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Napoli nobilissima — 5.1896

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Faraglia, N. F.: I Dipinti a Fresco
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Colonna di Stigliano, Fabio: Castel Sant'Elmo
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https://doi.org/10.11588/diglit.69898#0184
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NAPOLI NOBILISSIMA

gurò se stesso fra i personaggi. I due giovinetti son po-
sti in ginocchio, quindi occupano il piano inferiore più
esposto alle offese della gente, che lascia la memoria della
propria sciocchezza incidendo il nome sui dipinti, o ama
di guastare per istinto maligno. Del resto sono noti i
danni che fecero le bande del Cardinal Ruffo alloggiate
in S. Severino; nè è a dimenticare come prima, che vi

ma (x). A me pare tuttavolta, che la fisonomia abbia una
mirabile rassomiglianza col ritratto della Galleria degli Uf-
fici in Firenze, un tempo reputato di Masaccio, ed ora ri-
conosciuto di quel Filippino Lippi, il quale, come racconta
il Vasari nella vita di lui, pregato da Lorenzo vecchio de’
Medici per Oliviero Carafa, amico suo, fece una gran-
dissima opera in Roma nella chiesa della Minerva.


Affreschi dell’atrio di S. Severino.
Presentazione dei bambini Placido e Mauro.

fossero trasferiti gli uffici dell’Archivio di Stato, il bell’a¬
trio del Platano, fu concesso ad una compagnia di funai
per esercitarvi il loro mestiere.
Anche nei dipinti a fresco, che verremo descrivendo
appresso, i più brutti tipi sono quelli dei giovinetti Mauro
e Placido: vi ha anzi un S. Mauro, che cammina sul lago
di Subiaco per salvare il compagno, che annegava, cui
manca un occhio, come se i funai v’abbiano conficcato
un chiodo per legarvi il capo d’una fune.
Intorno al collare d’un cane di questa nona istoria, il
maestro, che fece la bell’opera, probabilmente pose l’anno
e forse il nome; appare ancora qualche linea dell’iscri-
zione, ripigliata però dai restauratori sulle tracce primitive,
ma non significa più niente.
Ma chi è il pittore, che si ritrasse in questo a fresco?
Fino ad ora è stato creduto il misterioso Zingaro; noi
riproducemmo la testa del ritratto nella Napoli nobilissi-


Filippino Lippi
(nella Galleria degli Uffizii).

Il volto del maestro nella Galleria degli Uffizii è più
giovanile, sbarbato; nell’atrio del Platano alquanto più ma-
turo, con lievi baffi: guardatura grave, quasi sdegnosa,
pomelli rilevati, guance affondate, naso grosso, che s’in-
nesta alla fronte fra due solchi, limite delle sopracciglia,
labbra gonfie, piccolo mento, capellatura spessa e lunga
sono i caratteri, che si rincontrano nell’uno e nell’altro
ritratto. Ma con questa rassomiglianza non intendo di af-
fermare, che la quistione sia sciolta: io ne pongo una
nuova ed occorrono altre ricerche ed altri studii.
continua.
N. F. Faraglia.

CASTEL SANT’ELMO
Vili.
La repubblica partenopea.
Durante il regno di Carlo III nulla turbò la quiete di
castel Sant’Elmo. Tra i prigionieri che in quegli anni vi
furon rinchiusi merita d’esser ricordato Angelo Carasale,
il famoso impresario di San Carlo. Caduto in disgrazia,
(i) Anno III, p. 116.
 
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