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Napoli nobilissima — 1.1892

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

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« giamento, nelle quali era formaggio, carne, riso, macca-
« roni cotti, oglia potrida alla spagnuola ». E perchè la
confusione del popolo era grande, S. E. « rimediò con far
« proibire l’entrata del concorso, ordinando che due spa-
« gnuoli andassero in galera per esserno ubriachi.... ma
« furono poi aggratiati. Questa baruffa ancorché atterrisse
« la plebe, tuttavia non cessò di mangiare continuamente
« a tale che ogni moto di quella generava esito e confu-
« sione; poiché si baccaleggiò molto bene, non potendosi a
« parte raccontar li diversi accidenti che la moltitudine
« delle genti, e più il vino cagionò. Il giorno poi alla col-
« latione et alla commedia vennero quasi tutte le dame di
« Napoli, e veramente fu cosa regale, perchè comparvero
« quattromila libre di confetture, oltre le dame e le altre
« cose di ornamento che furono veramente degne di es-
ce sere vedute, ancorché veramente con uno scandalo molto
« grande ». Giacché la moltitudine dei cavalieri, alla quale
« si mescolavano parecchi collari imposimati (J), s’abbandonò
ad una gioia sfrenata; e dato un assalto alle mense, il ru-
more e il tafferuglio crebbero tanto, che il Duca montò
in bestia; e chiamò piccavi (1 2) alcuni, e diede ad altri basto-
nate. E quando ebbe messo tutto sossopra e consumata
ogni cosa, l’avida turba, sul cader della sera, si diradò,
e « sua Eccellenza, udita a recitare la commedia, verso
« un’hora di notte e più, si pose in carrozza, e partì alla
« volta di palazzo ».

alla sua corte, su dieci vaghissime e ben adorne barchette
si dilettò alla pesca. Dopo pochi anni, mentre si congiu-
rava ammazzarlo, anche Masaniello era andato a fare una
scialata a Poggioreale « con molti capi popolari suoi con-
fidenti »(T); ed anche il duca di Guisa, il io febbraio
1648, vi si recò a diporto con Polito della Pastena e Paolo
di Napoli, capi di banditi; ed ivi comunicava loro il di-
segno d’un assalto generale ai posti dei nemici.
Però, sin dal 1628, un reggente del Collaterale, a nome
Battaglino, aveva riferito, che « la fabrica di Poggioreale se
« sta cadendo, et che quello che hora se poteva accomo-
« dare con poca spesa, saria poi stato bisogno farlo con
« molta ». Ed aggiungeva che « Cesare Carmignano havea
« detto che ci era uno che offeriva fare la spesa necessaria
« con darseli quello che se cavava dal giardino ». Ma nulla
se ne fece; e, fra tante miserie che afflissero il regno,
niuno si dette mai più pensiere di riparare i guasti che il
tempo, l’incuria ed anche la rapacità degli uomini avevano
fatto, e venivano facendo a Poggioreale.
Alle miserie ed ai tumulti, s’aggiunse pure la terribile
pestilenza del 1656. Non trovandosi altro spazio a seppel-
lire gl’innumerevoli cadaveri, se ne murarono a migliaia
nelle grotte dei sportiglioni, che erano accanto a Poggioreale,
sotto il colle di Lautrech, dove, più tardi, s’innalzò la chiesa
di S. Maria del Pianto. E chi, al tempo della peste, s’era
recato a Poggioreale


La strada di Poggioreale.
(Facsimile dalla Guida del Barrino).

Da quel tempo, quantunque nobili e popolani continuas-
sero a recarsi a Poggioreale, per godere il fresco e per
gozzovigliare, non vi s’ammirarono più spettacoli di così
spensierata allegrezza. Sicché l’ultimo ricordo di una pub-
blica festa, fu quando il Viceré, duca di Medina las Torres,
riempita d’acqua la grande vasca del giardino, fece portarvi
dal mare moltissimi pesci, e, per tutto un giorno, insieme

.po no journo a spasso,
aveva visto che
.sulo dinto a lo ciardino
E ogni pizzo de chillo contuorno
Era de schiattamuorte tutto chino.
E ggeratolo tutto attuorno attuorno
Antro non sentea dì che: benga vino;
Venga cchiù bino, venga da magnare,
All’uocchie di chi seppe sparagnare (2).
Però quei lugubri ricordi, che spargevano intorno
un’aria di mestizia, se resero ivi meno frequente il
passeggio di dame eleganti e nobili signori, non tur-
barono i lieti convegni della plebe, e della gentaglia
arricchita e scialacquatrice, e
.la grotte de li spartigliune,
Chella ch’aveva da essere cesterna
De chiante aterne e llacrimazeiune,
Deventà la facettero taverna
Tant’autre asciutta-votte mbriacune,
Comme si là li muorte e li mpestate
Fossero vive, o pure sorzetate.

(1) Inamidati.
(2) Voce spagnuola d’offesa, che vale furbi, furfanti.

(1) Aniello della Porta. Causa delle stravaganze etc. ms. nella Bi-
blioteca della Società Napoletana di Storia patria.
(2) G. B. Valentino, Napoli scontraffatto dopo la peste.
 
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