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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 15.1906

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NAPOLI NOBILISSIMA

a Venezia ad Aldo Manuzio, nè di quella del secondo richiesta in
Napoli dal vicerè si hanno ora più notizie. Posteriormente si ebbero
la pianta della città e quella del contado disegnate nel 1753 da An-
tonio Francesco Vandi, ingegnere bolognese, e incise in Napoli da
Francesco Cepparuli, che furono annesse alla monografia di Carlo
Franchi: La difesa dell'Aquila; e infine quella che Baldassarre Catalani
d'ordine del Decurionato disegnò nel 1826, e che si conserva dal
Comune. All'accurata esposizione di un così notevole materiale topo-
grafico il Rivera fa seguire un breve cenno delle antiche incisioni
che riproducono monumenti aquilani.
Attraverso l'Abruzzo, Sulmona ferma ora l'attenzione di Art. Jahn
Rusconi, che ne scrive nel n. 132, voi. XXII, deWEmporium (Bergamo,
dicembre 1905).
Dopo riassunte le vicende storiche della patria di Ovidio e di Pier
da Morrone, fa rilevare l'importanza dei suoi monumenti architetto-
nici e le infiltrazioni che mostrano di arte lombarda e gotica. Non
manca qualche svista di cronologia. Per esempio: dopo aver accennato
alle lotte cittadine che dilaniarono Sulmona a principio del sec. XIV,
scrive: « più tardi ancora dovette combattere contro Ludovico d'Un-
gheria [cioè nel 1347] e poi con Carlo d'Angiò contro Corradino di
Svevia » [!].
Afferma varie volte, trattando del duomo, che « la bella porta,
unico resto della sua antichità, rimonta al XIII secolo », e poi scrive:
« un documento del 1391, recentemente ritrovato nell'archivio capi-
tolare di Sulmona, attesta che la facciata fu opera di un architetto
sulmonese, un certo maestro Nicola Salvitti, e probabilmente egli fu
anche l'autore della bella porta, monumento mirabile dell'antica ar-
chitettura sulmonese ». E immediatamente dopo prende a discutere
quale data si debba assegnare a questa porta e conchiude pel 1238!
Nè vi è da supporre che egli voglia alludere alla porta laterale (che
in effetti ha le forme romaniche del principio del sec. XIII), perchè
enumera esattamente le parti di quella facciata: « Questa porta
è composta di più archi a sesto acuto poggianti sopra colonnine cir-
colari sormontate da capitelli. Le colonne ai fianchi del portale posano
sul simbolico gruppo del leone che azzanna il veltro, e sostengono,
sopra due ricchi e vari capitelli, due piccole edicole a cuspidi, con arco
trilobato, entro le quali sono le statue di S. Panfilo e S. Pelino ».
È evidentemente l'opera di un artista ritardatario, che rimane fe-
dele al vecchio stile, come si dànno tanti esempi nella regione
abruzzese.
* *
Due opere di Giovan Francesco Gagliardelli, pittore e scultore abruz-
zese del secolo XVI sono indicate da Carlo Grigioni nel n. 11-12,
anno VIII, della Rassegna bibliografica dell'arte italiana (Ascoli Piceno,
novembre-dicembre 1905). Consistono in una pittura e una scultura
che ornavano un tempo la chiesa di S. Francesco, detta anche S. Maria
Magna, in Ripatransone; ma ora la prima è scomparsa nel progres-
sivo deperimento di quella chiesa abbandonata e l'altra è mutilata in
varie parti.
La pittura a fresco, sulla parete di contro all'abside, rappresentava
la Vergine col Figlio, avente ai lati S. Francesco e un santo vescovo,
ed era firmata — Giovan Francesco da città S. Angelo — e datata dal
1526. Un gruppo anche della Vergine col Bambino rappresenta la
scultura in creta dipinta, e il Grigioni ha rinvenuto l'atto notarile che
ci rivela il cognome dell'artista — Giovan Francesco Gagliardelli da
città S. Angelo — il tempo — dal 1524 al 1525 — in cui attese a
questo lavoro e tre altre statue sue: in Teramo, in Civitella e in Chieti.

* *
Pietro Piccirilli continua a pubblicare i suoi contributi alla sto-
ria dell'arte abruzzese e specialmente dell'oreficeria. Nel fase. VI,
anno VIII, de L'Arte (Roma, novembre-dicembre 1905) studia i Due
cimelii nel Victoria and Albert Museum di Londra, che sono una cas-
setta e un calice di argento. Provengono sicuramente da officine abruz-
zesi: la cassetta mostra ornati gotici a sbalzo probabilmente rifatti nel
settecento e smalti trasparenti del Rinascimento. Il calice è anch'esso
ornato da sbalzi e da smalti e trova riscontro per la sua forma in
altre opere ancora conservate nelle chiese di Abruzzo. Porta inciso il
marchio che la corporazione aquilana usava nella prima metà del se-
colo XV.
* *
Si è pubblicato il Catalogo delle monete e medaglie di Abruzzo esposte
nella mostra di arte antica in Chieti, compilato dal prof. Luigi Anelli
(Vasto, tip. L. Anelli, 1905). La piccola collezione era rigorosamente
ordinata, e con pari accuratezza se ne è compilato il catalogo. In tre
categorie erano divise le monete: le monete fuse e quelle coniate
dell'Abruzzo antico e le medioevali, e in due categorie le medaglie:
quelle di argomento abruzzese e quelle coniate da abruzzesi. Tra le
prime noteremo le medaglie commemorative di Ferdinando Galiani
e di Gabriele Rossetti, quella fatta coniare da Margherita d'Austria il
12 marzo 1584 quando fu posta la prima pietra del palazzo Farnese
in Ortona, e sopra tutte la medaglia che per D. Inigo d'Avalos incise
Vittore Pisano. Nell'ultima categoria si ammiravano le medaglie la-
vorate pei Borboni da Giovan Antonio Santarelli, nato in Manoppello
nel 1758 e morto in Firenze nel 1826, da Filippo Rega, nato in
Chieti nel 1761 e morto in Napoli nel 1833, e dal chietino Francesco
d'Andrea.
* *
Giuseppe Rivera continua nella puntata XI, anno XVII, del Bol-
lettino della società di Storia patria Anton Ludovico Antinori (Aquila,
agosto 1905) la pubblicazione del Catalogo delle scritture appartenenti
alla confraternita di S. Maria della Pietà nell'Aquila. Sono transunti di
atti notarili che vanno dal 1501 al 1550 e che chiariscono in molti
punti la storia di quella città, delle sue famiglie e dei suoi edifici,
specialmente religiosi.
Notiamo nel n. 6 della Rassegna d'Arte (Milano, giugno 1905) un
articolo di Guido Cagnola intorno a Francesco Napoletano buon di-
scepolo di Leonardo da Vinci. Di lui si conoscono due opere — una
Madonna col figlio e i santi Giov. Battista e Sebastiano, nel Museo
di Zurigo, e una Vergine col bambino nella Pinacoteca di Brera —
alle quali può aggiungersi, secondo crede il C., un altro dipinto dove
è pure rappresentata la Madonna col putto. Nel n. 8 della stessa
Rassegna è riprodotto un disegno del Bernini per la celebre statua del
« Deliquio di S. Teresa» con un articolo illustrativo di F. Malaguzzi
Valeri. Il disegno appartiene alla collezione del signor Francesco Du-
bini di Milano.
Don Ferrante.
 
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