluente del Tevere, e che non si partiva
dai laghi di Chiusi, ma dai contorni di Arezzo, forse
acqua il Fossombroni dimostra che doveva essere data
da un ramo delle sorgenti dell'Arno, il quale poi, pro-
fondandosi verso monte, si allontanò dalle sorgenti
della Chiana ; onde questo fiume, rimasto più povero,
andò, per la sua debole pendenza, facilmente interran-
dosi, formando « tra le acque che determinavansi verso
l'Arno, e quelle che oppostamente correvano al Tevere,
una porzione di paese ingombrata dalle acque, le quali,
pianeggiando, erano indifferenti a correre secondo l'oc-
casione ora verso l'Arno, ora verso il Tevere» (p. 21).
Fig. 1. - Dalla Cborographia Tusciae di G. Bellarmati, 1547.
nascendo in quello « stagnimi Arretinum » di cui parla
Obsequente (al v. 40); e che perciò non a caso Plinio
lo chiama «Arretinum Clanis » (N. H., III. 54). Per spie-
garne poi l'impaludamento, il Fossombroni nota W che
la pendenza dell' alveo già in età romana, non doveva
essere molto forte, se, per diminuire le acque troppo
spesso straripanti del Tevere, togliendogli, fra altri,
questo affluente, si potè pensare di invertirne il corso
verso l'Arno W. E perciò, per poter defluire al Tevere,
doveva avere maggiore spinta e ricchezza di acque, il
che concorda anche con le notizie intorno alla sua
navigabilità, forniteci da Strabone. Questa spinta di
(1) Fossombroni, op. cit.3, p. 21 sgg.
(2) Fossombroni, op. cit.3, p. 31 sgg.
(3) Tacito, Annoi., I, 79.
Questo suolo inoltre, che in non grande superficie,
accanto ai prodotti del piano può valersi dei prodotti
del colle e del monte, si trova ad essere ricchissimo
di minerali e di acque termali. Di queste, più prossime
a Chiusi sono quelle di S. Casciano e di Chianciano;
altre ne sgorgano, nelle vicinanze di Montepulciano,
presso il monte di Totona; e, più lungi, presso
Pienza, a Vignone non lontano da S. Quirico, e a
S. Filippo, sulle pendici dell'Amiata. Queste acque sca-
turiscono tutte da un calcare pliocenico (travertino)
e sono prevalentemente solfuree e ricche di calcio.
Estesi giacimenti di travertino si trovano del resto quasi
ovunque in questa regione: ma specialmente atto alla
lavorazione nei monti tra S. Casciano e Sarteano, a
Chianciano e a S. Quirico.
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CLVSIVM. - RICERCHE ARCHEOLOGICHE E TOPOGRAFICHE SU CHIUSI
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fino al 1525. Da quest'epoca principiano i lavori con-
dotti variamente fino ai giorni nostri, nei quali final-
mente ritroviamo le acque suddette per un tratto di
circa 30 miglia invertere il corso e scaricarsi nell'Arno »
(p. 4). I lavori cui accenna sono canali via via pro-
lungati da sotto Arezzo fin verso Chiusi, che costitui-
vano la comunicazione con l'Arno. Il Fossombroni
dimostra (,) sulla scorta degli autori antichi, che il
Clanis era un affluente del Tevere, e che non si partiva
dai laghi di Chiusi, ma dai contorni di Arezzo, forse
acqua il Fossombroni dimostra che doveva essere data
da un ramo delle sorgenti dell'Arno, il quale poi, pro-
fondandosi verso monte, si allontanò dalle sorgenti
della Chiana ; onde questo fiume, rimasto più povero,
andò, per la sua debole pendenza, facilmente interran-
dosi, formando « tra le acque che determinavansi verso
l'Arno, e quelle che oppostamente correvano al Tevere,
una porzione di paese ingombrata dalle acque, le quali,
pianeggiando, erano indifferenti a correre secondo l'oc-
casione ora verso l'Arno, ora verso il Tevere» (p. 21).
Fig. 1. - Dalla Cborographia Tusciae di G. Bellarmati, 1547.
nascendo in quello « stagnimi Arretinum » di cui parla
Obsequente (al v. 40); e che perciò non a caso Plinio
lo chiama «Arretinum Clanis » (N. H., III. 54). Per spie-
garne poi l'impaludamento, il Fossombroni nota W che
la pendenza dell' alveo già in età romana, non doveva
essere molto forte, se, per diminuire le acque troppo
spesso straripanti del Tevere, togliendogli, fra altri,
questo affluente, si potè pensare di invertirne il corso
verso l'Arno W. E perciò, per poter defluire al Tevere,
doveva avere maggiore spinta e ricchezza di acque, il
che concorda anche con le notizie intorno alla sua
navigabilità, forniteci da Strabone. Questa spinta di
(1) Fossombroni, op. cit.3, p. 21 sgg.
(2) Fossombroni, op. cit.3, p. 31 sgg.
(3) Tacito, Annoi., I, 79.
Questo suolo inoltre, che in non grande superficie,
accanto ai prodotti del piano può valersi dei prodotti
del colle e del monte, si trova ad essere ricchissimo
di minerali e di acque termali. Di queste, più prossime
a Chiusi sono quelle di S. Casciano e di Chianciano;
altre ne sgorgano, nelle vicinanze di Montepulciano,
presso il monte di Totona; e, più lungi, presso
Pienza, a Vignone non lontano da S. Quirico, e a
S. Filippo, sulle pendici dell'Amiata. Queste acque sca-
turiscono tutte da un calcare pliocenico (travertino)
e sono prevalentemente solfuree e ricche di calcio.
Estesi giacimenti di travertino si trovano del resto quasi
ovunque in questa regione: ma specialmente atto alla
lavorazione nei monti tra S. Casciano e Sarteano, a
Chianciano e a S. Quirico.
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