D E L P J G N A. 4*7
L’offesa itigiusta è quella, che è detta ingiuria, k quale , sic-
tome la giusta non si ribatte, perchè non s’ha ragione di farlo, co-
si non dovrebbe eisere ribattuta, perchè chi fa cosa contra il dovere
offende più tofìo se medesimo che altri. Onde vi è un’ingiustizia im-
propria quanto al nome, e non quanto al sentimento ia quale è quel-
la di coloro, cbe facendo torto ad altri, fanno ingiuria a se-stesii.
Ma perchè ii sopportare le ingiurie è a un certo modo riceve-
re carico, il quale se non fu nelsatto dell’offesa, è almeno neisani-
mo deli’offenditore : perciò è avvenuto, che non si propulsando que-
ste offese si rimanga con affronto, che è spezie di carico.
Queste ossese, e quelle mastìmamente, che sono dubbie, e però
di mezzo tra le giuste, 8c ingiuste ( come quando tu dica d’avermi
offeso con ragione, 8c io che nò; o d’averlo fatto per le debite ma-
niere, 8c io che nò) pare che debbiano essere ributtate dalì’offeso.
Come rrjaggiormente pare , ch’egli abbia da fare ogni opera con o-
gni estremo conato suo per disgravarst da quei, che sono propriamen-
te carichi, quali abbiamo dimostrato di sopra.
Ma perchè vi è ancbe da dire in contrario, prima che sacck-
mo il trapasso alle materie de’risentimenti, co’quaii vengono a rin-
tuzzarsi tutte le offese, è forse bene, che veggiamo, se questi scari-
chi siano necessarj, 8c onesti, e infino a che segno.
L’opporsi alle ossese per sola difesa nostra è lecito , quando sia
per gli debiti termini: ii che non può avvenire se non in sul fatto
medesimo, siccome il risentimento, che segue dopo ii latto, non è
altrimenti permesso dalie leggi. Et affinchè procediamo ordinatamen-
te, parìeremo prima delia giusta difesa, nella cui espiicazione faremo
conoscere , quando veramente noi ci dobbiamo dilendere ; e dipoi
tratteremo deii’airra difesa, che ancora che iliicita per legge urrìana?
e divina, suole però aver luogo tra Cavaiieri, 8c uomini d’onore.
La licita propuisazione deli’ altrui violenza è una difesa naturaie,
necessaria, moderata, contro a chi usa la forza senza l’autorita d’u-
sarla; e 1’usa o contra noi, o contra i nostri, o contra le cose nosire.
Licitamente propulsiamo questa violenza per ragicne non sda-
mente civile , ma ancora canonica, e divina. Chiamasi difesa, per-
ciocchè se ben’io difendendo me, offendessi chi m’assaita, farei que-
sto con presupposto principaie di difendermi , e però quell’atto noa
verrebbe sotto l’appellazione d’offesa.
Et è naturaìe quanto alsanimo, sicchè colui, che ributta la'
violenza, abbia siguardo non alla vendetta, ma. al pericoìo deila vi-
N n n 2 ta pro-
L’offesa itigiusta è quella, che è detta ingiuria, k quale , sic-
tome la giusta non si ribatte, perchè non s’ha ragione di farlo, co-
si non dovrebbe eisere ribattuta, perchè chi fa cosa contra il dovere
offende più tofìo se medesimo che altri. Onde vi è un’ingiustizia im-
propria quanto al nome, e non quanto al sentimento ia quale è quel-
la di coloro, cbe facendo torto ad altri, fanno ingiuria a se-stesii.
Ma perchè ii sopportare le ingiurie è a un certo modo riceve-
re carico, il quale se non fu nelsatto dell’offesa, è almeno neisani-
mo deli’offenditore : perciò è avvenuto, che non si propulsando que-
ste offese si rimanga con affronto, che è spezie di carico.
Queste ossese, e quelle mastìmamente, che sono dubbie, e però
di mezzo tra le giuste, 8c ingiuste ( come quando tu dica d’avermi
offeso con ragione, 8c io che nò; o d’averlo fatto per le debite ma-
niere, 8c io che nò) pare che debbiano essere ributtate dalì’offeso.
Come rrjaggiormente pare , ch’egli abbia da fare ogni opera con o-
gni estremo conato suo per disgravarst da quei, che sono propriamen-
te carichi, quali abbiamo dimostrato di sopra.
Ma perchè vi è ancbe da dire in contrario, prima che sacck-
mo il trapasso alle materie de’risentimenti, co’quaii vengono a rin-
tuzzarsi tutte le offese, è forse bene, che veggiamo, se questi scari-
chi siano necessarj, 8c onesti, e infino a che segno.
L’opporsi alle ossese per sola difesa nostra è lecito , quando sia
per gli debiti termini: ii che non può avvenire se non in sul fatto
medesimo, siccome il risentimento, che segue dopo ii latto, non è
altrimenti permesso dalie leggi. Et affinchè procediamo ordinatamen-
te, parìeremo prima delia giusta difesa, nella cui espiicazione faremo
conoscere , quando veramente noi ci dobbiamo dilendere ; e dipoi
tratteremo deii’airra difesa, che ancora che iliicita per legge urrìana?
e divina, suole però aver luogo tra Cavaiieri, 8c uomini d’onore.
La licita propuisazione deli’ altrui violenza è una difesa naturaie,
necessaria, moderata, contro a chi usa la forza senza l’autorita d’u-
sarla; e 1’usa o contra noi, o contra i nostri, o contra le cose nosire.
Licitamente propulsiamo questa violenza per ragicne non sda-
mente civile , ma ancora canonica, e divina. Chiamasi difesa, per-
ciocchè se ben’io difendendo me, offendessi chi m’assaita, farei que-
sto con presupposto principaie di difendermi , e però quell’atto noa
verrebbe sotto l’appellazione d’offesa.
Et è naturaìe quanto alsanimo, sicchè colui, che ributta la'
violenza, abbia siguardo non alla vendetta, ma. al pericoìo deila vi-
N n n 2 ta pro-