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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 30.1925

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Minto, Antonio: Saturnia etrusca e romana: le recenti scoperte archeologiche
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https://doi.org/10.11588/diglit.12552#0325
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SATURNIA ETRUSCA E ROMANA

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breve notiziario con fotografie, piante e sezioni di al-
cune tombe i cui corredi funebri passarono nelle col-
lezioni del R. Museo Archeologico di Firenze. Siccome
la scelta del materiale di queste tombe è stata fatta
da Giuseppe Pellegrini con lo speciale intendimento
che tutti i diversi tipi di tombe per ciascun sepolcreto
della necropoli fossero rappresentati nel Museo Topo-
grafico dell'Etruria, così dall'esame di questi diversi
tipi di costruzioni funerarie e dei relativi corredi fu-
nebri noi possiamo ricostruire, in un quadro abba-
stanza completo, la vita di Saturnia dal periodo più
antico fino alla conquista romana.

Per il periodo poi della colonia romana fino alla
decadenza, abbiamo cercato di coordinare tutti i ri-
cordi archeologici con le poche notizie letterarie ed i
documenti epigrafici : ecco pertanto il nostro tentativo
di una ricostruzione storico-archeologica di Saturnia
antica, etrusca e romana.

Sentiamo il dovere, e ci torna gradito, di espri-
mere tutto il nostro animo riconoscente all'onorevole
dott. Gaspero Ciacci per i preziosi aiuti e consigli for-
nitici durante le ricerche, nonché all'amico carissimo
Guido Gatti, che ha magistralmente ridotte a disegno
le piante del Mancinelli ed ha eseguito tutte le altre
illustrazioni che, per il loro considerevole interesse,
servono di vera integrazione alla presente memoria.

SATURNIA FD IL SUO TERRITORIO

Sulla sinistra dell'Albegna, presso la confluenza del
torrente Stellata, al di sopra di un poggio tozzo di
travertino, pianeggiante alla sommità e di difficile
accesso, a circa m. 290 sul livello del mare, sorge
l'odierno villaggio di Saturnia, che conserva con il
nome, copiose vestigia dell'antica città etnisca e ro-
mana (tav. 1). I fianchi rocciosi e dirupati del pog-
gio, mascherati qua e là da macchioni verdeggianti
di rovi e di arbusti selvatici, si sollevano a picco dalle
pendici coltivate che scendono in declivio dolce verso
la Stellatta e ripido verso l'Albegna; le rupi altis-
sime assumono da lontano la parvenza di colossali
mura ciclopiche, ed imprimono al paesaggio un aspetto
solenne di grandiosità in mezzo alla solitudine del-
l'abitato (fig. 1). Dall'alto si può scoprire per molte
miglia il territorio dintorno, dalle pendici dell'Armata

a tutta la valle dell'Albegna, fino alla costa tirrena,
con la punta dell'Argentario e l'isola del Giglio sullo
sfondo.

Per la storia del territorio, alle scarse notizie let-
terarie sopperiscono le scoperte archeologiche, e spe-
cialmente quelle degli ultimi decenni, le quali testimo-
niano l'esistenza di numerosi centri abitati, in zone
diverse della valle dell'Albegna, che ebbero una fiori-
tura di vita antichissima.

Prescindendo da quelle poche manifestazioni di vita
che risalgono ad un periodo anteriore all'età del
ferro O, è particolarmente nelle vaste e ricche necro-
poli, scoperte nei territori di Marsiliana e di Magliano,
che noi possiamo cogliere i più importanti documenti
per la storia primitiva del territorio.

Le risorse principali della valle dell'Albegna de-
vono essere state oltre che l'agricoltura, i centri mi-
nerari delPAmiata, sfruttati assai anticamente W; ma
l'importanza e la ricchezza particolare della valle del-
l'Albegna derivavano soprattutto dalla sua posizione
geografica, poiché, aperta ai commerci marittimi per
mezzo dei porti dell'Argentario, deve avere costituito,
con la valle della Fiora, una delle più importanti vie
di comunicazione, più facili e dirette, che mettevano
nel cuore dell'Etruria, ed anzitutto nel territorio vol-
siniese ove era ubicato il Fanum Voltumnae, la sede
dell'assemblea federale politica e religiosa degli Etruschi.

Dell'antica Caletra, capoluogo del territorio omo-
nimo ricordatoci da Livio (bist., XXXIX, 55,1) e da
Plinio (juit. bist., III, 52), che doveva comprendere

(1) Limitandoci ;ii dintorni di Saturnia ricorderemo i ripo-
stigli scoperti 3. Samprugnano (cfr. Barbini, in « Bullettino del-
l'Instituto », 1885, p. 135; Pigorini, in «Bullettino di Paletno-
logia», XI, 1885, p. 192; XXI, 1895, p. 13 sgg.; XXXI, 1905,
p. 14; XXXV, 1910, p. 121 ; Montelius, La civil. primìt. cu Italie.
II, 119, 15-18; Die vorkì. Chron., pp. 34, 160; Willers, in
« Z. f. Numism. », XXXIV, 1924, pp. 201, 204, 276; von Dliin,
Itaìische Gràberkunde, I, p. 392), a Monteinerano (ct'r. Colini, in
« Bull, di Paletti. », NX1X, 1903, p. 216 sgg.; Milani, // R. Museo
Archeologico di Firenze, 1, p. 300; Willers, op. cit., p. 199; von
Duhn, op. cit., I, p. 29), al Piano del Tallone, presso il Botro
del Pelagone (ripostiglio inedito del R. Museo Preistorico «L. Pi-
gorini » di Roma). Altri oggetti dell'età eneolitica, scoperti spo-
radicamente in varie località del Comune di Mandano, si conser-
vano nel Museo Chigi di Siena, nel R. Museo Preistorico di
Roma, nelle collezioni private del Dr. Fratini a Mandano e del-
l'on. Ciacci a Saturnia.

(2) Cfr. Moem, Indiai di miniere preistoriche di cinabro nella
regione dell'Amiata, in e Bull, di Paletti. », XLI, 1915, pp. 5-12;
D'Achiardi G., Vindustria mineraria in Toscana, in « La Mi-
niera Italiana », anno V, n. 9.
 
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