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Napoli nobilissima — 1.1892

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

t85

SPECTANDAM INGENTI OPERE MOLEM HANC
A PRINCIPIBUS OLIM STILIANENSIBUS EXCITATAM
SED LABENTIBUS ANNIS IAM MARCESCENTEM
NE PRORSUS FATO CEDERET AUT ALIENO SERVIRET NOMINI
IN HONOREM CARISSIMAE EHU CONIUGI S MAGDALENAECARAFAE
EX EA STIRPE PROGNATAE
PRO VIRIBUS NON PRO VOTO INSTAURANDAM SIBI ASSUMPSIT
CAROLUS MIRELLI
CALITRI MARCHIO THEORAE PRINCEPS COMPSAE DOMINUS ETC.
QUISQUIS ES INGREDERE
NON UNI SIBI PATERE VOLUIT SED SUIS ETIAM ET NON SUIS
AN. SAL. HUM. MDCCXI.
Nel 1807, a’ 28 gennaio, Francesco Mirelli vendette il
palazzo a un Mattia DuranteT). Quindi l’allargamento del-
l’antica strada, cominciato nel tempo del regno francese e
finito sotto Ferdinando I, dovette cagionare una nuova ro-
vina all’edificio.
Vi si stabilirono i gufi, vi si nascosero malandrini. Il
volgo confuse donn’Anna con la regina Giovanna. E fra
le mura cadenti, riguardate come un vecchio teatro di vizi e
di colpe, si credette che gli spiriti avessero messo casa.
Una fabbrica di cristalli, postavi verso il 1824, ruppe l’in-
canto (1 2). Poi, non ho potuto ristracciarne altre vicende
fino al 1870. Verso quest’anno, un signor Manzi vendette
quegli avanzi alla Società italiana delle costruzioni. Fallita
la Società, essi sono passati in potere del signor Geiser,
banchiere di Torino.
Oggi in quei saloni smantellati, nei vasti cortili, sulle
terrazze sprofondanti trovi cavalli della Società dei trams;
ammassi di legname, di pietre, di macerie; mozziconi di
scale, gole di pozzi, traccio di decorazioni. E se hai l’ani-
mo d’arrampicarti fra quei rottami, mentre i pipistrelli ti
fischiano sotto il naso, potrai trovarti in qualche stamberga
miseramente addobbata, in mezzo alla famigliuola di qual-
che povero pescatore. La tinta gialla, rossa, verde di qual-
che parete, la madonna, che ti si presenta in qualche nic-
chia, sono opera di questi nuovi inquilini.
Michelangelo Schifa.

LA SAGRESTIA
DI S. DOMENICO MAGGIORE

Una delle parti più importanti ed originali e che più
attira l’attenzione dell’osservatore nella chiesa di S. Do-
menico, che pur rinserra tanti monumenti interessanti per
l’arte e per le nostre memorie patrie, è senza dubbio la
sagrestia.
(1) Vorticella, 132.
(2) VOLPICELLI, Studi, 209 Sg.

È un lungo e largo salone rettangolare nello stile del
secolo XVIII, con pavimento di marmi colorati : un alto
armadio di noce intagliato nello stesso stile ne circonda
le pareti, ai due terzi dell’altezza delle quali ricorre su tre
lati un corridoio pensile del quale parleremo fra poco. La
volta è messa tutta a stucchi ed oro e nel mezzo sta una
grande pittura a fresco, che è uno dei più belli e gran-
diosi lavori del nostro pittore napoletano Francesco Soli-
mena. In essa è dipinta la Fede cattolica trionfante delle
eresie per opera dell’Ordine Domenicano. In alto si veg-
gono le tre Persone della Trinità sedenti sulle nubi e
poco più sotto la Vergine Maria, che comanda ad un an-
gelo d’imporre una stella sul capo di S. Domenico ingi-
nocchiato ai suoi piedi: S. Tommaso d’Aquino, S. Pietro
Martire, S. Rosa, S. Caterina ed altri santi, tutti dell’Or-
dine dei Predicatori, fanno corona alla Vergine. Un angelo
scaglia il fulmine contro parecchi eresiarchi, che cadono
rovesciati.
Dove terminano gli armadii, a destra ed a sinistra, sono
due porte molto finamente intagliate, di epoca anteriore
agli armadii, probabilmente del secolo XVI : su quella a
destra, che mena all’antico Tesoro della chiesa, sta un
quadro del Solimena rappresentante S. Filippo Neri in
gloria, ai piedi della Vergine, di buona conservazione; e
vicino alla porta di fronte è un bassorilievo del secolo
XIV rappresentante la Maddalena a mezza figura su fondo
di mosaico, con l’iscrizione in caratteri gallo franchi :
STA MARIA MADDALENA.
Un grande arco unisce la sagrestia alla cappella della
famiglia Milano dei principi di Ardore. Nel 1705 essa,
per commissione di Giovan Domenico Milano marchese
di S. Giorgio, fu fatta dipingere a fresco da Giacomo Del
Po, che nelle pareti laterali pose i ritratti di Giovan Do-
menico e del figlio Giacomo Milano in mezzo a gruppi
di Angeli : pitture che ora si van cancellando, e sarebbe
necessario che fossero restaurate, insieme col resto della
cappella. Sull’altare, in marmi colorati, di stile barocco, è
un bel quadro dell’Annunziata, opera assai pregevole del
secolo XVI, che fu attribuita ad Andrea Sabatini da Sa-
lerno, discepolo di Raffaello.
Per la porta dirimpetto a quella del Tesoro si sale per
una scaletta di pietra al corridoio pensile costruito nel
1709 (T) per disporvi le casse mortuarie, che sono quaran-
tacinque. Nel primo lato ve ne sono diciannove. Le prime
quattro piccole casse, poste l’una sull’altra nel muro, con-
tengono gli avanzi dei figli di Gio. Dom. Milano marchese
di S. Giorgio, qui messi nel principio del secolo XVIII :

(1) Perrotta, Descriz. Star, della chiesa di S. Domenico, p. 8.
 
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