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Un altro incontrastabile esempio dello svariato aspetto degli an-
tichi edifizii ce lo dimostrano gli scavi pompeiani di questo ultimo
periodo-, poiché nella strada ultimamente disotterrata che dalle Terme
cammina alla porta così detta di Nola s’incontrano ad ogni passo le
prove del come gli antichi impiegavano la pittura e la scultura fuori
delle lor case, non racchiudendo queste arti come i moderni nell’in-
terno di esse. E fuori le botteghe sono pitture che indicano a qual
ramo di commercio erano destinate , sui muri delle case si vedono
quando Divinità , quando riti di Religione, e tutti quasi i muri esterni
delle case stuccati e tinti di diversi ed appariscenti colori, come il
rosso, il giallo e il turchino. E queste pitture ci raccontano molte
cose degli antichi usi che senza di esse avremmo ignorato , e ci met-
tono sotto gli occhi varie e singolari usanze dell’ antiche città.
Fra questi noteremo la dipintura ( che per due volte vedesi in
questa strada ripetuta ) del modo che gli antichi tenevano nel fare il
vino. Si vede un tino quadrato non molto profondo , che sembra
fatto di fabbrica con una apertura a doccia nel lato di avanti. Dentro
esso le uve, e sopra esse tre Fauni che danzando le premono. E la
danza ha una cadenza e misura iti ambe le pitture uniforme, poiché i
Fauni intrecciano insieme le braccia , e lasciano cadere il peso del
corpo sempre sopra un sol piede. Sotto la doccia da cui sgorga il sugo
delle uve , è un gran doglio o vase di terra cotta rotondo della gran-
dezza di una delle nostre mezze botti , e simile di forma e grandezza
a varii vasi della stessa forma e misura rinvenuti negli scavi poni*
peiani. Vicino a questo doglio sta con un ginocchio a terra un giovi-
netto forse destinato a sostituire al doglio ripieno altro doglio vuoto.
Nel considerare queste due pitture ci vengono alla mente questi
pensieri. Che gli antichi nella confezione dei vini non si servivano
di vasi di legno, poiché lo premevano nei tini di fabbrica, lo facevan
fermentare nei dogli di creta , e da questi lo riponevano nelle anfore,
varie di forma e di grandezza secondo i vini e i paesi. Quando poi
Un altro incontrastabile esempio dello svariato aspetto degli an-
tichi edifizii ce lo dimostrano gli scavi pompeiani di questo ultimo
periodo-, poiché nella strada ultimamente disotterrata che dalle Terme
cammina alla porta così detta di Nola s’incontrano ad ogni passo le
prove del come gli antichi impiegavano la pittura e la scultura fuori
delle lor case, non racchiudendo queste arti come i moderni nell’in-
terno di esse. E fuori le botteghe sono pitture che indicano a qual
ramo di commercio erano destinate , sui muri delle case si vedono
quando Divinità , quando riti di Religione, e tutti quasi i muri esterni
delle case stuccati e tinti di diversi ed appariscenti colori, come il
rosso, il giallo e il turchino. E queste pitture ci raccontano molte
cose degli antichi usi che senza di esse avremmo ignorato , e ci met-
tono sotto gli occhi varie e singolari usanze dell’ antiche città.
Fra questi noteremo la dipintura ( che per due volte vedesi in
questa strada ripetuta ) del modo che gli antichi tenevano nel fare il
vino. Si vede un tino quadrato non molto profondo , che sembra
fatto di fabbrica con una apertura a doccia nel lato di avanti. Dentro
esso le uve, e sopra esse tre Fauni che danzando le premono. E la
danza ha una cadenza e misura iti ambe le pitture uniforme, poiché i
Fauni intrecciano insieme le braccia , e lasciano cadere il peso del
corpo sempre sopra un sol piede. Sotto la doccia da cui sgorga il sugo
delle uve , è un gran doglio o vase di terra cotta rotondo della gran-
dezza di una delle nostre mezze botti , e simile di forma e grandezza
a varii vasi della stessa forma e misura rinvenuti negli scavi poni*
peiani. Vicino a questo doglio sta con un ginocchio a terra un giovi-
netto forse destinato a sostituire al doglio ripieno altro doglio vuoto.
Nel considerare queste due pitture ci vengono alla mente questi
pensieri. Che gli antichi nella confezione dei vini non si servivano
di vasi di legno, poiché lo premevano nei tini di fabbrica, lo facevan
fermentare nei dogli di creta , e da questi lo riponevano nelle anfore,
varie di forma e di grandezza secondo i vini e i paesi. Quando poi