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clivisata le Scienze, e l’Arti, persistera tattavia qualcuno in dire,
che non perciò potra conseguirfì il titolo di vero Poeta, ripugnando
a ciò ii fìlenzio, e forse le parole d’ Aristotele: io ii pregherò di ieg-
gere ia Deca della Poetica disputata dei sopra menzionato Francesco
Patrizj, ove per avventura potrebbe cangiar opinione. E finalmente
non sara se non bene, ch’egli produca in mezzo qualche sede giura-
ta del medesimo Aristotele, per cui si faccia paleie, ch’egii abbia
escluso dal Regno Poetico taii componimenti, avvegnachè polsano
arrecar gran diletto, col contenere una lodevole invenzione, e fin-
zione, e coll’essere ne’sentimenti, neila Favola, e nei fondo deli’
opera aftatto Poetici. Alcuni Scrittori esclusi dai numero de’ persetti
Poeti, come Esiodo, Lucrezio, Maniiio, Lucano, e i Ìoro simili,
altro non fecero, che mettere puramente in versi la Storia Naturale
e altre Scienze, o avvenimenti Istorici, onde meritarono presso ai-
cuni ii soio nome di verseggiatori. Noi richiediamo invenzione, fin-
zioni, e aitri diversi condimenti in cotali materie. Non caderebbe
dunque sopra si fatti disegni i’Aristotelica censura; e finalmente non
lì ha sempre torto, qualor non si segue l’opinion d’Aristotele.
Quante altre maniere d’accrescere l’erario del Parnaso Italiano
ci sieno, più saciie sarà ai sublimi, o sortunati Ingegni il conoscerlo
in pratica, che a me il divisarlo in Teorica. Stendendosi ia vista
de’grandi uomini per gl’immensi spazj del Bello, possono esti disco-
prir miniere preziosistime non ancor toccate da alcuno, e trovar pae-
sì nuovi, incogniti ali’antichita medesima. Non si conohbero dagli
antichi Poeti i Drammi Pastoraìi; contuttociò i nostri Itaiìani, e più
di tutti la mente vasta di Torquato Tassò penetrò si avanti per tal
cammino, che forse non lasciò ai posteri speranza di avanzarlo. Pa-
reva altresi, che non dovesse mai l’Italia moderna pervenire alia
gloria dell’antica Italia, e della Grecia neii’Epico Poema; e pure il
Tasso medesimo, se non uguagliò Virgiiio, almeno vi s’appressò non
poco; e certamente fi lasciò addietro in molte cose ii divino Ome-
ro. Ancora Dante, il Petrarca, il Chiabrera, il Tassoni, ii Maggi,
e altri gioriosi Eroi dell’ Italica Poesia, o scopersero nuovi Mondi, o
secero comuni alla nostra Lingua i pregi deile antiche, tanto adope-
rarono co’lor valorosi Ingegni. Altrettanto ancora saranno i Succes-
sori nostri, se d’uguali forze saran provveduti; e se dalla servile imi-
tazion de’vecchi sapranno felicemente passare aila gloria di nuovi In-
ventori, avendo sempre davanti gli occhi la rifìessione saggia di Quin-
tiiiano, che nìbil crefcit fob mkatione. Ma si rìcliiede coraggio in
51 sat-
clivisata le Scienze, e l’Arti, persistera tattavia qualcuno in dire,
che non perciò potra conseguirfì il titolo di vero Poeta, ripugnando
a ciò ii fìlenzio, e forse le parole d’ Aristotele: io ii pregherò di ieg-
gere ia Deca della Poetica disputata dei sopra menzionato Francesco
Patrizj, ove per avventura potrebbe cangiar opinione. E finalmente
non sara se non bene, ch’egli produca in mezzo qualche sede giura-
ta del medesimo Aristotele, per cui si faccia paleie, ch’egii abbia
escluso dal Regno Poetico taii componimenti, avvegnachè polsano
arrecar gran diletto, col contenere una lodevole invenzione, e fin-
zione, e coll’essere ne’sentimenti, neila Favola, e nei fondo deli’
opera aftatto Poetici. Alcuni Scrittori esclusi dai numero de’ persetti
Poeti, come Esiodo, Lucrezio, Maniiio, Lucano, e i Ìoro simili,
altro non fecero, che mettere puramente in versi la Storia Naturale
e altre Scienze, o avvenimenti Istorici, onde meritarono presso ai-
cuni ii soio nome di verseggiatori. Noi richiediamo invenzione, fin-
zioni, e aitri diversi condimenti in cotali materie. Non caderebbe
dunque sopra si fatti disegni i’Aristotelica censura; e finalmente non
lì ha sempre torto, qualor non si segue l’opinion d’Aristotele.
Quante altre maniere d’accrescere l’erario del Parnaso Italiano
ci sieno, più saciie sarà ai sublimi, o sortunati Ingegni il conoscerlo
in pratica, che a me il divisarlo in Teorica. Stendendosi ia vista
de’grandi uomini per gl’immensi spazj del Bello, possono esti disco-
prir miniere preziosistime non ancor toccate da alcuno, e trovar pae-
sì nuovi, incogniti ali’antichita medesima. Non si conohbero dagli
antichi Poeti i Drammi Pastoraìi; contuttociò i nostri Itaiìani, e più
di tutti la mente vasta di Torquato Tassò penetrò si avanti per tal
cammino, che forse non lasciò ai posteri speranza di avanzarlo. Pa-
reva altresi, che non dovesse mai l’Italia moderna pervenire alia
gloria dell’antica Italia, e della Grecia neii’Epico Poema; e pure il
Tasso medesimo, se non uguagliò Virgiiio, almeno vi s’appressò non
poco; e certamente fi lasciò addietro in molte cose ii divino Ome-
ro. Ancora Dante, il Petrarca, il Chiabrera, il Tassoni, ii Maggi,
e altri gioriosi Eroi dell’ Italica Poesia, o scopersero nuovi Mondi, o
secero comuni alla nostra Lingua i pregi deile antiche, tanto adope-
rarono co’lor valorosi Ingegni. Altrettanto ancora saranno i Succes-
sori nostri, se d’uguali forze saran provveduti; e se dalla servile imi-
tazion de’vecchi sapranno felicemente passare aila gloria di nuovi In-
ventori, avendo sempre davanti gli occhi la rifìessione saggia di Quin-
tiiiano, che nìbil crefcit fob mkatione. Ma si rìcliiede coraggio in
51 sat-