M4
NAPOLI NOBILISSIMA
L'articolo, che si produce, non serve che alla storia, senza
che i principii che lo nutriscono, sopratutto in ciò che concerne
la morale pubblica o la dottrina evangelica, debban esser da
alcuno in alcun modo ricevuti; noi i primi li detestiamo, pro-
testando e vivendo in seno alla Religione cattolica. — Il lettore
è chiamato a deplorare, non già a far suoi, gli errori dei tempi,
in cui i sistemi e le dottrine che vanno a spiegarsi, infelice-
mente appariscono! (i)
fine.
B. C.
NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
Nella cattedrale di Troia.
Il dibattito è durato undici anni tra i buoni cittadini di Troia in
Capitanata: rimuovere o lasciar stare la scala settecentesca innanzi
alla porta maggiore della bella cattedrale romanica? Non staremo a
riferire gli argomenti di cui si sono serviti, nell'acceso fuoco dei par-
titi municipali, i propugnatori della demolizione e i loro contradittori.
Sta in fatto che quella piccola scalinata ricinta da una sobria balaustra
adempiva al suo ufficio senza dare fastidio a nessuno. Non aveva in-
taccato il prospetto del secolo XII, non ne impediva la vista in nessun
particolare. Quale poi fosse l'accesso alla porta maggiore prima della
costruzione della scala non si sa e il livello della piazza circostante è
diverso ora da quello che era in antico. Per un ripristino mancava
perciò ogni dato sicuro. Tutto induceva alla conservazione della scala,
quando, prevalso al Comune il partito dei demolitori, si ottenne dal
Ministero un provvedimento che tolse le ultime riluttanze dell'Ufficio
regionale. La scala settecentesca è stata demolita e se ne sostituisce
una nuova, spendendo nell'inutile lavoro i denari che si negano alla
manutenzione urgente di questo come di tanti altri monumenti pu-
gliesi.
Dipinti ignorati di Antonio Vivarini.
Stanno in una piccola camera, scarsamente illuminata, a fianco
della sagrestia della cattedrale di Polignano a Mare in Terra di Bari.
Nessuno vi aveva badato prima che il barone Filippo Bacile li sco-
prisse visitando quella chiesa qualche anno addietro. La camera con-
tiene l'archivio capitolare che si conserva in un armadio chiuso da
cinque sportelli: i dipinti occupano i riquadri degli sportelli. Forma-
vano in origine, come giustamente argomenta il nostro egregio col-
laboratore, un'ancona da altare, divisa in cinque scompartimenti rac-
chiusi da pilastrini e da cornici. Nel mezzo: la Vergine col Bambino;
ai lati: S. Giovan Battista e S. Giorgio; agli estremi: S. Nicola e S. Ber-
nardino da Siena. Ai piedi della Vergine è la consueta figurina del
devoto, genuflessa ed orante: in angolo su di una cartella si vede la
firma un po' sbiadita ma ancora leggibile: A... V... Muran... 1445. Il
dipinto, che anche nella penombra e sotto il sudiciume rivela la grazia
e il sentimento dei primitivi, è esposto in quel luogo a mille pericoli.
Il Bacile aveva proposto che le tavole, tolte all'obbrobrio di servire
da battenti, tornassero debitamente raccolte con una cornice di stile
in un posto decoroso, su di un altare, in una luce che permettesse
di ammirarle. Ma sono scorsi degli anni e non si è fatto nulla. I ca-
nonici che da tempo immemorabile hanno mostrato tanto disprezzo
per la bella opera d'arte, e che ora, messi sull'avviso, non hanno sa-
puto riunire le poche centinaia di lire necessarie a salvarla dalla di-
struzione, non sarebbero degni di continuare a possederla. Il criterio
molto giusto in massima di serbare le pitture e le sculture nei luoghi
pei quali sono state lavorate potrebbe in questo come negli altri casi
simili avere una eccezione: e un provvedimento che ordinasse il tra-
sporto delle tavole in un pubblico museo (in quello di Bari per esempio
dove sono già altre opere dei Vivarini) sarebbe certamente opportuno.
