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NAPOLI NOBILISSIMA
stanza »; quello del Salva: « hablador, loquax ». Ma Cri-
stobai de Villalon ci dà insieme il significato primitivo e
l'origine della parola.
Infatti, nel luogo citato, appena egli ha pronunziato il
nome del Cerriglio, el Chorillo, uno degli interlocutori
della sua opera — la quale è in dialoghi — domanda:
« Es de hai lo que llaman soldados chorilleros? »: da ciò
si dice soldati chorilleros? E il Villalon conferma nel se-
guente modo:
Deso mesmo; que es corno aca llamais los bodegones, y hai
muchos galanes que no quieren poner la vicla al tablero, sino
andarse de capitan en capitan a saver quando pagan su jente
para pasar una plaza y partir con ellos, y beder y borrachear
por aquellos bodegones; y si los topais en la calle tan bien ve-
stidos y con tanta crianga, os haran picar pensando que son
hombres de bien.
E tutto così diventa chiaro. La taverna del Cerriglio era
molto frequentata dagli spagnuoli (0; e quei soldati, che,
invece di arrolarsi sul serio per andare alla guerra, passa-
vano il tempo al Cerriglio discutendo e chiacchierando
coi capitani sulle condizioni dell'arrolamento, erano i cho-
rilleros, i soldati chiacchieroni: donde il termine passò poi,
generalizzandosi, a tutte le categorie di chiacchieroni. Così
una taverna di Napoli arricchì di un nuovo aggettivo la
lingua spagnuola.
Si potrebbe ora desiderar di conoscere quale fu l'ori-
gine del nome stesso di Cerriglio: ma confesso di non
saperne nulla, nè intendo accrescere l'elenco delle etimo-
logie burlesche, che ne propone il Basile, nell'egloga ci-
tata. Il Celano va per le spicce: parlando della strada del
Cerriglio, « prese nome — egli dice — da una famosa
osteria posta in piedi da un tale per soprannome detto
Cerriglio » (2). Sarà; ma la spiegazione ricorda troppo l'eti-
mologia di Modena, data dal Tassoni:
Scrive un antico autor che quivi pria
Fu de le rane già 1' antica sede;
E che una vecchia al luogo il nome diede,
Modana detta, che cavea osteria.
B. C.
DA LIBRI E PERIODICI
L'erudito monsignor Pompeo Sarnelli fra i più moderni del seicento
(vescovo di Bisceglie) meritava che se ne scrivesse con erudizione più
sicura che non abbia fatto il prof. Nicola de Donato, in un opuscolo
recente (Bitonto, N. Garofalo, 1906). Vi manca perfino l'enumerazione
completa delle opere pubblicate dal dotto prelato e l'esatta indicazione
(1) Ricordi soldateschi delle osterie italiane si trovano nelle novelle
del Cervantes: La fuerza de la sangue e El licenciado Vidriera.
(2) Ediz. Chiarini, IV, 5.
bibliografica. A pena di volo sono accennate le sue guide di Napoli
e di Pozzuoli, confondendosi l'una con l'altra, con giudizi dai quali ap-
pare evidente che l'A. non abbia lette nessuna delle due. Qualche
particolare biografico aggiunge tuttavia il De Donato, ricavandolo da
un inedito manoscritto della Curia di Bisceglie.
In un elegante volume Alexandre de Vesme ha pubblicato Le
peintre-graveur italien,ouvrage faisant suite au pientre-graveur de Bartsch
(Milano, Hoepli, 1906). Sono sessantuno pittori, dei quali dopo brevi
cenni biografici si elencano in ordine cronologico le opere ad incisione.
Il primo articolo è dedicato a Michelangelo da Caravaggio, che ebbe
tanta influenza sulla nostra scuola di pittura. Un altro articolo tratta
di un pittore meridionale che è nominato qui per la prima volta: Pietro
Carrocci da Bari. Una delle due stampe, finora accertategli — una bat-
taglia sulla riva del mare — è firmata e datata dal 1637, e fu incisa
in Roma.
* *
Il volume VII degli Atti del Congresso internazionale di scienze sto-
riche (Roma, 1905) contiene fra le altre la comunicazione di Lorenzo
Salazar su La patria e la famiglia dello Spagnoletto, nella quale sono
riuniti i documenti dei registri parrocchiali che si riferiscono al Ri-
bera e ai suoi figli (conf. nella nostra rivista le annate III, 65, IV, 31,
V, 29).
