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3 66 DELLA P E RF ETT A

Ghe dal suo grembo al Quirina! discende5
E vedrai, conie accende
Nel sovrano Paslor voglie, e coslume.

L’onor de’marmi, che innalzar t’intend»
Oggi Innocenzo, concepir le Stelle;

E son tutte le belle

Opre, di cui Roma s’adorna, e veste,

Figlie di lui, d’origine celeste.

Y. Già sente a tergo i corridor veloci

Della novella Etate, il Secol nostro;

E già pensa deporre il fren deli’ore,

E già di Gigli inghirlandata e d’ostro

Prelso l’Indiche foci

Attende la bell’Alba il nuovo cnore.

E Quegli, incontro al suo fatale errore?
Intrepido sostiene il grande Editto,

Che ancor cadendo eternerà se stesso;

Però ch’ ei porta impresso

Nella sua fronte il tuo gran Nome invitto.

E Quella, che sul Gange al corso è delìa
Sorgerà iieta al grande ufìzio intenta,

Sol di mirar contenta

L’Urna Real, che ai cener tuo s’appresla*

Non è, non è tua bella iuce spenta;

Che i tuoi gran Genj ai sacri marmi intorno
Faranno anco soggiorno.

Ed oh quante faviile ancor seconde,

D’alta pietà la beila polve ascondel
VI. Verran sul Tebro gli Etiopi, e gl’Indi,

E di barbare bende avvolti i crini

I Re deli’Asia alla beli’Urna innanzi.

Da lei spirar vedran lampi divini,

E nuove cure, e quindi

Sorgere il Vero da’tuoi sacri avanzi.

II Mondo avrà, che sospirò poc’anzi,

Infìn dall’Ombra tua nuovo intelletto,

E quel, che soggiogasti, orrido inganno
Avrà il secondo affanno,

O la tua luce accoglierà nel petto.
 
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