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Real Museo Borbonico — 7.1831

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Tavola I - LXIII [Text und Tafeln]
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https://doi.org/10.11588/diglit.10973#0256
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VOL. VII. TAV. XLVII. 5

la, onde Aristofane per burlarsi di que'tali coniò il
parolone di c^pacy^oyvx.^pyox.o^n'rai.Vevo è che taluni
bau pensato che i cennati anelli servissero solo di
lusso ; ma qual cosa, io chieggo, vietava di me-
scolare alle vanità anche l'utile? La moda è una
Dea furba che soddisfa quasi sempre i suoi ca-
pricci co' pretesti del comodo. Non è poi da tra-
sandarsi che siffatto castone, convesso in mezzo ,
riceveva la cornicetta in li in cui chiudevasi un
cristallo di monte, ossia quarzo ialino, che nel venir
fuori del terreno si franse. Torse dicevamo vi si
conteneva qualche ritratto, forse i capelli di qualche
oggetto carissimo ; ma dove sono le testimonianze
che provino aver avuto gli antichi siffatto costume?
Il perchè riflettendo che questo anello era legge-
rissimo , pensai che non volendo incastrarvisi una
gemma vi si pose quel cristallo che pesava di meno
e ne mentiva la figura. Gli antichi in fatti avevano
anelli d' està e d'inverno. Sono noti gli annali se-
mestrés, e Paurum aestivum di cui servivasi l'affet-
tato modista di Giovenale (1), e i leves annuii del
Crispulo mentovato da Marziale (2).

(1) 1, 28 , VII ; 89.
(1) V, 63.
 
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