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Muratori, Lodovico Antonio
Opere del proposto Lodovico Antonio Muratori già bibliotecario del Serenissimo Signore Duca di Modena (Band 9,1) — Arezzo, 1769 [Cicognara, 2497-9-1]

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https://doi.org/10.11588/diglit.30674#0497
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P O E 3* 7 y? L 7B. 77. 483
namento, il quale non meritava tanta parte di attenzione o dall'uno
in usarlo, o dall'altro in considerarlo.
Io confesfo la verità; a me una volta Sommamente piaceva sì
latto Stile; ma ora diligentemente fuggo tali Dicitori, avendo io
icorto, che l'Eloquenza vera nulla più abborrisce, che quetio alletta-
to sfudio, e che nulla più dei zibetto, e dei muschio offende il ca-
po, se in troppa quantità il lor'odore si spande. Gonosco essere un
disetto rincrescevole, non una sovrana virtù, quel profumare ogni
cosa con acutezza, quei soffogare per dir cosi la Verità a sorza di
fiori non men di quell'Imperadore, che soffbgò gli amici con una
pioggia di rose. In una parola: parmi che quegli sia più ingegnoso,
il quale quanto più può si siudia di non parere Ingegnoso. li perchè
più volentieri presio le mie orecchie ad un mezzano Predicatore,
da cui puramente, ma con affetto, e zelo mi sia sposla la parola di
Dio, o si narrino le Virtù di qualche Santo Eroe, che ad uno de*
sopra accennati. Il primo finalmente va diritto ai suo fine, eh'è
quello di pervadermi l'amor delle Virtù, l'odio de'Vizj, ed io per
tal motivo mi porto ad ascoltarlo. Altro fine, sio per dire, non han-
no i secondi, se non quello di persùadermi, ch'esli furono dalla Na-
tura provveduti d'un'acutislimo Ingegno; il che a me poco importa
di sapere. Anzi quando anche pollano farmi certo dell'Ingegno loro
a furia di tanti Concetti, poco poi mi potran persuadere il loro Giu-
dizio, o buon Gusio, perchè non si dee salire in pergamo per far
pompa del proprio Ingegno, ma per introdurre nelle menti altrui la
Verità, nel cuore il desiderio dell' opere buone. Ignorano cosforo il
gran consiglio di Quintiliano, cioè: rsy Ó*
Nè io solo ho ravvisata quella verità. La consigliarono, non
che la conobbero, tutti gli antichi Maesfri dell' Eloquenza, e non
men di loro gl' Italiani più savj. Non c' incresca d'udire in tal pro-
posto la Sentenza del Car. Pallavicino, il quale benché sempre non
paja ne*satti d'accordarli colle sùe parole, nondimeno scrive cosi nel
Cap. b. del Tratt. dello Stile : 7o V%-
/o ^ ^77^77^^ ( col qual nome egli lignifica i Con-
cetti arguti ) , 777^7 770??
%77^^g770 7/ V7770 ^Orr/7770 ^77^77^^
CO777^0^X7O777, 47777770 .* 777 ^70070^4 C0^74 7^
777/017^0^74 Oggidì pure sono in quella par-
te afsatto disingannati, e purgati gl'ingegni migliori d'Italia. E io
 
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