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Napoli nobilissima — 1.1892

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

B5

L’affettuoso interessamento di Ferdinando per la sua se-
conda moglie non venne mai meno. Nelle sue lettere non
le parla che di salute, di caccia spedita o da spedire, di
messe ascoltate etc. Quest’amore, più che l’amore d’un
sovrano per una dama che ha sposata, sembra quello di
Taddeo e Veneranda. Il re spesso si firmava scherzosa-
mente il tuo papasso, e si serviva di espressioni assai poco
eleganti. Una volta le scrive : ho dormito parecchie ore come
un vero porcello. Da Resina : spero ti abbia jatto effetto la
purga di olio di ricino; e da Laybach, il ventinove dicem-
bre del ventidue : Ad Udine mi venne la cacarella, motivo
per cui non andai a teatro. Un francese direbbe : il ne ga-
zali pasl — Eppure da questa corrispondenza, degna d’un
semplice sgrammaticato borghese, non si sospetterebbe
l’uomo cinico e crudele che pochi anni prima aveva scritto
al cardinale Ruffo dalla Sicilia : al mio ritorno a Napoli fa-
remo molti caciocavalli, alludendo così alle impiccagioni dei
repubblicani; ed accennando all’esecuzione di Ettore Ca-
rafa : Spero che non si sia dilazionata la giustizia che si do-
veva fare lunedì, se mostrate timore siamo jritti.
Bisogna però convenire che la duchessa di Fioridia era
riuscita a farsi amare non solo da Ferdinando ma anche
dai figli di lui, che le dimostravano in ogni occasione la
più affettuosa deferenza. Il duca di Calabria, che fu poi
Francesco I, il principe di Salerno, la duchessa d’Orléans
e la regina di Sardegna le scrivevano spesso lunghe ed
amorevoli lettere. Ne riporto qui due : la prima del prin-
cipe di Salerno, la seconda della regina Cristina di Sar-
degna :
Cara Principessa
Spedendo Emanuele de La Tour, che qui trovai proveniente da Pa-
riggi, in qualità di Corriere al Re mio Caro Padre in Napoli, profitto
dell’occasione per avere il bene di dirigervi queste poche righe, per
ricordarmi alla Vostra Memoria.
Io do parte al Re che si è finalmente risoluto che il Congresso
avrà luogo in Verona, e che esso riceverà l’invito di trovarsi colà
verso la metà 8bre prossimo, e vano sarebbe il spiegarvi quale sarà il
mio giubilo nel baciarli di nuovo di persona le mani, e grande sarà
anche la mia consolazione nel rivedervi, giacché sommamente vi sono
attaccato, e mai potrò dimenticarmi tutte le prove di Amicizia e tutta
la bontà che in ogni tempo vi siete degnato di avere per me.
Io con questa stessa occasione scrivo al Re supplicandolo di ordi-
narmi ciò che devo fare, giacché se esso come me ne lusingo verrà
qui in Vienna dopo del Congresso, Io vorrei lasciare qui Mia Moglie
e la mia piccola Carolina giacché i Medici non vorrebbero che que-
st’ultima facesse inutilmente un Viaggio giusto adesso che sta al mo-
mento della dentizione, ed in questo caso verrei Io sola a Verona, se
poi il Re (cosa che non voglio sperare) avesse abandonato il progetto
di qui venire, allora Io le condurrei entrambe meco per poi ritornare
col Caro Papà in Napoli. E conoscendo la vostra Amicizia per me Vi
prego di fare sì che II mio adorato Genitore mi dia chiaramente i
suoi venerati ordini, e che si degni di spedirmi subito Diego Pigna-
telli, come si è degnato di promettermelo altra volta, colle sue riso-
luzioni, o mi lusingo di vedere qui giungere quest’ultima prima della

fine del mese per così potere essere a tempo di regolarmi in conse-
guenza, e nel caso come Voglio sperare che II Re verrà qui dopo del
Congresso, non posso esprimervi quale sarà il mio Contento e quello
della mia cara Maria di potervi servire da Cicerone, e potrete essere
certa che ne troverete uno in me espertissimo ed al fatto di tutto.
Spero Cara Principessa che la vostra preziosa salute sia quale il mio
cuore lo desidera, Le nostre sono grazie al Signore Ottime, solo la
Piccola Carolina soffre un poco con la dentizione, ma non ostante ciò
è molto graziosa e bellina, e mi fa una vera festa pensando al mo-
mento felice in cui potrò presentarvela sicuro che avrete per lei lo
stesso affetto che avete sempre dimostrato ai suoi Genitori.
Vi prego di pensare qualche volta a me e di conservarmi la vostra
cara Amicizia, e nella dolce lusinga di potervi fra un mese esprimervi
a viva voce i miei sentimenti in Verona, sono per la vita
Il Vostro aff.m° e ob.m°
Vienna li io 7e- Amico
1822 Leopoldo.
Questa lettera è tutta di pugno del principe di Salerno,
il quale pare avesse ereditato dal padre la grammatica e
l’ortografìa. È vero che in vece di mettere la lettera maiù-
scola ai nomi di bestie, come usava fare il segretario del
re, egli scrive sempre io con la maiuscola, e scrive Parigi
con due g forse per l’impressione che provava nominando
quella tumultuosa capitale. Anche la paura della Francia
l’aveva ereditata da Ferdinando.
Ecco la lettera di Cristina di Sardegna :
Torino li 16 di Marzo 1823.
Carissima Principessa; la ringrazio tanto tanto della vostra amabi-
lissima lettera, che nella scorsa settimana ricevei in data del 27 dello
scorso Febbraio e di tuttociò, che mi scrivete nella medesima; ma mi
ci dispiace le tante scuse; s’intende, che quando è ammalato uno non
lo può fare, e vorrei, che riguardandomi come vostra cara Amica qual
mi pregio d’esserlo lasciaste un po’ li complimenti da parte; ho ben
piacere che vi siete ben rimessa perchè n’ero inquieta per voi col ter-
ribile Inverno di quest’anno, che anche qui è stato fortissimo in ogni
modo, adesso principia il bel tempo, le Nevi sciogliendosi, noi grazia
al cielo stiamo bene, ed abbiamo buone nuove anche dei cari Parenti;
quelle che voi mi date del Caro Papà, mi consolano propriamente, sia
benedetto il Signore che ce lo conserva così; vedo con piacere dalle
sue lettere, che si diverte bene. Approssimandosi, mia cara, la Santa
Pasqua ve l’auguriamo sì il Re mio Carissimo che Io Felicissima come
ve la potete ben desiderare, ed anche a tutti li vostri specialmente
alla graziosa Mariannina (che ho piacere non soffri del freddo) spero
che li vorrete gradire con la vostra solita amicizia. Adesso che fa
nuovamente bello usciamo qualche volta a spasso, ed adesso nella
Quaresima abbiamo un eccellente Predicatore; dopo la settimana di
Pasqua andremo a Genova a passarvi qualche mese. Credetemi, mia
cara Principessa, rinnovandovi li nostri auguri di cuore per la vita ab-
bracciandovi la vostra vera ed affezionatissima
Amica
Cristina.
Questa lettera, tutta di mano della regina di Sardegna,
è scritta in carattere assai poco intelligibile.
Continua.
Riccardo Carafa.
 
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