Un buon compagno di viaggio a chi percorra la linea ferroviaria
delle Calabrie lungo il Jonio offre il signor Foftunato Lupis Grisafi
col suo volumetto Da Reggio a Metaponto (Gerace Marina, tip. D. Se-
rafino, 1905). Il viaggiatore occuperà con diletto e con profitto le ore,
che sono molte per la stranezza degli orari e per la lentezza dei treni,
a riandare le memorie di quei luoghi famosi nell'antichità, come Me-
taponto, Sibari, Eraclea, Cotrone, Squillace, Locri, Caulonia, Reggio.,
e dei castelli e dei borghi che nel medioevo furono edificati sulle al-
ture e alcuni si ampliarono fino a diventare delle città. La guida colta
e intelligente gli mostrerà i luoghi consacrati da alcuni episodi, e dei
più importanti, del nostro risorgimento nazionale; e gli parlerà dei
filosofi e dei letterati che in ogni tempo produssero queste provincie,
e gli esporrà in succinto quali questioni ora le agitano più vivamente,
specialmente nel campo morale ed economico e quali sintomi pro-
mettenti di progresso già vi si notano. Non dimenticherà di additargli i
ruderi dei monumenti antichi, che ancora rimangono in piedi — pochi
per rispetto alla grande civiltà di queste storiche contrade, ma pur im-
portanti —, e i monumenti medioevali salvatisi da tanti terremoti, e
le opere d'arte che si conservano nelle chiese. Tutto ciò gli esporrà
la guida con molto garbo e con sobria erudizione e di rado con
quelle amplificazioni solite e ben scusabili in un calabrese che parli
della sua terra. Il volumetto che ottenne il premio ministeriale per
«la illustrazione storica-geografica-economica-artistica dei paesaggi
lungo le ferrovie italiane » può essere additato in esempio di simili
altri lavori che facciano conoscere un po' meglio l'Italia... agli Italiani.
Don Ferrante.
NAPOLI NOBILISSIMA
stanza »; quello del Salva: « hablador, loquax ». Ma Cri-
stobai de Villalon ci dà insieme il significato primitivo e
l'origine della parola.
Infatti, nel luogo citato, appena egli ha pronunziato il
nome del Cerriglio, el Chorillo, uno degli interlocutori
della sua opera — la quale è in dialoghi — domanda:
« Es de hai lo que llaman soldados chorilleros? »: da ciò
si dice soldati chorilleros? E il Villalon conferma nel se-
guente modo:
Deso mesmo; que es corno aca llamais los bodegones, y hai
muchos galanes que no quieren poner la vicla al tablero, sino
andarse de capitan en capitan a saver quando pagan su jente
para pasar una plaza y partir con ellos, y beder y borrachear
por aquellos bodegones; y si los topais en la calle tan bien ve-
stidos y con tanta crianga, os haran picar pensando que son
hombres de bien.
E tutto così diventa chiaro. La taverna del Cerriglio era
molto frequentata dagli spagnuoli (0; e quei soldati, che,
invece di arrolarsi sul serio per andare alla guerra, passa-
vano il tempo al Cerriglio discutendo e chiacchierando
coi capitani sulle condizioni dell'arrolamento, erano i cho-
rilleros, i soldati chiacchieroni: donde il termine passò poi,
generalizzandosi, a tutte le categorie di chiacchieroni. Così
una taverna di Napoli arricchì di un nuovo aggettivo la
lingua spagnuola.
Si potrebbe ora desiderar di conoscere quale fu l'ori-
gine del nome stesso di Cerriglio: ma confesso di non
saperne nulla, nè intendo accrescere l'elenco delle etimo-
logie burlesche, che ne propone il Basile, nell'egloga ci-
tata. Il Celano va per le spicce: parlando della strada del
Cerriglio, « prese nome — egli dice — da una famosa
osteria posta in piedi da un tale per soprannome detto
Cerriglio » (2). Sarà; ma la spiegazione ricorda troppo l'eti-
mologia di Modena, data dal Tassoni:
Scrive un antico autor che quivi pria
Fu de le rane già 1' antica sede;
E che una vecchia al luogo il nome diede,
Modana detta, che cavea osteria.
