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lio, l’Aminta del Talso, ove i Cori si cantavano in Musica; Dal
cìie stimano alcuni, che s’imparafte la maniera d’unire interamente
co’Drammi la Musica. Ora questi Cori Tragici dovrebbono conte-
ner le lodi della Virtù, e de’ Virtuosi; condannare i vizj; conforta-
re i miseri; lagnarsi delle loro difavventure; rallegrarsi co’felici per
cagion delia Virtù, sosienendo sempre il carattere della gravita, ne-
cessario alla Tragedia. Cosi fecero gli antichi; ed Orazio nella Poe-
tica lo comanda. A questi Cori dovrebbe unirsi la Musica or lamen-
tevole, or giuliva, or mischiata, secondo il diverso argomento d’ essì.
Non può dirsi, quanto sollievo, e piacere si recherebbe agii animi
degli uditori, che talora si stancano, o s’empiono troppo de’gagliar-
di affetti, che la Tragedia imprime, e vogliono prender fiato, e ri-
poso al fine degli Atti.
Quantunque poi le Tragedie, e Commedie, in prosa, non ostan-
te il precetto d’Aristotele, e l’esempio degli antichi, facciano mara-
vigliosi eff’etti, e ben recitate muovano assaissimo l’animo degli udi-
tori: tuttavia porto opinione, che il verso a questi componimenti
sia, se non assolutamente necessario, almeno di grande ajuto, e de-
coro. Ii verso ben recitato contiene una segreta nobile attrattiva ol-
tre alla sua palese armonia, che sommamente diletta, e senza dub-
bio accresce alla Tragedia ia sua natia gravita. Io non saprei dissen-
tire dal dottissìmo Autore delle Considerazioni sopra la Maniera di
ben penfare, il quale fìima affatto convenevoli alia Poesia Rappre-
sentativa i versi d’undici Sillabe mischiati con quei di sette. Contut-
tociò potrebbe ancor farsi la pruova, se altra sorta di verfi meglio
corrispondesse al bisogno, o almen dovrebbe prendersi guardia di non
cader con l’uso di quelli nell’armonia della Lirica, siccome ad alcuni
Poeti è spesse volte avvenuto. Si ha ancora da considerare, se le Ri-
me si potessero quivi, o di quando in quando, o regolatamente, per-
mettere, essendo certo per isperienza, ch’esse danno almeno negli ai-
tri componimenti maravigliosa vaghezza, forza, ed anima ai concet-
ti, e a’versi delle moderne Lingue. Si scostano esse, non può negar-
si, dal parlare ordinario della gente, e alcune Tragedie rimate han-
no finora ottenuto poco plauso, anzi sono abborrite da molti uomini
dotti. Ma se si ritrovasse la vera maniera di usar questo condimen-
to nelle Tragedie, e vi si avvezzasse l’orecchio degli ascoltanti, può
essere, che niun conto si teneffe del pericolo dell’inverisimiglianza,
Gli antichi, e i moderni hanno usato nelle Tragedie, e Commedie
i Giambi, e altri versi, i quali senza dubbio ne’ragionanienti fami-
lio, l’Aminta del Talso, ove i Cori si cantavano in Musica; Dal
cìie stimano alcuni, che s’imparafte la maniera d’unire interamente
co’Drammi la Musica. Ora questi Cori Tragici dovrebbono conte-
ner le lodi della Virtù, e de’ Virtuosi; condannare i vizj; conforta-
re i miseri; lagnarsi delle loro difavventure; rallegrarsi co’felici per
cagion delia Virtù, sosienendo sempre il carattere della gravita, ne-
cessario alla Tragedia. Cosi fecero gli antichi; ed Orazio nella Poe-
tica lo comanda. A questi Cori dovrebbe unirsi la Musica or lamen-
tevole, or giuliva, or mischiata, secondo il diverso argomento d’ essì.
Non può dirsi, quanto sollievo, e piacere si recherebbe agii animi
degli uditori, che talora si stancano, o s’empiono troppo de’gagliar-
di affetti, che la Tragedia imprime, e vogliono prender fiato, e ri-
poso al fine degli Atti.
Quantunque poi le Tragedie, e Commedie, in prosa, non ostan-
te il precetto d’Aristotele, e l’esempio degli antichi, facciano mara-
vigliosi eff’etti, e ben recitate muovano assaissimo l’animo degli udi-
tori: tuttavia porto opinione, che il verso a questi componimenti
sia, se non assolutamente necessario, almeno di grande ajuto, e de-
coro. Ii verso ben recitato contiene una segreta nobile attrattiva ol-
tre alla sua palese armonia, che sommamente diletta, e senza dub-
bio accresce alla Tragedia ia sua natia gravita. Io non saprei dissen-
tire dal dottissìmo Autore delle Considerazioni sopra la Maniera di
ben penfare, il quale fìima affatto convenevoli alia Poesia Rappre-
sentativa i versi d’undici Sillabe mischiati con quei di sette. Contut-
tociò potrebbe ancor farsi la pruova, se altra sorta di verfi meglio
corrispondesse al bisogno, o almen dovrebbe prendersi guardia di non
cader con l’uso di quelli nell’armonia della Lirica, siccome ad alcuni
Poeti è spesse volte avvenuto. Si ha ancora da considerare, se le Ri-
me si potessero quivi, o di quando in quando, o regolatamente, per-
mettere, essendo certo per isperienza, ch’esse danno almeno negli ai-
tri componimenti maravigliosa vaghezza, forza, ed anima ai concet-
ti, e a’versi delle moderne Lingue. Si scostano esse, non può negar-
si, dal parlare ordinario della gente, e alcune Tragedie rimate han-
no finora ottenuto poco plauso, anzi sono abborrite da molti uomini
dotti. Ma se si ritrovasse la vera maniera di usar questo condimen-
to nelle Tragedie, e vi si avvezzasse l’orecchio degli ascoltanti, può
essere, che niun conto si teneffe del pericolo dell’inverisimiglianza,
Gli antichi, e i moderni hanno usato nelle Tragedie, e Commedie
i Giambi, e altri versi, i quali senza dubbio ne’ragionanienti fami-