(1) Queste ricerche intorno al divorzio nell'Italia meridionale, com-
parvero la prima volta nella rivista di giurisprudenza: La Scuola po-
sitiva, di Napoli, del 1891. Ora si ristampano con alcune aggiunte.
Opere d'arte nelle isole Tremiti.
Leggiamo nel Fanfulla della Domenica del 9 settembre:
« Il Ministro della Pubblica Istruzione ha disposto l'invio di per-
sone competenti a giudicare alcune opere d'arte che il dott. Giacomo
Cecconi, professore di zoologia nell'Istituto Forestale di Vallombrosa,
fin dal maggio scorso ha trovato nelle isole Tremiti. Si tratterebbe
di un polittico di arte veneziana in legno, e di un Cristo dipinto del
secolo XII che si trovano dimenticati e in parte guastati per l'abban-
dono della chiesa di S. Nicola. L'on. Rava ha ordinato che il restauro
di quegli oggetti d'arte sia subito affidato a buone mani ».
Don Fastidio.
DA LIBRI E PERIODICI
Si sono pubblicati i fascicoli XVII e XVIII delle Famiglie celebri
italiane (seconda serie: Napoli, Detken, 1906). Contengono la ta-
vola XXXIV della importante genealogia dei Caracciolo, compilata da
Francesc Fabris, alla quale è annessa la riproduzione del ritratto di
Camillo Caracciolo marchese di Bella, e le tavole V e IX della ge-
nealogia dei D'Aquino. Molti dei personaggi biografati ebbero una parte
notevole nella nostra storia dei secoli XII e XIII e le loro vicende
sono narrate accuratissimamente da Francesco Scandone sulle testi-
monianze di cronache e documenti, parecchi dei quali inediti. Vi è
annessa una fotoincisione che riproduce le tombe dei D'Aquino conti
di Belcastro, che sono nella cappella della Pietà in S. Domenico Mag-
giore.
Mosso dall'amore alle patrie memorie e dal sentimento d'arte,
Armando Perotti, in due articoli del Corriere delle Puglie (Bari,
n. 99 e 158, del 7 aprile e del 9 giugno 1906) ha propugnato il no-
bile disegno che il castello di Bari sia sgomberato dalle carceri e dalla
caserma e che sia destinato a raccogliervi le antichità e le opere
d'arte pugliesi. A lui si è unito Ettore Bernich, nell'Oggi del 13
maggi°> e P°i Gennaro Bacile nel numero del 7 giugno dello stesso
giornale barese. Quest'ultimo si è fermato ad esaminare i bastioni
cinquecenteschi che circondano le torri e le cortine elevate al tempo
normanno, ampliate e ornate da Federico II. Un altro lavoro sul-
l'argomento promette il signor Angelo Pantaleo, che esporrà i ri-
sultati delle recenti indagini eseguite per incarico dell'Ufficio regio-
nale pei monumenti.
In una monografia su Rocca di Corno, che Paolo Mattei ha co-
minciato a pubblicare nella puntata XIII, anno XVIII, del Bollettino
della Società di Storia patria Anton Ludovico Antinori negli Abruzzi
(Aquila, aprile 1906) si accenna, fra l'altro, alla chiesa parrocchiale
che fu ricostruita in stile archiacuto nel 1291, come ricorda un'epi-
grafe di cui si dà il facsimile. Si nomina anche il pittore Giovan An-
tonio di Giovanni da Rocca di Corno, vissuto nella seconda metà del
sec. XV, il quale con Saturnino Gatti dipinse la chiesa di S. Caterina
in Terranova di Calabria, e il quadro del « Rosario » nella chiesa
di S. Panfilo in Tornimparte.
La Rivista storica benedettina ripubblica nel fascicolo III (Roma,
luglio-settembre 1906) larghi brani della guida de La Badia di Mon-
tevergine di D. Celestino Mercurio, accompagnandoli con la riprodu-
zione delle principali opere d'arte.
Da notare, in Historische Zeitschrift (LIX, 2) l'articolo di Georg
Dehio: Die Kunst Unteritaliens in der Zeit Kaiser Friedrichs II; e, in
Revue des deux mondes del i.° luglio 1905, quello di Georges Lafe-
nestre su L'art du moyen dge dans l'Italie méridionale.
Don Ferrante.
