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Muratori, Lodovico Antonio
Opere del proposto Lodovico Antonio Muratori già bibliotecario del Serenissimo Signore Duca di Modena (Band 9,1) — Arezzo, 1769 [Cicognara, 2497-9-1]

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https://doi.org/10.11588/diglit.30674#0127
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P O E S V^ IV B. A 107
valor d'Achille dovea lenza gran ragione sargli dimenticar le leggi ^
e l'Idee univerlali della Natura. Più lodevole, tuttoché meno mira*
bile, lémbrerà la morte d'un Rodomonte, d'un'Argante, d'una Clo-
rinda; perché finalmente 6 ha da cercare il maravigliolo, ma non
però udir de'confini del Verisimile, cioè del Vero univerlale, e del*
le leggi, e Idee delia Natura. Non dee queda probabilmente lenza
gagliardi motivi far si timido, e vile un'uomo forte, nobile, valo-
roso, e noi doveva in tali circodanze. Io non voglio cercare, sé ha
ben fondata quella loro censùra, perchè non mancano ragioni da di-
fendere Omero. So bene, che i principi son tali, cioè: Che li ha
da perfezionare, non da didruggere la Natura; imitare, e rappresén*
tar ciò, che ella ragionevolmente, e probabilmente può, e dee far
di più mirabile, e compiuto in perfezione, o in difetto; e non ciò,
che il capriccio della loia Fantaha può a suo talento fingere. Anzi
tanto ha da edere scrupolola la Poesia, ch'ella non può lecitamente
rappresentar cole, benché veramente avvenute, e raccontate da Sto-
rici fidati, quando quelle non abbiano l'aria di Verihmiii. Nel qual
calo è uhzio del Poeta il temperar quello soverchio Maravigliolo
con Verihmiii colori, onde lenza difficoltà polla apparir probabile a
tutti. Che le in vaienti Autori h truovano imitate delle azioni, e
delle cole draordinarie, che non si facilmente lì pedono trovar den-
tro i termini del Vero univerlale, e della Natura; io non perciò
donerei alcuno a leguirli in quedo, e a lodarli, hccome niun di-
pintore ha da imitar quelle arditezze, o dorpiature, e que'difetti di
proporzione, che talvolta s'incontrano nelle tele de'più famod Mae*
dri. L'Intelletto lano ha troppo dilpetto in veder, che il Poeta in
vece di sar le cole, come naturalmente dovrebbono, o potrebbono
edere, le fa al contrario, cioè come ragionevolmente non hanno da
edere, o pure noi pedono.
Nè vorrei già, che quando noi diciamo, doverli da'Poeti per*
sezionare la Natura, e far compiuti, e mirabili i sùoi ritratti, ta-
luno h penlade, che noi pariadìmo della Morale, in guisa che do*
vedéro le perlbne de'Poemi Tempre edere perfette, e compiute nella
bontà de'codumi. Noi non intendiamo, che s'abbia da perfezionar
la Morale, ma bensì la Natura, badando ciò per cagionar maravi-
glia, e diletto. Richiede per elempio la Morale, che i Re sieno
giudi, le Donne pudiche, i Guerrieri forti, i Gonhglieri prudenti,
e limili codumi. Non per quedo dovrà il Poeta rappreléntar sèmpre
tali quede perlbne. Non larà tenuto a sar lempre i Servidori sedeli,
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