B. C.
DA LIBRI E PERIODICI
L'erudito monsignor Pompeo Sarnelli fra i più moderni del seicento
(vescovo di Bisceglie) meritava che se ne scrivesse con erudizione più
sicura che non abbia fatto il prof. Nicola de Donato, in un opuscolo
recente (Bitonto, N. Garofalo, 1906). Vi manca perfino l'enumerazione
completa delle opere pubblicate dal dotto prelato e l'esatta indicazione
(1) Ricordi soldateschi delle osterie italiane si trovano nelle novelle
del Cervantes: La fuerza de la sangue e El licenciado Vidriera.
(2) Ediz. Chiarini, IV, 5.
bibliografica. A pena di volo sono accennate le sue guide di Napoli
e di Pozzuoli, confondendosi l'una con l'altra, con giudizi dai quali ap-
pare evidente che l'A. non abbia lette nessuna delle due. Qualche
particolare biografico aggiunge tuttavia il De Donato, ricavandolo da
un inedito manoscritto della Curia di Bisceglie.
In un elegante volume Alexandre de Vesme ha pubblicato Le
peintre-graveur italien,ouvrage faisant suite au pientre-graveur de Bartsch
(Milano, Hoepli, 1906). Sono sessantuno pittori, dei quali dopo brevi
cenni biografici si elencano in ordine cronologico le opere ad incisione.
Il primo articolo è dedicato a Michelangelo da Caravaggio, che ebbe
tanta influenza sulla nostra scuola di pittura. Un altro articolo tratta
di un pittore meridionale che è nominato qui per la prima volta: Pietro
Carrocci da Bari. Una delle due stampe, finora accertategli — una bat-
taglia sulla riva del mare — è firmata e datata dal 1637, e fu incisa
in Roma.
* *
Il volume VII degli Atti del Congresso internazionale di scienze sto-
riche (Roma, 1905) contiene fra le altre la comunicazione di Lorenzo
Salazar su La patria e la famiglia dello Spagnoletto, nella quale sono
riuniti i documenti dei registri parrocchiali che si riferiscono al Ri-
bera e ai suoi figli (conf. nella nostra rivista le annate III, 65, IV, 31,
V, 29).
Un buon compagno di viaggio a chi percorra la linea ferroviaria
delle Calabrie lungo il Jonio offre il signor Foftunato Lupis Grisafi
col suo volumetto Da Reggio a Metaponto (Gerace Marina, tip. D. Se-
rafino, 1905). Il viaggiatore occuperà con diletto e con profitto le ore,
che sono molte per la stranezza degli orari e per la lentezza dei treni,
a riandare le memorie di quei luoghi famosi nell'antichità, come Me-
taponto, Sibari, Eraclea, Cotrone, Squillace, Locri, Caulonia, Reggio.,
e dei castelli e dei borghi che nel medioevo furono edificati sulle al-
ture e alcuni si ampliarono fino a diventare delle città. La guida colta
e intelligente gli mostrerà i luoghi consacrati da alcuni episodi, e dei
più importanti, del nostro risorgimento nazionale; e gli parlerà dei
filosofi e dei letterati che in ogni tempo produssero queste provincie,
e gli esporrà in succinto quali questioni ora le agitano più vivamente,
specialmente nel campo morale ed economico e quali sintomi pro-
mettenti di progresso già vi si notano. Non dimenticherà di additargli i
ruderi dei monumenti antichi, che ancora rimangono in piedi — pochi
per rispetto alla grande civiltà di queste storiche contrade, ma pur im-
portanti —, e i monumenti medioevali salvatisi da tanti terremoti, e
le opere d'arte che si conservano nelle chiese. Tutto ciò gli esporrà
la guida con molto garbo e con sobria erudizione e di rado con
quelle amplificazioni solite e ben scusabili in un calabrese che parli
della sua terra. Il volumetto che ottenne il premio ministeriale per
«la illustrazione storica-geografica-economica-artistica dei paesaggi
lungo le ferrovie italiane » può essere additato in esempio di simili
altri lavori che facciano conoscere un po' meglio l'Italia... agli Italiani.
Don Ferrante.