NAPOLI NOBILISSIMA
L'articolo, che si produce, non serve che alla storia, senza
che i principii che lo nutriscono, sopratutto in ciò che concerne
la morale pubblica o la dottrina evangelica, debban esser da
alcuno in alcun modo ricevuti; noi i primi li detestiamo, pro-
testando e vivendo in seno alla Religione cattolica. — Il lettore
è chiamato a deplorare, non già a far suoi, gli errori dei tempi,
in cui i sistemi e le dottrine che vanno a spiegarsi, infelice-
mente appariscono! (i)
fine.
B. C.
NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
Nella cattedrale di Troia.
Il dibattito è durato undici anni tra i buoni cittadini di Troia in
Capitanata: rimuovere o lasciar stare la scala settecentesca innanzi
alla porta maggiore della bella cattedrale romanica? Non staremo a
riferire gli argomenti di cui si sono serviti, nell'acceso fuoco dei par-
titi municipali, i propugnatori della demolizione e i loro contradittori.
Sta in fatto che quella piccola scalinata ricinta da una sobria balaustra
adempiva al suo ufficio senza dare fastidio a nessuno. Non aveva in-
taccato il prospetto del secolo XII, non ne impediva la vista in nessun
particolare. Quale poi fosse l'accesso alla porta maggiore prima della
costruzione della scala non si sa e il livello della piazza circostante è
diverso ora da quello che era in antico. Per un ripristino mancava
perciò ogni dato sicuro. Tutto induceva alla conservazione della scala,
quando, prevalso al Comune il partito dei demolitori, si ottenne dal
Ministero un provvedimento che tolse le ultime riluttanze dell'Ufficio
regionale. La scala settecentesca è stata demolita e se ne sostituisce
una nuova, spendendo nell'inutile lavoro i denari che si negano alla
manutenzione urgente di questo come di tanti altri monumenti pu-
gliesi.
Dipinti ignorati di Antonio Vivarini.
Stanno in una piccola camera, scarsamente illuminata, a fianco
della sagrestia della cattedrale di Polignano a Mare in Terra di Bari.
Nessuno vi aveva badato prima che il barone Filippo Bacile li sco-
prisse visitando quella chiesa qualche anno addietro. La camera con-
tiene l'archivio capitolare che si conserva in un armadio chiuso da
cinque sportelli: i dipinti occupano i riquadri degli sportelli. Forma-
vano in origine, come giustamente argomenta il nostro egregio col-
laboratore, un'ancona da altare, divisa in cinque scompartimenti rac-
chiusi da pilastrini e da cornici. Nel mezzo: la Vergine col Bambino;
ai lati: S. Giovan Battista e S. Giorgio; agli estremi: S. Nicola e S. Ber-
nardino da Siena. Ai piedi della Vergine è la consueta figurina del
devoto, genuflessa ed orante: in angolo su di una cartella si vede la
firma un po' sbiadita ma ancora leggibile: A... V... Muran... 1445. Il
dipinto, che anche nella penombra e sotto il sudiciume rivela la grazia
e il sentimento dei primitivi, è esposto in quel luogo a mille pericoli.
Il Bacile aveva proposto che le tavole, tolte all'obbrobrio di servire
da battenti, tornassero debitamente raccolte con una cornice di stile
in un posto decoroso, su di un altare, in una luce che permettesse
di ammirarle. Ma sono scorsi degli anni e non si è fatto nulla. I ca-
nonici che da tempo immemorabile hanno mostrato tanto disprezzo
per la bella opera d'arte, e che ora, messi sull'avviso, non hanno sa-
puto riunire le poche centinaia di lire necessarie a salvarla dalla di-
struzione, non sarebbero degni di continuare a possederla. Il criterio
molto giusto in massima di serbare le pitture e le sculture nei luoghi
pei quali sono state lavorate potrebbe in questo come negli altri casi
simili avere una eccezione: e un provvedimento che ordinasse il tra-
sporto delle tavole in un pubblico museo (in quello di Bari per esempio
dove sono già altre opere dei Vivarini) sarebbe certamente opportuno.
