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Monatshefte für Kunstwissenschaft
Caltagirone-Villa Flora □
Un vaso di Giacomo Bongiovanni
cessitä, dovette tornare in patria e
riprendere le piccole opere figuline
ch'egli scherzando chiamava „la fab-
brica dei costumi".
Nel 1791 usci di nuovo dalla sua
Isola, e si recö a Firenze invitatovi
da un giovane amico, tal Giuseppe
Spedolo da Treviso, ehe in quel tempo
studiava presso i fratelli scultori Pietro
e Giovanni Pisani. Pur essendo allora
lagrimevole lo stato dell'arte di Do-
natello e di Michelangelo nell'Atene
d'ltalia, dove tenevano il primato un
Foggini, un Ticciati e un Piemontini,
il nostro Salvatore ebbe tuttavia modo
di segnalarsi, di vincer premi ed as-
sumere commissioni importanti; ma
contrariato poscia da gelosie ed ini-
micizie, dovette allogarsi a Volterra
in lavori di alabastro, riuscendo solo
in capo a due anni, a tornare alla
sua diletta Firenze, dove fu professore
di scultura all'Accademia, e dove mori
il 20 gennaio 1842 per un sinistro
accidente capitatogli ad opera di ignoti
malviventi e forse di suoi nemici1).
L'arte di figurinaio intanto non
si spense con l'assenza di Salvatore
da Caltagirone, ma fu continuata con
grande alacritä dal fratello Giacomo,
nato nel 1772, e proseguita poi dal
nipote Giuseppe Vaccaro, figlio di
una sorella dei Bongiovanni ehe fir-
mava sempre „Bongiovanni e Vaccaro";
ed e stata tenuta in onore sino ai
0 Su Salvatore Bongiovanni scrisse
una pregevole memoria il valente archi-
tetto caltagironese G. B. Nicastro „Sulla
vita e sulle opere di Salvatore Bon-
giovanni" Firenze 1864.
Caltagirone -Villa Flora □
Un vaso di Giacomo Borgiovanni
Monatshefte für Kunstwissenschaft
Caltagirone-Villa Flora □
Un vaso di Giacomo Bongiovanni
cessitä, dovette tornare in patria e
riprendere le piccole opere figuline
ch'egli scherzando chiamava „la fab-
brica dei costumi".
Nel 1791 usci di nuovo dalla sua
Isola, e si recö a Firenze invitatovi
da un giovane amico, tal Giuseppe
Spedolo da Treviso, ehe in quel tempo
studiava presso i fratelli scultori Pietro
e Giovanni Pisani. Pur essendo allora
lagrimevole lo stato dell'arte di Do-
natello e di Michelangelo nell'Atene
d'ltalia, dove tenevano il primato un
Foggini, un Ticciati e un Piemontini,
il nostro Salvatore ebbe tuttavia modo
di segnalarsi, di vincer premi ed as-
sumere commissioni importanti; ma
contrariato poscia da gelosie ed ini-
micizie, dovette allogarsi a Volterra
in lavori di alabastro, riuscendo solo
in capo a due anni, a tornare alla
sua diletta Firenze, dove fu professore
di scultura all'Accademia, e dove mori
il 20 gennaio 1842 per un sinistro
accidente capitatogli ad opera di ignoti
malviventi e forse di suoi nemici1).
L'arte di figurinaio intanto non
si spense con l'assenza di Salvatore
da Caltagirone, ma fu continuata con
grande alacritä dal fratello Giacomo,
nato nel 1772, e proseguita poi dal
nipote Giuseppe Vaccaro, figlio di
una sorella dei Bongiovanni ehe fir-
mava sempre „Bongiovanni e Vaccaro";
ed e stata tenuta in onore sino ai
0 Su Salvatore Bongiovanni scrisse
una pregevole memoria il valente archi-
tetto caltagironese G. B. Nicastro „Sulla
vita e sulle opere di Salvatore Bon-
giovanni" Firenze 1864.
Caltagirone -Villa Flora □
Un vaso di Giacomo Borgiovanni