(1) Queste ricerche intorno al divorzio nell'Italia meridionale, com-
parvero la prima volta nella rivista di giurisprudenza: La Scuola po-
sitiva, di Napoli, del 1891. Ora si ristampano con alcune aggiunte.
Opere d'arte nelle isole Tremiti.
Leggiamo nel Fanfulla della Domenica del 9 settembre:
« Il Ministro della Pubblica Istruzione ha disposto l'invio di per-
sone competenti a giudicare alcune opere d'arte che il dott. Giacomo
Cecconi, professore di zoologia nell'Istituto Forestale di Vallombrosa,
fin dal maggio scorso ha trovato nelle isole Tremiti. Si tratterebbe
di un polittico di arte veneziana in legno, e di un Cristo dipinto del
secolo XII che si trovano dimenticati e in parte guastati per l'abban-
dono della chiesa di S. Nicola. L'on. Rava ha ordinato che il restauro
di quegli oggetti d'arte sia subito affidato a buone mani ».
Don Fastidio.
DA LIBRI E PERIODICI
Si sono pubblicati i fascicoli XVII e XVIII delle Famiglie celebri
italiane (seconda serie: Napoli, Detken, 1906). Contengono la ta-
vola XXXIV della importante genealogia dei Caracciolo, compilata da
Francesc Fabris, alla quale è annessa la riproduzione del ritratto di
Camillo Caracciolo marchese di Bella, e le tavole V e IX della ge-
nealogia dei D'Aquino. Molti dei personaggi biografati ebbero una parte
notevole nella nostra storia dei secoli XII e XIII e le loro vicende
sono narrate accuratissimamente da Francesco Scandone sulle testi-
monianze di cronache e documenti, parecchi dei quali inediti. Vi è
annessa una fotoincisione che riproduce le tombe dei D'Aquino conti
di Belcastro, che sono nella cappella della Pietà in S. Domenico Mag-
giore.
Mosso dall'amore alle patrie memorie e dal sentimento d'arte,
Armando Perotti, in due articoli del Corriere delle Puglie (Bari,
n. 99 e 158, del 7 aprile e del 9 giugno 1906) ha propugnato il no-
bile disegno che il castello di Bari sia sgomberato dalle carceri e dalla
caserma e che sia destinato a raccogliervi le antichità e le opere
d'arte pugliesi. A lui si è unito Ettore Bernich, nell'Oggi del 13
maggi°> e P°i Gennaro Bacile nel numero del 7 giugno dello stesso
giornale barese. Quest'ultimo si è fermato ad esaminare i bastioni
cinquecenteschi che circondano le torri e le cortine elevate al tempo
normanno, ampliate e ornate da Federico II. Un altro lavoro sul-
l'argomento promette il signor Angelo Pantaleo, che esporrà i ri-
sultati delle recenti indagini eseguite per incarico dell'Ufficio regio-
nale pei monumenti.
In una monografia su Rocca di Corno, che Paolo Mattei ha co-
minciato a pubblicare nella puntata XIII, anno XVIII, del Bollettino
della Società di Storia patria Anton Ludovico Antinori negli Abruzzi
(Aquila, aprile 1906) si accenna, fra l'altro, alla chiesa parrocchiale
che fu ricostruita in stile archiacuto nel 1291, come ricorda un'epi-
grafe di cui si dà il facsimile. Si nomina anche il pittore Giovan An-
tonio di Giovanni da Rocca di Corno, vissuto nella seconda metà del
sec. XV, il quale con Saturnino Gatti dipinse la chiesa di S. Caterina
in Terranova di Calabria, e il quadro del « Rosario » nella chiesa
di S. Panfilo in Tornimparte.
La Rivista storica benedettina ripubblica nel fascicolo III (Roma,
luglio-settembre 1906) larghi brani della guida de La Badia di Mon-
tevergine di D. Celestino Mercurio, accompagnandoli con la riprodu-
zione delle principali opere d'arte.
Da notare, in Historische Zeitschrift (LIX, 2) l'articolo di Georg
Dehio: Die Kunst Unteritaliens in der Zeit Kaiser Friedrichs II; e, in
Revue des deux mondes del i.° luglio 1905, quello di Georges Lafe-
nestre su L'art du moyen dge dans l'Italie méridionale.
Don Ferrante.